(M. Ferretti) Passione. Amore. E applausi per tutti. I tifosi della Roma, oltre trentatrè mila (lunghe file per entrare), hanno risposto alla loro maniera, cioè mettendosi ancora una volta al fianco della Roma. La nuova Roma di Totti e Dzeko, di Salah e Szczesny e di chi indossa la maglia giallorossa e la Lupa sul petto. Rudi Garcia compreso, chiamato a cancellare – insieme con i suoi giocatori – il brutto finale della passata stagione. Tanti bambini, tante famiglie, tante magliette con il 10 e pure già parecchie quelle con il 9 di Dzeko, l’uomo dei sogni. Osannato anche durante il riscaldamento, cioè ben prima del suo straordinario gol di presentazione.
MUSICA E OVAZIONI – Musica a palla e applausi. Per qualcuno un’ovazione, per qualcun altro un semplice, sincero e affettuoso battito di mani. Tutti presenti, con l’eccezione di Destro, ormai con la testa altrove. E di Cole ai titoli di coda. Il primo a presentarsi in campo è stato Lobont, seguito da De Sanctis e Szczesny e via via da tutti gli altri, con Florenzi “schierato” tra i difensori. Ecco, per Ale il primo boato della Sud (nessun bandierone e nessuno striscione, in quel settore spaccato in due per volere del prefetto: «Questa curva non si divide», il coro urlato durante la partita) che aveva accolto pochi minuti prima alla grande anche il ritrovato Castan. Tanto affetto pure per Strootman, che avrà ancora bisogno di un po’ di tempo per tornare ad essere un calciatore a tutti gli effetti. Altro “ooooooohhh….” prima dell’ingresso di De Rossi, tanta curiosità per il nuovo Salah, festeggiato un po’ di più del timido Iago Falque. Poi, quando la cerimonia di presentazione era ormai cominciata da una ventina di minuti, cioè poco dopo le 19, con la Sud quasi piena e la Tevere già molto colorata (chiusa la Nord), l’atmosfera all’interno dello stadio si è fatta ancora più calda. Lo speaker ha annunciato l’imminente apparizione di Dzeko, e così l’applausometro ha preso a salire in maniera vertiginosa. E quando il bosniaco ha cominciato a salire i gradini del sottopassaggio, inquadrato sui maxi-schermi, le urla della gente si sono fatte ancora più alte, forti, potenti. Dzeko, «L’amore è Dzeko» recitava uno dei mille stendardi portati all’Olimpico, è entrato corricchiando e sorridendo, quindi ha rivolto lo sguardo verso la Sud e le ha spedito un applauso. E, lentamente, come se volesse gustarsi fino in fondo quegli applausi, si è andato a sistemare al centro del terreno di gioco, insieme ai suoi nuovi compagni. Un minuto dopo, secondo in più secondo in meno, è stato il turno di Totti, e lì l’applausometro (come capita da anni…) ha sbandato. La solita, autentica ovazione per il capitano. Che, passetto felpato, si è piazzato accanto a Dzeko. Bell’immagine, non c’è dubbio.
RUDI DE NOANTRI – Poi, per ultimo, è stato chiamato in campo Garcia, l’unico in giacca e cravatta. Corsetta anche per lui, saluto al pubblico con il pollicione alzato, e via in mezzo tra Dzeko, alla sua destra, e Totti. Tutti fermi, ha ordinato il fotografo: clic con la Roma abbracciata e poi sulla pista per un saluto alla propria gente. Qualche minuto più tardi, le telecamere interne hanno proiettato sui maxischermi il volto, felice ed emozionato, del giovanissimo Gerson, sistemato in Monte Mario insieme con la sua famiglia. E c’è chi racconta di aver sentito, in quel momento, qualche fischio.
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