(M. Belinazzo) – Per il Calcio italiano quotato in borsa è arrivata l’ora della ristrutturazione dei debiti. In un settore sempre più alla ricerca di soldi liquidi e appesantito da impegni finanziari ai quali le proprietà non possono, o non vogliono, più far fronte con la “generosità” del passato, i grandi investimenti dei Berlusconi, Moratti e Sensi, si stanno affacciando investitori istituzionali, soprattutto esteri, pronti a prestare ai club le risorse necessarie in cambio di garanzie sui flussi di ricavi “certi”.
Il modello è quello utilizzato dall’Inter di Erick Thohir con una complessa operazione realizzata tra maggio e giugno 2014 con la supervisione di Unicredit e Goldman Sachs. L’Istituto di Piazza Cordusio, ceduta ad agosto la partecipazione nell’As Roma (vendendo per 33 milioni il 31% di Neep holding che controlla il club giallorosso a James Pallotta e ai soci Usa), ha chiuso l’era dell’esposizione diretta nelle società calcistiche. Tuttavia potrebbe assumere anche per altre società tricolori che stanno studiando la ridefinizione dei propri debiti il ruolo di consulente/intermediario svolto a favore dell’Inter. Nel caso della società nerazzurra Unicredit ha in effetti erogato il nuovo finanziamento da 230 milioni “per conto” degli investitori istituzionali stranieri (privi del requisito della sede italiana indispensabile per erogare credito nella Penisola). In pratica, Unicredit ha ricevuto da questi ultimi i soldi girati poi all’Inter (200 milioni come linea di credito per rifinanziare i debiti esistenti e liberare le garanzie personali rilasciate da Massimo Moratti e 30 milioni per le spese correnti).
Ad assicurare il “mutuo” sono stati posti i contratti di sponsorizzazione, il marchio Inter e i flussi dei diritti tv conferiti nella nuova controllata “Inter Media and Communication Srl”. Il finanziamento concesso la scorsa primavera matura interessi ad un tasso variabile pari a Euribor a 3 mesi più uno spread del 5,5% e prevede questo piano di rimborso: una rata da un milione entro il 30 giugno 2015; 15 rate trimestrali da tre milioni dal 30 settembre 2015 al 31 marzo 2019 per un totale di 45 milioni di euro; una mega rata finale da 184 milioni entro il 30 giugno 2019. Su questo veicolo, la cui solidità è stata giudicata positivamente da due agenzie dei rating, sono stati poi creati pegni e altre garanzie registrati, sempre per motivi formali, a nome di Unicredit per conto dei lenders.
Allo stesso modello di rifinanziamento cosiddetto conduit (o di credito passante) sta pensando l’As Roma. Lo scorso 13 novembre il cda del club giallorosso ha annunciato l’avvio di trattative (con Goldman Sachs) per realizzare un’operazione diretta alla sottoscrizione di una linea di credito garantita (il closing è previsto nei prossimi mesi). In questo modo, il club di Pallotta punta a rimborsare l’indebitamento finanziario attuale (pari a 111,3 milioni al 30 settembre 2014) e a sostenere i propri costi operativi. Analogamente a quanto avvenuto per l’Inter a “copertura” del prestito sarà costituita una società ad hoc alla quale saranno devolute le attività media, di licensing e sponsorship e sarà costituito un cosiddetto patrimonio destinato in cui confluiranno le attività relative alla gestione dei profitti derivanti dai diritti media relativi alla Serie A e ai tornei Uefa.
La situazione finanziaria dei club di Serie A, riscontrabile dagli ultimi documenti contabili depositati, è variegata. Se la Juventus, il cui indebitamento finanziario al 30 settembre 2014 ammonta a 216,9 milioni appare sostenibile e non tale da giustificare interventi in questa direzione, in futuro un pensierino magari potrebbe farcelo il Milan che al 31 dicembre 2013 aveva invece un posizione finanziaria netta negativa per 256 milioni (di cui 144 milioni verso le banche).
La Lazio di Claudio Lotito, poi, mostra al 30 settembre 2014 una posizione netta negativa per soli 17 milioni. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis al 30 giugno 2013 aveva iscritti debiti totali per 82 milioni (niente verso banche), ma crediti per 54 e disponibilità liquide per 27 milioni. Il Genoa di Enrico Preziosi al 31 dicembre 2013 aveva debiti verso soci, banche e altri finanziatori per circa 85 milioni (i debiti totali sono pari a 236 milioni a fronte di crediti per 108). Il Parma che oggi naviga in cattive acque e subirà penalizzazioni da parte della Figc per il mancato pagamento di ingaggi e ritenute al 30 giugno 2013 aveva debiti totali per 175 milioni (di cui 78,4 verso banche, finanziatori e controllanti) e crediti per 86. La Sampdoria passata dalla famiglia Garrone a Massimo Ferrero pochi mesi fa al 31 dicembre 2013 aveva debiti per 82 milioni e crediti per 44 milioni.
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