Continua la campagna di sensibilizzazione sui valori dello sport – “A Scuola di Tifo” – promossa da AS Roma, Roma Cares e Roma Capitale e rivolta ai bambini degli istituti primari e secondari di primo grado. Dopo Paredes, Castan, Florenzi, Nainggolan, Pjanic, Gervinho e De Sanctis questa mattina il protagonista giallorosso è stato Kevin Strootman: il centrocampista della squadra di Garcia ha infatti fatto visita agli alunni della Scuola Elementare Giosuè Carducci nel quartiere di San Giovanni a Roma.
Nel corso della mattinata gli alunni hanno avuto modo di confrontarsi con il nostro Kevin che ha parlato del suo rapporto con i più piccoli, del ruolo sociale dei calciatori, degli insegnamenti avuti dal calcio, dei suoi sogni da bambino e non solo.
Una bella mattina di confronto, allietata come sempre dall’animazione della G.E.CO animation, con Strootman che si è divertito a firmare autografi e a fare foto con gli alunni della Carducci.
Qui sotto riportiamo le parti salienti dell’incontro di oggi.
Kevin, credi che voi come giocatori abbiate un ruolo sociale importante?
“Si, assolutamente: abbiamo delle responsabilità verso i bambini che ci vedono in campo e quindi dobbiamo essere degli esempi positivi per loro che ci prendono come riferimenti”.
Quale era il tuo sogno da bambino?
“Fare il calciatore: non ho mai smesso di sognarlo e ci sono riuscito”.
Cosa ti ha insegnato il calcio?
“Mi ha aiutato a socializzare con i miei compagni e a capire come comportarmi sia quando si vince sia quando si perde. La cosa più importante è infatti il rispetto per avversari, compagni e arbitro. E’ importante imparare questi valori fin da piccoli!”
Come stai ora fisicamente?
“Sto bene e sto migliorando molto. Sto lavorando ogni giorno al meglio per cercare di tornare al più presto: voglio aiutare la squadra”.
Quanto è difficile segnare su rigore?
“Con la Roma ho segnato due rigori, ma solo quando Totti non c’era, altrimenti li batte lui! È una lotta tra te e il portiere… e io ho vinto due volte!”.
Bevete davvero il thé caldo a fine primo tempo?
“In realtà no… o meglio, qualcuno si, altri bevono acqua o magari mangiano qualcosa. Ma l’intervallo è il momento in cui il mister prepara il secondo tempo, quindi stiamo a sentire lui”.
Ti piace il terzo tempo?
“Anche nel calcio è possibile farlo. Noi giocatori ci diamo la mano prima della gara ma sarebbe un buon esempio farlo anche dopo il rischio finale”.
Fonte: asroma.it