Due giovani a confronto, due destini differenti, almeno nel corso della attuale stagione. Come scritto sull’edizione odierna del quotidiano Il Messaggero, il confronto e l’annata di Roma e Lazio si potrebbe riassumere nel duello tra i due giovani di belle speranze Manuel Iturbe e Felipe Anderson dalle sensazioni profondamente diverse. Perché adesso il brasiliano fa paura e l’argentino non spaventa nessuno. Parliamo di rendimento, non di talento, perché tra i due la differenza sembra comunque evidente a vantaggio del verdeoro. Felipe viene dalla scuola di Neymar, è cresciuto con lui, sono amici; Manuel si è formato soprattutto in Italia, nel Verona, dove ha dimostrato grandi doti, di forza, velocità, capacità nel fare assist e meno sensibile sotto porta. Guardarli senza condizionamenti stagionali, si può riassumere così: Iturbe dà la sensazione di essere un bel giocatore, Anderson un fuoriclasse. Se ci fermiamo al campionato, usiamo le parole dello stesso Manuel: Anderson è fenomenale, l’argentino una pippa. La stagione, alla vigilia di questo derby fondamentale per un sacco di cose, va visitata e i dati infatti sono impietosi: Anderson ha fatto 10 gol e 8 assist in 30 presenze, Iturbe 1 gol e 2 assist in 25 partite (parliamo di campionato). Felipe ne segna uno ogni 194 minuti, Manuel uno ogni 1270.
L’anno scorso se avessero chiesto a qualsiasi laziale di fare un cambio tra il brasiliano e il torello del Verona, nessuno avrebbe risposto no. Anderson incespicava sui palloni e, dopo aver fallito un calcio di rigore vitale contro il Ludogorets, praticamente volevano prenderlo a morsi. Poi, lo vedi e oggi sono tutti baci d’amore. Nove milioni (il costo del suo cartellino due anni fa) di baci. Iturbe? Siamo sulla trentina, tutto compreso.
Manuel si è perso, la stagione in pratica non l’ha mai cominciata. Rischia di diventare per tutti una minusvalenza. Perché si parla di lui come di un possibile partente e, in tal caso, la Roma ci rimetterebbe tanti soldi. Iturbe oggi ha – se Garcia deciderà di mandarlo in campo – la chance della vita: il derby. Garcia punta sulla sua voglia di riscatto. Manuel sa che un gol ti cambia il mondo. Un gol, qui, oggi, contro di loro. Del resto, volendo essere ottimisti, si può dire che Iturbe sa fare gol solo nei big match, visto che l’unico che ha segnato risale al 5 ottobre scorso, Juve-Roma 3-2. Una bella Roma, una bella rete, che poi Rocchi ha deciso che doveva essere inutile.
Anderson il derby lo ha già segnato. All’andata un assist (per Mauri) e un gol (con la complicità di De Sanctis), poi l’infortunio. Oggi ci si aspetta tanto da lui, forse troppo. Ormai siamo all’Anderson, facce Tarzan. L’onnipotenza nei piedi, che in quest’ultimo periodo stanno girando un po’ meno velocemente del solito. La pressione aumenta, perché il mondo ti guarda e nel mondo c’è anche Dunga, che lo sta provando con gli occhi e un popolo che ti vede come un re. Iturbe è il piccolo anatroccolo, ma chissà. Il calcio è strano e in fondo oggi Anderson è l’Iturbe di un anno fa. Sono storie di calcio: andata e ritorno.
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