(M. Izzi) – Il 15 maggio 1983 una Roma già matematicamente Campione d’Italia da una settimana affrontava una passerella indimenticabile contro il Torino. I granata verranno battuti per 3-1 in uno stadio Olimpico gremito sino all’inverosimile.
Il 15 maggio più che una giornata è uno stato d’animo, un paesaggio interiore di cui ognuno ha un ricordo personale e irripetibile. Vale anche per i protagonisti e dunque ecco alcuni scorci dei modi in cui quella giornata irripetibile venne vissuta. Il nostro racconto inizia lontano dallo Stadio Olimpico esattamente a Via Nemea a quattro passi dalla Via Cassia. E’ qui che Fulvio Bernardini assiste alla diretta televisiva dell’incontro. Tenuto lontano dallo stadio da una terribile malattia, Bernardini non ha voluto comunque privarsi dello spettacolo di vedere la sua Roma tagliare il traguardo con lo scudetto sul petto. Suo nipote, durante quella partita vedrà il grande Fulvio piangere. Delle lacrime di gioia miste a un fiume di ricordi difficili da tenere a bada.
Altra storia particolare è quella di Paolo Giovannelli. La sua avventura romanista parte da un provino sostenuto il 22 dicembre 1976 allo Stadio Flaminio.
Giovannelli militava ancora nel Cecina e per non scatenare sulle sue tracce i giornalisti, nelle formazioni il suo nome venne alterato, facendolo passare come Gentilini. L’amichevole contro l’Italia Juniores vide anche una sua rete e Giovannelli venne messo sotto contratto. Inizia così una lunga militanza nel settore giovanile della Roma, con la vittoria della Coppa Carnevale, quando si mise in luce come uno dei talenti più cristallini del calcio italiano. Nel gennaio 1982, alla fine di una seduta di allenamento, il centrocampista aveva riportato un infortunio estremamente raro la rottura del legamento crociato posteriore. Dopo un lungo calvario Giovannelli rientrò con uno spezzone di gara (quindici minuti in sostituzione di Iorio) proprio nella gara contro il Torino, anche se, come ebbe modo di dichiarare: “Quando entrai ancora zoppicavo, se si osserva attentamente il filmato dell’epoca si vede bene”. Giovannelli era arrivato appena in tempo per laurearsi Campione d’Italia.
Il nostro 15 maggio termina in un negozio di articoli sportivi alla Magliana, non un negozio qualsiasi ma quello di Paolo Jacobini, Campione d’Italia 1942. Alle pareti, tra le tante foto ci sono due quadri. Uno racchiude la foto della Roma tricolore del 1942 il secondo è vuoto. Quando il giornalista Paolo Caprio chiede per quale motivo, Jacobini risponde secco: “Per metterci i nuovi campioni. Lo meritano”. Anche quello di Jacobini fu un dolce 15 maggio.
Fonte: Asroma.it
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