Carlo Tavecchio, 71 anni, già n. 1 della Lega Dilettanti dal 1999, è stato eletto presidente della Federcalcio l’11 agosto; l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale (24 giugno) aveva provocato le dimissioni (a sorpresa) di Giancarlo Abete.
Presidente, dodici mesi fa aveva immaginato di diventare presidente della Figc? «Assolutamente no e non lo dico per fare il modesto. Ero convinto che avrei continuato a fare il presidente della Lega Dilettanti, dove sentivo di avere ancora molto lavoro da fare, a cominciare dallo sviluppo dei centri di formazione. Quando ero arrivato nel 1999, la Lega non aveva nemmeno un bilancio consolidato. Penso di averla costruita, giorno dopo giorno, cambiando il modo di operare, puntando sui numeri e sullo sviluppo del brand. Strada facendo avevamo trovato sponsor importanti, nuove risorse economiche, grandi investitori. Abbiamo assunto tanti giovani in tutte le delegazioni provinciali con la legge Fornero; non siamo mai stati fermi».
Poi è arrivata Italia-Uruguay a cambiarle la vita… «Tutto avrei pensato, tranne che Abete si sarebbe dimesso. Per un problema personale, ero in Italia il giorno dell’eliminazione, ma parlando con lui dall’arrivo in Brasile al giorno dopo la sconfitta con la Costa Rica non avevo mai colto la sua intenzione di dimettersi. Quando Abete ha deciso di lasciare, sono cominciate le pressioni perché mi candidassi. Me lo hanno chiesto in molti ed è per questo che ho detto di sì. Ho 71 anni, ma ogni mattina ho una grande voglia di fare».
Poi durante la presentazione della candidatura, c’è stata la gaffe di Optì Poba… «È stato un errore e ho già chiesto scusa almeno cento volte. Una frase pronunciata a braccio, dopoché avevo parlato per un’ora e un quarto. Puoi dire e fare un miliardo di cose buone, ma passa tutto in secondo piano se ne dici una sbagliata. È l’errore quello che resta in testa. Per questo ho imparato a pensare cento volte, prima di parlare».
Come è nata l’operazione Conte? «L’idea era un’altra. Pensavo innanzitutto alla necessità di costruire una cantera di tecnici delle nazionali giovanili dall’Under 15 all’Under 21, con un coordinatore con grandi conoscenze. Sacchi aveva deciso di lasciare e c’era la necessità di riavere un punto di riferimento perché serve una linea comune fra le nazionali se si vuole dare omogeneità anche tattica alle squadra azzurre. Pensavo a Guidolin, Zaccheroni o anche Zeman. Poi a metà luglio, Conte e la Juve si sono lasciati; c’era la possibilità di puntare su di lui come c.t., ma è emerso subito il problema legato all’ingaggio. Quello che prendeva alla Juve per noi era fuori budget. Siccome l’opzione Conte era molto interessante, invece di lasciar perdere, ho chiamato personalmente i dirigenti della Puma ed è nato questo tipo di soluzione che credo abbia soddisfatto tutti: Conte è diventato c.t. e coordinatore di tutte le nazionali; ha firmato un contratto innovativo e importante, che alla Figc costa quanto quelli di Prandelli e Sacchi; la Puma ha allungato di altri due anni la sponsorizzazione con la Figc; Conte ha ceduto i diritti di immagine. È un personaggio che piace moltissimo alle aziende: corriamo il “rischio” di avere un c.t. a costo zero».
Un c.t. che si sente solo in questa opera di rifondazione. Almeno lei lo sostiene? «Ci sentiamo quasi tutti i giorni, è un uomo tenace e un allenatore di grande valore. La Figc non ha mai lasciato solo il c.t. e il suo staff. L’obiettivo è chiarissimo: restituire forza e prestigio al club Italia. Tutti sono d’accordo con me che la Nazionale è l’immagine di un Paese. Chi cerca di opporsi al raggiungimento di questo obiettivo significa che è contro la crescita del sistema. Prima di tutto, c’è la Nazionale».
La Lega di A vuole chiudere il campionato 2016 il 22 maggio, con l’Europeo che inizierà il 10 giugno. Che segnale è? «Un Europeo non si può preparare in 18 giorni. Quindi sono convinto non succederà, con la collaborazione di tutti. La media è di 28,8 giorni. Chiederò personalmente la fine anticipata del campionato».
Non è ora che il campionato di A torni a 18 squadre? «È il grande obiettivo del 2015, insieme con la qualificazione all’Europeo 2016. Vogliamo arrivare entro il 30 giugno a votare la delibera sui format della stagione 2016-2017, come previsto dalle norme esistenti: serie A a 18, serie B a 20, Lega pro da verificare, tenendo presente che la serie D ha ampi margini di sviluppo e capacità di assorbimento anche logistico fondamentali. Questa è la madre di tutte le riforme, perché il nostro core business resta il gioco. Qui si stanno perdendo la qualità del gioco e, di conseguenza, anche i soldi».
In tanti l’hanno definita il vice di Lotito; altri l’hanno accusata di interesse privato nella costruzione dei campi artificiali; altri di non essere adeguato al ruolo. Che cosa le ha dato più fastidio? «Sui campi artificiali, che hanno cambiato il calcio della Lega Dilettanti, sono state fatte tutte le verifiche anche da parte delle Procure, dell’autorithy sulla concorrenza e degli organi competenti che hanno già smontato queste accuse. Quella di essere il vice di Lotito è una cosa che mi dà molto fastidio. Lotito l’ho conosciuto in Consiglio federale, quando ero presidente della Lega Dilettanti. Adesso che sono presidente credo sia naturale tener conto di chi è consigliere federale e ha un ruolo importante all’interno della Lega, dove esistono equilibri sbilanciati. Lui ha la delega per le riforme, perché è il dirigente che ha portato le istanze della A ed è preparato. Ma è il Consiglio che decide».
E fin qui che cosa ha fatto? «Siamo intervenuti sulle rose, che saranno bloccate a 25 giocatori over 21, sugli otto giocatori formati in Italia (4) e nei club (4) necessari per completare la rosa, sul fair play finanziario sul modello Uefa, sulla questione dei giovani extracomunitari, con norme più rigide. Ad allenatori e giocatori, chiedo di aiutarci a riorganizzare il Settore tecnico».
Come va ora con il Coni, dopo il taglio dei contributi? «C’è stato un taglio iniziale di 25 milioni; me ne sono stati riconosciuti due e mezzo in più. Toglieremo i contributi alla B e alla Lega Pro. Chiederemo all’Aia una miglior distribuzione delle risorse per arbitri e assistenti, suggerendo designazioni mirate in Lega Dilettanti (riduzione dei chilometraggi). Faremo verifiche in corsa; anche gli arbitri di porta rappresentano un costo importante. È in atto un grande lavoro di revisione della spesa in Figc; la riduzione dei costi e l’efficientamento energetico possono far guadagnare risorse alle società. Un esempio che banale non è: c’è la possibilità di risparmiare acqua ed energia (pensiamo solo alla doccia dei tesserati, che sono 1.200.000) con pompe di calore e solare termico. I primi soldi guadagnati sono quelli non spesi».
Fonte: Corriere della Sera
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