(D. Auteri) – “Roma non è stata costruita in un giorno”, dicono gli americani. Una lezione che ha imparato bene James Pallotta, il patron della As Roma, che dopo aver lanciato la palla avanti sulla costruzione dello stadio, si trova a dover fare i conti con un nuovo intoppo. Nessuno finora lo ha detto pubblicamente, ma la richiesta dell’Assemblea capitolina romana di visionare un progetto definitivo delle opere previste prima di riconoscerne la pubblica utilità, ha sollevato non poche difficoltà al costruttore Parnasi, che con la sua Eurnova si è aggiudicato l’onere e l’onore di tirare su il “Colosseo” della Roma.
Le questioni in ballo adesso sono due. La prima riguarda i tempi: il costruttore ha promesso di presentare in Campidoglio i progetti definitivi entro marzo. Da allora il Comune avrà un mese per studiare tutte le carte e passare la palla alla Regione, dove il progetto potrebbe giacere per altri sei mesi. Seguendo questo calendario la posa della prima pietra non ci sarebbe prima della fine dell’anno, molto oltre i propositi di Pallotta.
La seconda questione, ancora più delicata della prima, riguarda l’onere finanziario di questo slittamento temporale, destinato a ricadere sulle spalle del costruttore Parnasi. Il presupposto su cui si basa il progetto stadio è semplice: l’investimento economico viene sostenuto dai capitali privati, mentre il Comune riconosce in cambio l’edificabilità di alcuni terreni su cui la Eurnova è pronta a costruire case e un enorme business park, un centro direzionale che dovrebbe ospitare attività commerciali di vario genere, oltre alle avveniristiche torri della banca Unicredit. I più critici parlano di un milione e duecentomila metri cubi di cemento di cui lo stadio è solo minima parte. Lasciando da parte le polemiche sull’opportunità di costruire il mega complesso nell’area di Tor di Valle, rimane in piedi una questione chiave: possono gli investitori del progetto sostenere un onere finanziario di oltre un miliardo di euro per lavori che rischiano di protrarsi nel tempo, facendo vedere i primi ritorni economici non prima dei prossimi due anni?
Le finanze di Parnasi. Ancora una volta, la risposta alla fattibilità finanziaria dello stadio è nei numeri. Eurnova, la società proprietaria dei terreni di Tor di Valle guidata da Luca Parnasi, ha chiuso il 2013 (ultimo bilancio depositato) con una perdita d’esercizio di 31.380 euro (superiore ai 4.714 del 2012) e con un valore di produzione che supera di poco i 25 milioni di euro. A fronte di questi ricavi, i debiti accumulati superano i 31 milioni di euro, di cui 20,5 milioni nei confronti dei fornitori.
I partner finanziari di Eurnova nella partita stadio sono altre due società che fanno capo alla famiglia Parnasi: Parsitalia Real Estate e Parsitalia General Contractor. Analizzando i dati di bilancio, la prima ha chiuso il 2013 con 18 milioni di ricavi e 312mila euro di utile. Anche in questo caso i debiti sono elevati e ammontano a 56 milioni di euro. La maggior parte di questi (28 milioni) sono contratti verso le società controllanti, tra cui il gruppo Parsitalia srl, la holding della famiglia che ha un giro d’affari pari a 500 milioni di euro. Al 31 dicembre del 2013 il patrimonio netto della holding ammontava a 228 milioni di euro, mentre è pari a 301 milioni il monte debiti accumulato. Di questi, 109 milioni sono i denari che il gruppo deve alle banche, Unicredit e Monte Paschi su tutte.
Il secondo partner di Eurnova, Parsitalia General Contractor, è l’altro colosso della famiglia Parnasi con un attivo patrimoniale di quasi 500 milioni di euro. Tuttavia, in questo caso più che negli altri, la situazione debitoria della società è complessa: all’ultimo bilancio depositato i debiti cumulati risultano pari a 254 milioni di euro, di cui 59 milioni verso i fornitori, 12 milioni verso le banche, e 136 milioni di acconti relativi agli anticipi ottenuti sulle commesse in corso di esecuzione. Tutto questo conferma la necessità di un gioco di squadra nella raccolta dei capitali, al quale potrebbero prendere parte, oltre che la Roma e il suo presidente James Pallotta, anche investitori stranieri al fianco delle banche italiane, già creditrici delle imprese di Parnasi.
Investimento e impatto. Per trasformare i progetti in realtà, James Pallotta e i suoi soci sono quindi chiamati a mettere sul piatto 1,2 miliardi di euro. Tanto costerà l’intera operazione immobiliare che dovrebbe però garantire un ritorno immediato nelle tasche dei suoi finanziatori. Ad oggi non è ancora calcolabile quanto Eurnova e le banche che la sostengono riusciranno ad ottenere dalla vendita degli immobili e delle strutture commerciali. Più sicuri sono i riflessi che ci saranno in termini di occupazione. Secondo i calcoli saranno infatti 3.000 i nuovi posti di lavoro creati nella fase di costruzione e altri 3.000 quando l’intera struttura sarà operativa.
Lo stadio. Il moderno “Colosseo” è stato progettato dall’archistar Dan Meis con l’idea di realizzare una struttura avveniristica capace di ospitare 52.000 persone, estendibili a 60.000 in caso di importanti eventi internazionali. I materiali scelti sono principalmente acciaio e vetro, ricoperti da un velo di pietre fluttuanti. L’idea è quella di riprodurre in chiave moderna le suggestioni dell’Anfiteatro Flavio, ma non solo. Il progetto, fortemente voluto da James Pallotta, prevede infatti che, oltre allo stadio, sia allestito un polo del divertimento aperto sette giorni su sette, dove sia possibile non solo assistere alle partite, ma anche fare shopping, mangiare, lavorare e molto altro.
L’area di Tor di Valle. Il progetto “stadio della Roma” non si esaurisce però nella struttura sportiva, ma prevede la realizzazione di una serie di opere che vanno dall’edilizia residenziale alle attività commerciali, fino a parchi e infrastrutture di vario genere come il prolungamento della linea metropolitana o la costruzione di un nuovo ponte sul Tevere. A indicare la soluzione Tor di Valle è stata la Eurnova che l’ha preferita su un panel di 82 alternative indicate da Cushman & Wakefield, società immobiliare di peso internazionale, controllata dalla finanziaria Exor della famiglia Agnelli. Una volta individuata l’area, Eurnova si è avvalsa del supporto strategico di Kpmg e Protos, due prestigiose società di consulenza che hanno contribuito a formulare l’analisi costi/ricavi su cui si basa il progetto.
Tutto parte comunque dall’acquisto del terreno che diventa di proprietà dei Parnasi il 26 giugno del 2013 quando la Eurnova ne acquista la titolarità dalla Sais spa di Antonio Gaetano Papalia ad un prezzo di 42 milioni di euro. La Sais però fallisce nel maggio del 2014, quei soldi servono per pagare i creditori e oggi il pubblico ministero Mario Dovinola della Procura di Roma sta indagando, tra l’altro, sulla regolarità di quell’atto di cessione e sulla congruità dei termini del pagamento.
Guardando tuttavia alla complessità dell’operazione, si tratta di inciampi superabili che non sembrano in grado di fermare il grande progetto dello stadio, semmai di rallentarlo. Non resta allora che aspettare, riponendo però nel cassetto il sogno di veder giocare sul prato verde del Colosseo moderno il capitano Francesco Totti.