REPUBBLICA.IT Dai Mazzola ai Maldini, passando per Totti: dinastie di campioni crescono

Una volta le generazioni di figli emuli dei padri si contavano sulle dita di una mano, invece oggi il fenomeno degli eredi d’arte è più diffuso. Da Montella a Delvecchio, a Marchegiani, fino ad arrivare al piccolo Christian, che da settembre gioca nel pulcini di quella Roma di cui il papà è capitano e mito

In principio furono i Mazzola, Sandro e Ferruccio calciatori sulle orme di papà Valentino, stella del grande Toro. Poi l’epopea dei Maldini, con Cesare prima e il figlio Paolo entrambi campioni d’Europa da capitani del Milan. Magari un giorno, insieme a queste dinastie, ne ricorderemo altre più recenti. Devono augurarselo i tanti ragazzi che giocano nel campionato Primavera portandosi dietro cognomi importanti e l’ambizione di dimostrarsene all’altezza col pallone tra i piedi. Si contavano sulle dita di una mano, una volta, storie come quella dei Cudicini, con il portiere Carlo a tentare con Chelsea e Tottenham la strada tracciata tra i pali dal padre Fabio nel Milan. O magari quella romantica di Daniele Conti, bandiera come Bruno, non nella Roma di papà ma nel Cagliari. Stefano Sorrentino, portiere del Palermo, ha trovato casa in Sicilia come il padre Roberto, bandiera del Catania di Massimino, mentre il terzino del Milan Ignazio Abate ha fatto persino meglio del genitore Beniamino, arrivando in Nazionale.

Oggi i rossoneri coltivano nuove schiere di illustri figli: Christian Maldini sogna di scrivere un nuovo capitolo nell’incredibile epopea di famiglia, ma il prestito al Brescia della scorsa stagione è una “macchia” sul curriculum che nonno e papà si erano risparmiati. Tra i giovani milanisti cerca spazio anche Andrea Casiraghi, centravanti come il papà Pierluigi. A fargli posto Simone Ganz, passato al Como: il padre Maurizio era “el segna semper lù”, lui si difende con 4 gol in 10 gare di Lega Pro. E di proprietà del Milan è anche Gianmarco Zigoni, attaccante del Monza: lo manda papà Gianfraco, bomber di Juve, Genoa, Roma e Verona. Nicholas Lentini invece i gol li evita, portiere: tutt’altra storia rispetto a Gianluigi, attaccante rossonero prima, oggi gestore di una sala biliardo a Carmagnola.

Tutto facile nelle giovanili, ma poi? Fuori è dura, e a volte non basta nemmeno metterci una buona parola. Nel dubbio, chiedere ad Andrea Mancini, figlio di Roberto: il papà lo fece debuttare in A con l’Inter, lo portò al City, dopo un pellegrinaggio infruttuoso tra Bologna, Oldham, Fano, Valladolid B e Honved, oggi è svincolato. E nemmeno un nipote d’arte come Filippo Boniperti trova spazio, nel Parma. Meglio è andata a Federico Moriero, 18enne in rosa nel Lecce. All’estero brilla invece Enzo Fernandez, noto perché figlio di una leggenda come Zizou Zidane, che lo allena nel Real Madrid Castilla. Non allena il figlio ma lo affronterà da avversario Enrico Chiesa, tecnico della Primavera della Samp nello stesso girone della Fiorentina in cui gioca Federico, attaccante con le stesse caratteristiche di papà.

Vi ricordate la coppia Montella-Delvecchio, nella Roma dello scudetto? Ora provano a imitarli i figlioli, Alessio Montella e Nicolas Delvecchio: il primo, classe ’99, guida l’attacco degli Allievi Regionali dopo un anno nel Casal Palocco. L’altro, un anno più grande, è il centravanti degli Allievi Nazionali: per entrambi il ruolo – centravanti, come papà – dev’essere stata una scelta obbligata. Giocano invece nella Primavera giallorossa altri due ragazzi dal nome noto: Lorenzo Di Livio (’97) e Gabriele Marchegiani, rispetto ai genitori (simboli di Juve e Lazio) hanno saltato la barricata ma non hanno cambiato ruolo. Ma a Trigoria all’orizzonte si muove già una nuova frontiera: da settembre nei pulcini gioca il piccolissimo Cristian Totti. L’importante è non mettergli fretta.

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