Il portiere giallorosso Morgan De Sanctis è stato ospite della trasmissione “Tiki Taka” in onda su Italia 1. Queste le sue parole.
Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?
Dal punto di vista sportivo ci aspettavamo di fare qualcosa di meglio. Dal punto di vista della continuità economica, il secondo posto garantisce alla Roma un futuro solido e non è da sottovalutare. Noi potevamo e dovevamo fare qualcosa in più. Nessuno è stato all’altezza.
Qual è stata la partita della svolta in negativo?
Non so. Ricordo particolarmente il periodo di fine gennaio, anche perché il 6 gennaio eravamo a punto dalla Juve. Siamo stati anche vicini a passare il girone di Champions. A fine gennaio avevamo vinto a Cagliari, pensavamo che le energie di alcuni ci potesse portare a una striscia di risultati migliore ma non è successo. Ricordo la gara con il Parma, pareggiata 0-0 in casa. L’aver raggiunto il secondo posto vincendo il derby dà soddisfazione ai tifosi ma non ci mette al riparo dal fatto che avremmo dovuto avere qualche punto in più. Il bicchiere è mezzo vuoto perché avremmo dovuto fare qualcosa in più in Coppa Italia e in Europa League. Siamo stati eliminati in casa con partite non all’altezza. La responsabilità è innanzitutto dei giocatori.
Cosa è venuto fuori contro Napoli e Lazio?
Due partite giocate da squadra soprattutto sotto l’aspetto difensivo. Questo ci ha permesso di vincere due gare fondamentali. Vincere con il Napoli è stato fondamentale perché avevamo bisogno di vincere davanti ai nostri tifosi, dopo tanto tempo, e poi il Napoli si era pericolosamente avvicinato. Il derby poi è storia recente: partita combattuta che tutte e due volevano vincere. Abbiamo vinto grazie alla capacità e a un pizzico di fortuna.
Le parole di Garcia dopo la gara contro la Juve vi hanno condizionato?
È facile ovviamente fare dell’ironia ora ed evidenziare la strategia di comunicazione ma dobbiamo fare un passo indietro. Avevamo perso in maniera sfortunata una partita importante come quella di Torino. Dopo quella gara c’era grande amarezza e ci sono state delle dichiarazioni forti, in primis anche del nostro Capitano. Mettetevi nei panni dell’allenatore, che deve dare un segnale: in quel momento il segnale era che saremmo arrivati secondi, cosa poi accaduta, ma a livello comunicativo dovevamo lanciare un segnale.
C’è stato un calo fisico?
Ribadendo la responsabilità da parte nostra, è evidente che attorno a noi tutta una serie di componenti non ha funzionato come avrebbe dovuto. Questo è un discorso generale, che riguarda la società che ha capito, ha visto quello che è successo quest’anno e ora prenderà delle decisioni che miglioreranno tutto il contesto Roma: squadra, staff tecnico, staff medico, fermo restando che si potrebbe ripartire da chi ci ha fatto arrivare secondi.
Quanto la crescita della Lazio è stata un problema per voi?
È stato un peso importante essere in competizione per il secondo posto con la Lazio. Quando loro ci hanno scavalcato questo ci ha dato motivazioni ulteriori. In città l’abbiamo vissuta intensamente per tre mesi. Noi avevamo un grosso vantaggio sulla Lazio però poi ci siamo dovuti catapultare in una dimensione diversa.
Ti aspettavi una Juve così forte?
Non ero tra quelli che pensavano che, con l’addio di Conte, sarebbe cambiato qualcosa. Ritenevo la Juve la squadra più forte in Italia e bisogna far loro i complimenti per quello che stanno facendo anche in Europa. Spero possa vincere la Champions. Dopo Juve-Roma si è parlato dei perdenti che cercano le scuse e i vincenti che cercano una strada. Si sarebbe dovuto parlare di una vittoria importante contro una squadra che aveva dimostrato il proprio valore e che era stata sfortunata, al contrario della fortuna del vincitore.
Pensi che la Juve vinca regolarmente?
Certo che lo penso. Un uomo di sport come me perché dovrebbe dire il contrario? Chi potrebbe permettersi di dirlo?
Nainggolan?
Ha voglia di rimanere. Questa volontà la manifesta senza nasconderla ma già conosciamo il suo pensiero da tanto tempo. Io ho 38 anni, non sono eterno ed è legittimo che la Roma si possa guardare attorno. Skorupski è fortissimo e dovreste chiedere a Sabatini che tipo di percorso abbia in mente per lui, se giocare con continuità altrove o continuare qui nella Roma. L’augurio più grande è che tutti i giocatori che verranno a Roma, prima di essere campioni a livello tecnico, lo siano a livello caratteriale e sposino il progetto. La piazza di Roma non è come le altre. Ho vissuto Galatasaray, Napoli e Roma e posso assicurare che qui il contesto ambientale è più difficile e meno equilibrato. C’è bisogno di gente con entusiasmo perché quando festeggeremo qualcosa qui sarà ancora più bello. Al di là dei bilanci, dei fatturati, questi discorsi non tolgono a nessuno l’ambizione di voler vincere e la voglia di provarci.
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