«Lo striscione contro Pallotta punto di non ritorno? Dovrebbe essere il punto di non ritorno per tutti. A partire da questi momenti. Io l’ho sempre detto, l’ho sempre fatto. Probabilmente ero uno dei pochi che aveva il coraggio di dirlo». Sono le parole dell’ex tecnico della Roma, Fabio Capello, rilasciate all’agenzia Adnkronos, sullo striscione comparso a Trigoria contro il presidente James Pallotta. Una parte della tifoseria della Roma non ha digerito la presa di posizione del numero uno giallorosso sugli striscioni contro la madre di Ciro Esposito, che hanno portato il Giudice Sportivo a chiudere per un turno la Curva Sud. «Una delle cose più brutte che mi è capitata nel calcio è quando -ricorda Capello da Shanghai per i Laureus Awards- dopo la sconfitta che subimmo contro l’Atalanta arrivarono i tifosi della Roma, gli ultras, e noi dovemmo andare lì di fronte, io ero assolutamente contrario a questa decisione però il presidente disse che dovevamo fare questo ed essendo un dipendente ho accettato, ma malvolentieri, infatti rimasi molto lontano dalla rete, andò a parlare Totti e basta», aggiunge il ct della Russia, secondo il quale non devono esistere dei tribunali improvvisati da parte dei tifosi. «Dobbiamo essere giudicati per quello che facciamo e non davanti a dei tribunali inventati da persone con la fedina penale non puramente pulita. È il limite principale in tutti i posti, non solo a Roma, non vedo per quale motivo uno deve fare questo. Sono dispiaciuto che questo succeda continuamente e non si prendano delle decisioni serie».
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