In Italia non c’è nemmeno l’ombra degli sceicchi spendaccioni che in questi anni se ne sono infischiati del fair play finanziario gonfiando i conti di Manchester City e Psg, le cicale perseguite dall’Uefa. Eppure, per ragioni diverse Inter e Roma sono finite ugualmente «sotto indagine» e tra oggi e domani si recheranno a Nyon per dare chiarimenti sui parametri sballati. Davanti alla camera investigativa del Cfcb (l’organo di controllo dei club) cominciano stamattina i giallorossi, guidati dal presidente Pallotta, con l’a.d. Zanzi e il d.g. Baldissoni, nella stessa sessione del Liverpool; domani sarà il turno dei nerazzurri, con Thohir in testa, il ceo Bolingbroke e il d.s. Fassone, nella seduta che coinvolgerà pure il Monaco. Si tratta di società che sono rientrate nelle coppe in questa stagione e che solo da qualche mese l’Uefa ha cominciato a monitorare: le eventuali sanzioni a loro carico scatteranno nel 2015-16, sulla base dei dati economico-finanziari registrati nell’ultimo triennio. Le altre italiane partecipanti attualmente alle competizioni europee — Juventus, Fiorentina, Napoli e Torino — sono a posto. L’Inter è la nostra che sta messa peggio: sì, anche la Roma sfora, ma tra le due c’è una bella differenza.
Qui Roma – I giallorossi stanno messi meglio. Il rosso del triennio ammonta a127 milioni, tolte alcune spese scende a quota 100. Il -45 resta comunque lontano e, a differenza dell’Inter, la Roma non potrà vantare l’austerity perché la gestione americana ha seguito altre vie: basti pensare che gli stipendi sono cresciuti da 94 a 108 milioni nell’ultimo anno. Ma Pallotta racconterà cosa ha in mente per il futuro, l’ambizioso progetto di internazionalizzazione del marchio, la scommessa del nuovo stadio. E con i premi della Champions il fatturato avrà un’impennata già in questo esercizio. L’Uefa ha richiamato la Roma anche perché il patrimonio netto consolidato è negativo per 81 milioni(-4 per l’Inter): questo, però, non è un parametro vincolante.