Queste le parole di Simone Perrotta sul momento che stanno attraversando i giallorossi:
“Sicuramente arrivare secondi sarebbe un’altra cosa, darebbe respiro a chi deve decidere in fase di calciomercato per la prossima stagione. È un momento delicato, ma a Reggio Emilia ho visto una squadra in crescita. Il calendario mi fa pensare che la squadra possa arrivare seconda, sono molto fiducioso. Lo spogliatoio della Roma? Non è semplice, a volte non servono parole, serve l’esempio che trasmetti sul campo. In questa squadra ci sono tanti giocatori di tecnica e personalità, non c’è bisogno di tantissime parole. In passato abbiamo fatto diverse riunioni, ognuno dice la sua ma in concreto uscivi senza avere nulla in mano, a volte le parole non si dicono per paura di essere fraintesi. Attraverso l’esempio e la voglia, come quella di Daniele De Rossi, la sua voglia di andare a esultare con un giocatore criticato, si può fare bene”.
Iturbe e Doumbia?
“Io riuscii a isolarmi dal contesto esterno di Trigoria, ho la fortuna di avere una famiglia che mi ha regalato una certa serenità, credo sia fondamentale per ogni calciatore. Per quanto riguarda loro, contro l’Atalanta a me Iturbe è piaciuto, ha sbagliato ma ha voglia di fare e forse questa voglia lo porta a sbagliare, l’atteggiamento è giusto, si prende responsabilità di dribblare, poi ci sta in un determinato periodo dell’anno avere momenti del genere, fa parte della crescita. Ha caratteristiche da giocatore vero. Per Doumbia il discorso è particolare, giocava in un campionato fermo, è arrivato in una realtà diversa che doveva determinare, essendo un acquisto in una zona di campo in cui la squadra aveva difficoltà. Ha avuto precarietà fisica, era fermo da un po’, veniva dalla Coppa d’Africa. Il gol col Sassuolo gli ha dato fiducia, può dare una grande mano”.
Più attenzione nelle aree?
“Ridurla in questi termini non è giusto, si dà la croce addosso ad attaccanti e difensori. Manca gente che dia profondità, se la difesa avversaria è ferma e gioca con la faccia rivolta all’area opposta è facile. Giocando con uno come Francesco ci vogliono giocatori che vanno dentro senza palla, per ora giocatori simili non ci sono. Penso a Maicon, uno che va oltre la linea difensiva, servito da Francesco o da De Rossi. Ridurre tutto a due fasi non è corretto, allungando la squadra avversaria c’è più spazio per il fraseggio. La squadra ora deve arrivare seconda, discorsi simili vanno fatti a bocce ferme, individuando giocatori adatti”.
Meglio fuori casa che in casa?
“Non credo sia una questione di stadio, è questione che gli avversari all’Olimpico stanno più indietro ed è difficile trovare spazi. La mancanza di spazio nei giocatori che hanno bisogno di esso porta a fare partite come quelle con l’Atalanta, è chiaro che un Olimpico a favore dà una spinta in più, ma non è questione di personalità. La questione è tattica, quando le squadre vengono all’Olimpico contro Gervinho e Iturbe ti danno meno campo e diventa tutto più difficile”.
Fonte: radio radio
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