Sono giorni importanti per lo stadio. Ha parlato dello stadio e di tutta l’area di Tor Di Valle, il giornalista de “Il Tempo” Fernando Magliaro, che sta seguendo da vicino tutto l’iter burocratico. Di seguito le sue parole:
Perché Marino non ha parlato con la stampa?
“Concorrono due elementi: uno il desiderio di evitare di parlare a braccio, la seconda è perché aveva un’agenda particolarmente fitta”.
A che punto sta lo stadio?
“Se ci atteniamo alle dichiarazioni ufficiali, va tutto bene. Entro il 15 giugno consegnano i progetti. In realtà non c’è molto ottimismo. Ma il Comune si chiede se entro il 15 giugno verranno consegnati i progetti relativi solo allo stadio o anche a tutto ciò che sorgerà intorno. Il Comune vuole tutto. E’ di interesse pubblico tutte le opere infrastrutturale. Deve essere presentata tutta la documentazione degli architetti e degli ingeneri nel dettaglio (a livello di gara europea), perché ci si occupa di lavori pubblici, devono essere fatti tutti i calcoli precisi. Le famose torri e la parte commerciale, puoi omettere i dettagli tecnici, perché sono opere del privato.
L’apertura del cantiere?
“La prima parte dovrebbe essere la strada e i collegamenti intorno. Non ci sono ancora i tempi”.
La vicenda riguardo la proprietà del terreno?
“C’è una vicenda giudiziaria è complessa: il gruppo Parnasi ha acquistato da Papalia questo terreno, pagando 42 milioni di euro. Nel frattempo la ditta di Papalia è fallita. Il curatore fallimentare sta ancora analizzando la situazione. Tra settembre e ottobre si concluderà queste analisi. Qualcuno dei creditori potrebbe chiedere il sequestro dell’atto di vendita. Ma i tempi non si conosco né si sa se verrà effettuato. Al momento l’atto di compravendita è regolare. Qui parliamo di un investimento di più di un miliardo di euro, non staranno ad aspettare i tempi della giustizia italiana”.
Perché il Comune ha dato l’ok per Tor Di Valle?
“Il problema è il seguente: la legge non consente al comune di occuparsene troppo. Il proponente privato sceglie l’area e la propone al comune. La proprietà americana ha fatto un bando aperto per analizzare le aree per edificare lo sadio. Ne trovarono 82 e scelsero Tor Di Valle. Il comune non c’entra”.
Come mai la cifra oscilla tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro?
“La cifra oscilla intorno al miliardo di euro per tenersi larghi con i conti. Magari se in fase di costruzione si trovano dei problemi, tra cui il ritrovamento di una villa romana che blocca i lavori per un mese, i costi lievitano”.
Come si arriva a questa cifra?
Lo stadio impiega circa 200 milioni di euro di costo. Poi devi mettere lo scambio della metropolitana che il Comune prevede in circa 50 milioni, anche se personalmente ritengo che sarà difficile che costi meno di 100 milioni il tratto aggiuntivo della metro. La trattativa che è stata fatta a Boston ha parlato delle opere pubbliche. Gli americani anno chiesto un numero esagerato di cubature. Il comune alla fine ha dato 900.000 cubature di cemento, a fronte di un numero determinato di opere pubbliche.
Se io ho un investimento di 300 milioni di euro dello stadio, perché deve costruire un quartiere nuovo?
“Non è il comune che deve indicare le aree, ma la AS Roma. La scelta di Tor Vergata non è stata fatta da Pallotta non so perché, bisogna chiedere a lui. Il Sindaco ha il potere e dovere di determinare alcune decisioni. Il comune ha strappato quanto di meglio si poteva utilizzare e reperire come finanziamento pubblico. E’ il comune che ha trattato. Il sindaco si è portato a casa non solo lo stadio più le altre opere, Pallotta dovrà pagare anche per le opere pubbliche. In più il comune ha fissato una penale da 200 milioni se Pallotta scinderà la proprietà dello stadio da quello della Roma. Di più non poteva fare”.
Lo stadio quando apre?
“Dipende dagli americani”.
In relazione al 15 giugno, tutti i calcoli e sondaggi idro-geologici sono stati fatti?
“Al momento no mi risulta. Per rispettare il 15 giugno ci vorrà una grandissimo sforzo, che mi sembra difficile, ma non sono dentro al Comune. Se domani arrivano con 400 trivelle e fanno la relazione in 2 giorni, forse ce la potrebbero fare”.
“Non penso che Pallotta sia un benefattore. Fa il suo lavoro e come tutti gli imprenditori fa i suoi interessi. La Juventus ci ha messo 14 anni per riuscire a fare lo stadio. Il procedimento al comune di Torino è cominciato 14 anni fa. I lavori sono durati solo 2 anni. L’intero procedimento (tra richieste e documentazione) è durato 12 anni + 2 di costruzione. Anche questa dovrebbe durare poco più di due anni, tra stadio e progetto infrastrutturali. Il sindaco ha detto che lo stadio non apre senza le infrastrutture intorno. Ci vorranno 27 mesi dalla posa della prima pietra per la costruzione. Sicuramente in 30 mesi la Roma prevede dalla posa della prima pietra di costruire stadio e infrastrutture, e non sarà il solito cantiere all’italiana, ma squadre ben preparate di lavoratori.
Questo è uno dei pochi casi dove il fair play utilizza società esterne e non la Roma?
“La legge non impone l’obbligo che la società sportiva sia proprietaria dello stadio. Ma il comune si è ben tutelato. Perché non se lo intesta la Roma? La società ha detto che se sui conti della società giallorossa metti più di un miliardo sui conti, poi sarebbe un danno per la Roma in fase di mercato. Tutti i partiti hanno chiesto questo”.
Una previsione per la prima pietra?
“Non ho la palla di vetro. Conoscendo il sistema, credo che l’iter amministrativo, quindi compresa la conferenza dei servizi decisoria e altro, potrebbero terminare per l’estate del 2016 è probabile la posa della prima pietra. Da quel punto facciamo la conta dei 30 mesi, ed avremo lo stadio intorno al 2018, massimo 2019”.
Fonte: Centro Suono Sport
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