L’avventura di Rudi Garcia alla Roma sembra davvero arrivata al capolinea. Le perplessità dell’allenatore francese sulla condizione fisica della squadra è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di James Pallotta, visto che i volti nuovi estivi, Norman e Lippie, sono stati scelti proprio dal presidente al posto di Paolo Rongoni (il francese, tra l’altro, in queste settimane continua a chiedere consigli e punti di vista all’ex preparatore della Roma)
Al momento le posizioni in seno alla dirigenza sono chiare: dopo Pallotta, anche Baldissoni si è convinto che Garcia vada sostituito perché la squadra non gli risponde più. La società in queste settimane aveva anche pensato di esonerare Frederic Bompard, collaboratore del tecnico francese. Non sarebbero piaciuti alcuni atteggiamenti sopra le righe. A difendere l’allenatore francese c’è invece Sabatini. Che probabilmente, al momento, è il più saldo nella sua posizione mentre gli altri, per motivi diversi, qualche delusione gliel’hanno data, tant’è che ieri Pallotta ha chiarito: «Se ci fossi io a Roma, le cose andrebbero diversamente».
Ieri Garcia ha tenuto un appassionato discorso alla squadra, in cui ha chiesto a tutti di prendersi «le proprie responsabilità». Il problema della decisione riguardo la sua successione è legato a due fattori: il lungo e oneroso contratto di Garcia (fino al 2018 per circa 6 milioni lordi a stagione) e la volontà decisa di inseguire la pista Conte per il futuro giallorosso, cosa impossibile se ci si legasse a un nuovo allenatore con richieste stringenti. Per questo, nel novero dei tecnici contattati, spicca un nome nuovo, quello di Leonardo (ex Milan, Inter e Psg), che accetterebbe il ruolo di traghettatore, magari con un contratto che potrebbe allungarsi dinanzi a obiettivi apparentemente impossibili (lo scudetto o la Champions, ad esempio). Di sicuro, le telefonate partite da Trigoria sono innumerevoli, tant’è che sono tornate di moda le candidature anche di Bielsa o Lippi, ma nessuna di queste accetterebbe periodi così brevi se non vincolati a obiettivi possibili (e non impossibili). L’unico «big» in questo senso sarebbe Leonardo, il cui nome al momento non è stato ancora sottoposto a Pallotta.
Se invece tramontasse l’idea traghettatore, in pole nella lista dei candidati resiste Luciano Spalletti, che ha pure avuto una chiacchierata conoscitiva con Sabatini, che nel frattempo ha chiesto al Milan di temporeggiare per 48 ore su El Shaarawy e che dovrà affrontare anche la grana Gerson: il papà del brasiliano non accetta il prestito ed è irritato. Per la panchina, Sabatini non disdegnerebbe il nome di Jorge Sampaoli, c.t. del Cile, curiosamente pure lui a Miami nei giorni scorsi per trattare l’addio dalla nazionale.