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Rudi Garcia

Il campionato ormai è vicinissimo. Mancano 27 giorni al via, eppur la Roma non si muove. Anzi, per la verità Sabatini è sempre in viaggio. Ma i rinforzi, cioè i titolari per la nuova stagione, ancora devono sbarcare nella capitale. Il ritardo è evidente. Non per la gente, perché la tifoseria sarà contenta in ogni caso quando li vedrà vestiti di giallorosso e non fa niente se si presenteranno solo al fotofinish. E’ Garcia che ormai aspetta (e spera) da fine maggio e non può allenare (e provare) la squadra che dovrà sfidare la Juve per lo scudetto. Fare i paragoni con le altre possibili candidate al titolo è al momento esercizio inutile. Non è questo il punto. Non serve a niente stare a guardare chi ha speso di più, chi lo ha fatto meglio e chi ha accolto più giocatori. Bisogna pensare ad altro. A scegliere bene, senza ripetere gli errori fatti nell’ultima stagione, in estate e in inverno. E intervenire nei ruoli scoperti. Dove la Roma non si può permettere passi falsi. La priorità, nel sistema di gioco di Garcia (4-3-3 o 4-2-3-1 cambia poco), resta il centravanti. Dzeko ha detto sì da un pezzo, ma ora va portato a Trigoria. Perché il bosniaco non è Totti, le caratteristiche tra i due sono differenti (il capitano indicò il neo interista Jovetic come suo simile), e un minimo di addestramento, per iniziare la conoscenza con i nuovi compagni, bisogna concederlo all’ultimo arrivato e, perché no?, al resto del gruppo. Nessuno mette in dubbio che la trattativa con il City sia complicata. Questione di prezzo (l’investimento totale, tirando dentro anche l’ingaggio dell’attaccante, supera i 70 milioni) e di interlocutore (Mansour di solito non fa sconti). Adesso, però, è il caso di forzare i tempi perché la rosa va completata e questo lo sanno bene il presidente Pallotta e i suoi collaboratori. La prima punta è il rinforzo più atteso e al tempo stesso più urgente. Non l’unico. Perché Garcia avrà bisogno di altro. Almeno un terzino sinistro titolare e, se possibile, anche di uno destro. Spesso si tralascia l’importanza, proprio per l’idea di calcio del tecnico francese, dei due esterni bassi. Lì dietro, sui lati, l’assetto ha bisogno di due nuovi innesti. Non qualsiasi. Due che possano dare garanzie. Affidabili. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Messaggero.

edwin iacobacci

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edwin iacobacci

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