(E. Menghi) Che Roma sarà è una domanda a cui si potrà iniziare a rispondere solo dopo i primi veri test di campionato, oggi alle 18 in trasferta a Verona per cominciare, e poi in casa con la Juventus, ma di sicuro si può dire com’è il Garcia del terzo anno in giallorosso: più accorto, forse scottato dai proclami dello scorso anno che alla fine gli si sono rivolti contro. Nella conferenza alla vigilia del via ufficiale della nuova stagione, il tecnico francese non ha osato pronunciare la parola «scudetto», nonostante gli inevitabili paragoni con il suo percorso al Lille, dove il numero 3 gli portò fortuna. In fondo, Rudi sa che Pallotta gli sta offrendo una rosa fatta per vincere, e subito. Certo manca ancora il terzino sinistro che da anni viene considerata una prima necessità e invece tarda ad arrivare, Digne «è una possibilità, intanto abbiamo preso Emerson Palmieri (non convocato, ndc): di sicuro ce ne serve un altro, non lo nascondiamo».
Sarebbe impossibile farlo, visto che al Bentegodi a malapena si riuscirà a schierare una linea a quattro con il tuttofare Florenzi, Castan, Manolas e Torosidis, e con il giovane Anocic per riserva. Non è mai una buona cosa quando si ha di fronte il capocannoniere dell’ultima stagione, l’ex giallorosso Toni, che ha incrociato la Roma 21 volte in carriera e solo in 3 casi ne è uscito vincitore. Garcia non ha mai perso contro l’Hellas in 4 partite (3 sconfitte e un pareggio) e spera che i precedenti abbiano un seguito positivo: «Non possiamo sapere al 100% a che livello siamo, ma non ci manca l’ambizione. La prima partita è sempre importante». La seconda, Roma-Juventus, sarà un termometro del campionato: «Se il gap è stato colmato lo dirà la stagione. La società ha lavorato benissimo, sono arrivati grandi giocatori e completeremo la rosa entro il 1° settembre. Nell’attesa, voglio i 3 punti per iniziare col piede giusto». Il francese giura di non aver cambiato mentalità («sono qui per vincere titoli»), ma vola basso quando si tratta di dichiarare gli obiettivi: «Quello primario è la qualificazione alla prossima Champions League. Io sono solo di passaggio qui, come tutti, ma il destino della Roma è vincere e noi dobbiamo esserne all’altezza».
Dzeko, che dovrebbe partire dal 1’ con Salah e Iago Falque (in vantaggio su Gervinho, mentre Iturbe è squalificato), può dare una grossa mano alla sorte: «Non è un’eresia pensare di farlo giocare insieme a Totti: ci servono i grandi campioni. Il capitano non potrà fare tutte le gare, sarà un quid per la squadra finché vorrà». Il problema, semmai, è dietro, dove solo tra i pali Garcia ha potuto scegliere: «Inizierà Szczesny». Maicon è acciaccato e aspetta la Juve, Cole non è stato convocato «per scelta della società», Gyomber «potrà dare una mano, ma non conosce il nostro modo di difendere», perciò in caso di necessità arretrerà Keita, che partirà centrocampista con Nainggolan e Pjanic. Aspettando Strootman: «Speriamo di riaverlo presto: è uno dei più forti al mondo». Alzerebbe la qualità di una squadra costruita per vincere, anche se non si può dire (almeno per ora).
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