Dopo l’impresa centrata nel derby, c’era parecchia attesa, anzi curiosità per verificare come i tifosi della Roma avrebbero accolto all’Olimpico la squadra che aveva mandato al tappeto la Lazio e centrato il secondo posto da 50 milioni. Ma, dopo quanto accaduto il giorno prima in sala-stampa, l’attenzione era rivolta anche al trattamento che lo stadio, cioè la gente della Roma, avrebbe rivolto a Rudi Garcia, il fustigatore dei dirigenti di Trigoria, e, perché no?, anche di una parte della tifoseria, rea – a dire del francese – di non aver accompagnato a dovere la squadra nelle settimane (mesi…) di difficoltà. Olimpico con il classico colpo d’occhio di fine stagione, cioè tanto colorato e con in tribuna o in curva una marea di bambini accanto ai propri papà, entrambi rigorosamente con la maglietta giallorossa d’ordinanza. L’accoglienza, dicevamo: squadra in campo per il riscaldamento e subito un boato per Balzaretti, titolare dopo una vita. All’annuncio delle formazioni, poi, un uragano di applausi per Yanga-Mbiwa, l’ammazzalazio. E Garcia? Anche freddezza (leggi fischi), per lui. E invece cori da brividi della Sud, e poi dello stadio intero, per Ago Di Bartolomei, ricordato anche con un’immensa bandiera. Parata di figli (alcuni piccoli assai) in braccio ai giocatori della Roma al momento dello schieramento in campo: una tradizione consolidata da anni, ormai. E fotona ricordo per tutti, panchinari compresi. A fine gara, con la sconfitta sul groppone, giro di campo della squadra (e allenatore) con figli e nipoti al seguito: sorrisi, saluti, bacetti e selfie (Totti scatenato…) a non finire. Va in archivio (almeno sul campo, per ora) una stagione che difficilmente verrà dimenticata dai tifosi, e non certo per le cose belle. Alla fine, però, l’abbraccio – ricambiato – tra i giocatori (più Garcia) e i tifosi non è mancato. Effetto derby, verrebbe da dire. E c’è ancora chi continua a considerarla una partita come tutte le altre. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Messaggero.