(C. Zucchelli) – Daniele De Rossi è autorizzato a fare tutti gli scongiuri del caso, ma l’ultima volta che il 30 agosto la Roma ha affrontato all’Olimpico la Juventus alla 2a giornata il suo gol non solo fu inutile (3-1 il risultato finale per i bianconeri), ma coincise con l’addio di quello che è stato uno degli allenatori più importanti della storia giallorossa, Luciano Spalletti. Sei anni e sei tecnici dopo, De Rossi ritrova la Juve all’Olimpico alla 2a giornata, ma il posto da titolare non è più sicuro come allora: da una parte Garcia vorrebbe affidarsi a lui perché è più adatto a proteggere una difesa che appare fragile, dall’altra è tentato di dare fiducia al suo allenatore in campo, Keita, la cui bravura in impostazione può essere fondamentale in un momento in cui il gioco latita.
QUI DANIELE – La scelta verrà fatta dopo gli allenamenti di questa settimana, a seconda del tipo di partita che Garcia deciderà di fare. Se sceglierà di aspettare la Juve e ripartire, De Rossi è il più adatto e magari per lui potrebbe essere l’occasione per mettersi alle spalle il nervosismo del Bentegodi, puntualmente ripreso dalle onnipresenti telecamere. Niente di trascendentale (lo stesso De Rossi a volte ha mostrato il suo nervosismo in altri, e peggiori, modi), ma ha colpito la sua reazione stizzita quando si è accomodato in panchina dopo il cambio. De Rossi ci teneva a restare in campo, prima di tutto, e ci teneva anche a contribuire a cercare il pareggio. Forse perché conosce meglio di tutti Roma e i suoi tifosi e sapeva quanta pressione avrebbe portato un passo falso all’esordio.
ULTIMO ANNO? – La stessa pressione l’avverte lui, adorato da una parte dei tifosi, sopportato da un’altra, che non perde occasione per rinfacciargli lo stipendio da 6,5 milioni di euro l’anno e tutte le vicende, passate, sulla sua vita privata. Per questo, se la Roma quest’anno riuscisse a vincere quello scudetto che per De Rossi ormai è quasi una missione, Daniele potrebbe anche anticipare l’addio di un anno, chiudendo da trionfatore e tentando un’avventura all’estero. Lontano dall’amore di Roma, a tratti però soffocante.
QUI SEYDOU – Non ha di questi problemi Keita: con ogni probabilità questa sarà la sua ultima stagione da calciatore, anche lui punta a chiudere in grande stile ma avendo vinto tutto col Barça non ha la stessa ossessione di De Rossi. Se di Daniele ha colpito l’immagine nervosa in panchina, di Seydou hanno colpito le chiacchiere con Garcia durante il primo tempo: il maliano è una sorta di tecnico che corre quando è in campo, Rudi si fida ad occhi chiusi della sua visione di gioco e adesso che i problemi al ginocchio con cui ha chiuso la passata stagione sembrano archiviati può metterlo in campo quando ce n’è più bisogno. E allora nel secondo tempo con il Verona, forse dal primo minuto domenica contro la Juve. D’altronde, anche lui come De Rossi, sa come si fa: se Daniele, dopo quel gol del 2009 ha segnato alla Juve anche con Luis Enrique in panchina, Seydou ha risposto alla punizione di Tevez a marzo, evitando alla Roma di Garcia la seconda sconfitta di fila in campionato in casa contro la rivale di questi anni.
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