Marco Cassetti, ex terzino della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni in vista del derby che lo ha visto protagonista nell’1-0 del 6 dicembre 2009. Queste le sue parole:
“Io come, Balzaretti siamo quei giocatori che nessuno si aspetta. Dopo le interviste fatte da me a bordocampo, sono rientrato negli spogliatoi ec’è stata la festa. Il giorno dopo ho portato mio figlio alla scuola calcio e c’erano le troupe televisive ad aspettarmi”.
Che significa Roma per te?
“Mi son sentito subito a mio agio a Roma e la gente mi ha fatto sentire importante. Mia figlia è nata a Roma e sarebbe molto difficile lasciare la città”.
Il derby?
“Essendo calciatori in Italia ne senti parlare, ma non è mai come viverlo già dal primo giorno dove l’input è: “Ricordati del derby”. La sera a Trigoria in ritiro, mi ricordo la faccia smorta di De Rossi ero con Tonetto e gli dissi: “Ma se sta lui così, figuriamoci noi”.
La Roma può essere in testa vincendo domenica…
“Avrei preferito un’altra partita. Le due squadre vengono da due gandi vittorie. Arrivano tutte e due a livello mentale molto bene. Sarà importante entrare con la motivazione giusta in campo e dimenticare che ti può valere il primo posto, perché il derby è una partita a parte”.
È una diminutio il fatto che sia così sentito a Roma?
“Non penso è un’occasione, una partita che vincendola ti carica moltissimo a livello mentale e ti permette di affrontare le altre partite con tranquillità”.
Esiste una ricetta per vivere al meglio il derby?
“Non c’è, basta vedere la gente dal pullman durante il viaggio da Trigoria allo Stadio per caricarti”.
Ricordi del gol?
“Ricordo tutta l’azione, tutto. A distanza di cinque anni non ho visto la palla entrare. Una volta vista la traiettoria ero partito per esultare. Ho pensato: “adesso cosa faccio?”. Ho cominciato a saltare i cartelloni, poi ho pensato che mancavano altri dieci minuti e sono tornato indietro”.
Quante volte lo hai rivisto?
“Un’infinità, rimarrà sempre nella storia dei derby e dentro di me”.
Vincere molte partite 0-1 in trasferta è segno di concretezza?
“Sì, perché rischi poco in fase difensiva, dove la Roma è molto compatta. Vedo molto bene la Roma, meno spettacolare rispetto alla scorsa stagione, ma alla fine in Italia conta il risultato”.
Per ottenere i risultati devi abbassare lo spettacolo?
“Devi chiamare più giocatori in fase offensiva e concedere di più dietro se vuoi imporre un gioco spettacolare. Alla fine sono i 3 punti che contano”.
Maicon era un tuo punto di riferimento, come lo vedi?
“Uno che deve affrontare Maicon sulla sua fascia non è mai contento. Tutti dicono non sia il Maicon straripante degli altri anni, ma non la vedo così. Il mio allenatore diceva piuttosto che andare avanti 15 volte fatte male, meglio 2 fatte bene”.
Fonte: Roma Radio
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