(M.Pinci) – Questa estate potrebbe compiersi una nuova rivoluzione americana. Prima di compiersi però, bisognerà vedere se alcuni eventi prenderanno forma. Già dal 31 maggio (che coincide con la fine del campionato, ma la sorte giallorossa potrebbe essere definita anche prima di questa data) si saprà se la Roma accederà in Champions League, e se lo farà da seconda o da terza. Già questo potrebbe portare uno stravolgimento di piani, per un mercato che a quel punto partirebbe solo dopo il successo nei preliminari di Champions. La seconda data importante per la società giallorossa e per la proprietà americana è la scadenza dell’ultimatum sullo stadio, fissato dal sindaco Marino al 15 giugno. Due fattori – la corsa al secondo posto e la presentazione del progetto – che rischiano di orientare strategie presenti e soprattutto future del club, basti pensare che senza Champions il mercato rischierebbe di slittare a dopo i preliminari. James Pallotta è già pronto al rimpasto. E a giugno è in arrivo anche un supervisore dell’attività sportiva e non: un uomo di fiducia di Mr President, con ogni probabilità il suo amico e socio Alex Zecca. Per tanti, la vacanza al Country Club Trigoria è finita.
Il primo passo, drastico, del presidente riguarderà il settore marketing e commerciale. Una rivoluzione a tutti gli effetti, dopo quella che nel 2013 aveva portato all’addio fin troppo frettoloso di Chris Winterling. Da quel giorno, la Roma non ha mai avuto uno sponsor di maglia, ma soprattutto gli incassi da sponsorizzazione, tra il 2013-’14 e i primi sei mesi del 2014-’15, hanno subito un crollo: meno 25 per cento, un quarto delle entrate da partner commerciali. A pagare, era inevitabile, la Dao Holding di Edoardo Ottaviani e Stefano D’Alessi: contratto in scadenza a giugno, non solo non verrà rinnovato, ma già da alcune settimane alla società, da anni di casa a Trigoria, è stata comunicata l’intenzione di interrompere il rapporto. Anche per questo hanno già avviato rapporti con la Samp di Ferrero e altri club per colmare il gap che le sponsorizzazioni romaniste colmavano da tempo. Smetterà di occuparsi di questioni legate alla Roma anche Sean Barror, uomo di Pallotta che resterà comunque nel gruppo Raptor. Al loro posto in arrivo nuove figure dagli States: dalla Caa Sports, che sta gestendo la vendita delle sponsorizzazioni da stadio, arriverà una manager per dirigere il reparto commerciale. Si aggiungerà a Mark Giovino, Capo del Global Sales, Todd Fleming, incaricato di raccogliere sponsorizzazioni da stadio, e Paul Rogers, arrivato dal Liverpool per occupare il ruolo di capo dei Digital and Social Media.
La rivoluzione ha già prodotto un primo risultato: Pallotta è riuscito a ridiscutere il contratto di sponsorizzazione con Nike. La Roma, con l’accordo decennale sottoscritto con l’azienda Usa, guadagnava quasi la metà di quanto il Napoli non prenda da Macron (aumenterebbe con lo stadio di proprietà). Il club è riuscito a migliorare almeno le percentuali sulla vendita dei prodotti, rendendole più favorevoli, anche se ancora è lontanissima dai numeri della Juve, che dal prossimo anno incasserà 23 milioni all’anno.
La rivoluzione toccherebbe anche l’area sportiva, però. Se il destino di allenatore e management è legato ai risultati, qualcosa cambierà a prescindere. Dagli Usa arriverà Ed Lippie, ex Boston Celtics e uomo di fiducia di Pallotta (già più volte al lavoro con Balzaretti e Strootman), destinato a diventare il responsabile dei fisioterapisti di Trigoria. Potrebbe cambiare anche il team manager: Manolo Zubiria, oggi capo dei progetti speciali, è in rampa di lancio per un ruolo simile. Garcia – e Pallotta – permettendo.
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