Sei cambi. Dentro un attacco, fuori un altro. Dal Bayern Monaco al Torino, dall’Allianz all’Olimpico. Garcia cambia la Roma, chiude il libro della Champions e riapre quello del campionato, scrivendo contro i granata un’altra vittoria convincente. Prima della sosta per le nazionali, i tre punti sarebbero stati incassati con piacere anche con una brutta prestazione. La Roma però non ha sbagliato la sesta gara in casa e ha confermato che nella Capitale può festeggiare solo uno squadrone in serata di grazia come il Bayern Monaco. Sei vittorie su sei senza subire reti, ottava partita imbattuti sulle undici di campionato. I numeri dei giallorossi tornano ad impressionare.
VARIABILITA’ – De Sanctis, Cole, Pjanic, Gervinho, Totti e Ljajic. Sono questi i “volti nuovi” rispetto all’undici schierato titolare a Monaco. Un assetto necessariamente più offensivo ma sempre equilibrato. Garcia fa capire subito che partita vuole: possesso per i difensori del Torino e rombo offensivo in pressing molto alto composto da Ljajic a destra, Pjanic trequartista dietro a Totti, Gervinho a sinistra. De Rossi e Keita pensano alla diga in mezzo al campo, in posizione sfalsata. Un dettaglio importante perché il maliano è l’ago della bilancio nel passaggio dal 4-2-3-1 sviluppato nella metà campo avversaria al 4-1-4-1 una volta rientrati nella propria. Da mediano a mezzala, il rendimento dell’ex Barcellona cresce enormemente col passare dei minuti. Ventura non rischia le due punte e infarcisce di centrocampisti il campo con Farnerud ed El Kaddouri alle spalle di Quagliarella. Una mossa che rischia di avere effetti dopo appena 25 secondi con Yanga-Mbiwa e Ashley Cole che riescono a fatica a liberare l’area su un cross di Darmian da sinistra.
SUBITO TORO…SIDIS – Maksimovic, Glik e Moretti temono le infilate in velocità di Gervinho: lo aspettano al limite dell’area di rigore togliendo profondità al gioco romanista. Un’eventualità a cui Garcia non si fa trovare impreparato. E allora ecco la tecnica e l’intelligenza calcistica di Totti e Pjanic supportati dall’estro di Ljajic (forse neanche il serbo conosce i propri limiti quando è in giornata di grazia). Al 5′ prove tecniche di gol: i tre scambiano e si muovono col capitano che rifinisce per Ljajic. Il cross dalla destra viene girato alto. Centoventi secondi più tardi ecco il vantaggio con un’azione molto simile. Gillet respinge un sinistro di Ljajic, Pjanic cambia gioco per Totti che scambia con Keita per poi recapitare nel cuore dell’area un pallone su cui c’è già l’indirizzo della porta di Gillet. Torosidis si inserisce e da postino affidabile recapita a destinazione, 1-0. Gervinho guizza senza pungere, ma nel suo gironzolare si fa stendere al limite da Glik. Pjanic stampa la traversa da venti metri.
LA “PRIMA” DI KEITA – Ventisette sul cronometro, la Roma gira palla partendo da una rimessa di Cole. Possesso di palla a bassa velocità, un minuto e 7 secondi di possesso palla con accelerazione finale. 26 passaggi per portare Seydou Keita a liberare il sinistro vincente che vale il raddoppio e il suo primo gol in A. Troppo impaurita da Gervinho la linea difensiva del Torino che chiude in sette davanti alla propria area di rigore lasciando spazi sulla media distanza. Ne giova Pjanic subito dopo il 2-0, ma sulla botta del bosniaco Gillet respinge con un gran riflesso. I tentativi di ripartenza del Toro vengono annullati dall’aggressività esasperata ed esasperante dei giallorossi, su tutti Manolas e Yanga-Mbiwa bravissimi a rimanere alti stravincendo ogni duello con Quagliarella e Farnerud.
SUPER LJAJIC – Mentre il primo tempo si chiude con due occasioni fallite tanto per cambiare da Gervinho, la ripresa regala uno dei gol più belli della stagione. Minuto otto e l’asse Pjanic-Totti-Ljajic decide che è ora di chiudere il match, il talento puro applicato al calcio in velocità: con un tocco di prima il capitano manda a vuoto Nocerino e Gazzi, Pjanic serve Ljajic che di tacco manda fuori fase Moretti per poi battere Gillet con un bolide imparabile. Alla festa vorrebbe partecipare anche Totti ma Garcia lo toglie al 69′, proprio dopo un’azione in cui Gervinho ritarda l’assist per il capitano solo nell’area granata. Destro non riesce a pungere, prodigandosi nel rientrare nelle rare volte in cui il Torino tiene il pallone. Alla fine, senza citare la standing ovation per il rientro di Kevin Strootman, sarà 66,7% di possesso romanista con Pjanic leader di tocchi di palla a quota 121. Quasi il doppio del miglior granata Maksimovic fermo a 68. Citando Guardiola post-ritorno di Champions: “I miei giocatori devono essere felici di giocare a calcio, ma a calcio si gioca con il pallone quindi per essere felici lo dobbiamo avere noi il pallone”. Sembra che la Roma abbia imparato le lezioni col Bayern. Ora la sosta servirà a ricaricare le batterie e a recuperare in piena forma tutti gli elementi della rosa: Iturbe, Maicon, Astori, Holebas, Florenzi e uno Strootman con altre due settimane di allenamento in più. Dopo 7 partite in 22 giorni, bisogna riprendere a volare.
A cura di Daniele Luciani
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