Quando Luciano Moggi, in una trasmissione tv cinque anni fa, parlò di «telefonate» di Giacinto Facchetti sulle «griglie» arbitrali e di una «richiesta» dell’ex presidente dell’Inter «ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari», non diffamò la storica bandiera nerazzurra. Lo ha stabilito il Tribunale di Milano che ha assolto l’ex dg della Juventus con formula piena, mettendo la parola fine, almeno in primo grado, ad un processo che si era trasformato in una sorta di replica, anche se in tono minore, del caso Calciopoli.
«Finalmente ho avuto giustizia», ha detto a caldo Moggi, stando a quanto riferito dal suo legale,l’avvocato Maurilio Prioreschi, commentando la sentenza al telefono «dal mare dove è giustamente andato – ha raccontato il legale – date le temperature di questi giorni». L’ex top manager bianconero, prosciolto per prescrizione dalla Cassazione lo scorso 24 marzo nel processo Calciopoli, era imputato a Milano perchè, nel corso della trasmissione ‘Notti Magiche’ del 25 ottobre 2010, rivolgendosi a Javier Zanetti, all’epoca capitano della squadra nerazzurra, aveva affermato«quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora: le telefonate del tuo ex presidente (Facchetti, ndr) che riguardano le griglie e la richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l’arbitro era Bertini».
E ancora: «Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l’Inter». Il dibattimento è scaturito dalla querela presentata da Gianfelice Facchetti, uno dei figli di Giacinto (morto nel 2006) e assistito dal legale Corrado Limentani. Il pm Elio Ramondini aveva chiesto per l’ex dg juventino una condanna a 10 mila euro di multa, parlando del «sistema Moggi» accertato dalla Cassazione e di una strategia difensiva mediatica per coinvolgere anche Facchetti «in una sorta di ‘così fan tuttì». E anche oggi, nelle repliche, il pm ha spiegato che «il sistema Moggi ha tradito e minato alle fondamenta l’essenza del calcio» e che «non è possibile attribuire a persone terze la realizzazione di questo sistema».
Nel corso delle udienze avevano sfilato come testi, tra gli altri, Massimo Moratti, Javier Zanetti, l’ex designatore degli arbitri Pierluigi Pairetto, l’ex arbitro Massimo De Santis e nel suo esame da imputato l’ex dg aveva rilanciato le accuse contro Facchetti e l’Inter. A febbraio, inoltre, c’era stata l’ormai famosa stretta di mano tra Moggi e Moratti, ma poi su twitter l’ex dirigente bianconero aveva scritto: «Mi sono lavato subito le mani». È arrivata oggi, infine, l’assoluzione con la formula «perchè il fatto non costituisce reato» emessa dal giudice Oscar Magi (motivazioni tra 90 giorni). Quando Moggi aveva rilasciato quelle dichiarazioni «sui rapporti tra Facchetti e gli arbitri – ha spiegato l’avvocato Prioreschi – era a conoscenza delle intercettazioni del processo di Napoli e quindi le sue affermazioni erano vere». Per la difesa anche l’allora procuratore federale Palazzi nel chiedere l’archiviazione per l’Inter aveva parlato nella sua relazione della «frequenza di contatti tra Facchetti e gli arbitri», e del suo «intervento diretto sugli stessi» con una «interferenza illecita», ha proseguito il difensore, anche «dieci minuti prima di una partita».
Fonte: Ansa
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