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AS ROMA Mia Hamm: “Un onore far parte del CDA della Roma”

Queste le parole di Mia Hamm, ex calciatrice e nuovo membro del CdA della società giallorossa:

Perché hai scelto di entrare nel CDA della Roma?

“Penso che quando la gente parli di un club di caratura mondiale si riferisca anche alla Roma. Per me è un onore e un privilegio fare parte di questo CDA. La vedo come una grande opportunità per far crescere il calcio negli USA e far sì che quando si parli dei top 4 club al mondo ci sia anche la Roma”.

Come sei stata approcciata per entrare nel CDA?

“Il primo contatto è avvenuto via email direttamente dal Mr. Pallotta, dopodiché mi ha chiamato. Mio marito lo conosce perché giocava a baseball a livello professionistico a Boston. Quando ho parlato con Pallotta, pensavo ci volesse invitare ad una partita, invece ha iniziato a parlare del cambiamento che sta portando avanti. Sono a conoscenza delle tante belle cose che ha fatto per la Roma e quando mi parlava dei prossimi passi, mi ha chiesto se volevo entrare nel CDA. Ero sorpresa e colpita da questo onore e da questa grande opportunità”.

Cosa significa per te e per il calcio americano che una donna sia entrata nel CDA di un top club italiano?

“Penso che questo sport sia globale e so che ha una storia nel mio paese. Ovviamente non è la stessa che ha in Italia o nel resto del mondo, quindi sono contenta perché Pallotta, inserendo personalità con diverse esperienze uniche nel loro genere, pensa di poter far crescere il calcio negli Stati Uniti e portarlo ai massimi livelli”.

Quale sarà il tuo ruolo nel CDA?

“Penso che come qualunque membro del CDA voterò decisioni che riguardano il club, ma deve essere ancora definito bene come mi potrò inserire in questo gruppo. Allo stesso tempo, vedendo la lista dei membri, vedo diversità perché è un gruppo formato da leader nel mondo del business, nel marketing e in diversi settori dello sport. Conoscendo Pallotta, utilizzerà le abilità di ogni membro: nel mio caso ho un nome importante negli Stati Uniti e potrò raccontare alle persone, quando la Roma viene negli Stati Uniti, i valori di questo club e gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Sono molto contenta per questa opportunità”.

Sei mai stata a Roma?

“Si, ci sono stata diverse volte”.

Conosci bene la Roma?

“Si, i miei genitori vivevano a Roma quando andavo all’università. Venivo qui due volte l’anno: era il club che seguivo dagli Stati Uniti in televisione. Quando cammini per Roma e vedi tutte le sciarpe giallorosse capisci che è questo il club della città. Sono passati 20 anni da quel periodo e adesso ho questa grande opportunità per servire il club e provare a renderlo il migliore al mondo”.

Quindi possiamo dire che eri tifosa della Roma prima di entrare nel board?

“Si, assolutamente!”

Sei contenta di tornare a Roma?

“Si, penso abbia una storia incredibile. Io amo la storia e qui ce n’è davvero molta. Ho tanti bei ricordi con i miei genitori qui a Roma, loro hanno passato tanto tempo in questa città e in Italia e hanno ancora tanti amici qui. Sono venuta in Italia per il Mondiale del ’90 e mi sono divertita molto. Non vedo l’ora di tornare per servire questo grande club e fare del mio meglio”.

Qualcuno ha scritto che negli States sei famosa quanto Totti a Roma. Conosci il capitano?

“Si, certo so benissimo chi è ma non ci siamo mai conosciuti. Lo ammiro infinitamente come giocatore”.

Come vedi il potenziale del calcio femminile in Italia?

“Penso ci sia un potenziale di crescita enorme per il calcio femminile in Italia. Prima di tutto per la storia e la passione per questo sport in Italia. Negli States non era tradizionalemtne uno sport maschile, però veniva giocato da tanti ragazzi. Io so la forza e la fiducia in me stessa che mi ha portato questo sport nel realizzare i miei obiettivi e i miei sogni e rivedo questo in tantissime ragazze qui negli Usa. Io conosco la fiducia che questo sport conferisce alle donne”.

Qual è il tuo primo ricordo da giocatrice? E qual è il momento più emozionante della tua carriera?

“Il mio primo ricordo risale a quando avevo 4 anni e non ero abbastanza grande per giocare un calcio, diciamo, organizzato. Avevo fratelli più grandi e ricordo che seguivo i loro allenamenti e rincorrevo il pallone nella speranza che mio padre mi autorizzasse ad entrare in campo. Non vedevo l’ora che mi dicesse “Ok Mia, adesso puoi giocare”. Ho dovuto aspettare fino all’età di 5 anni, ma ricordo che a 4 stavo già a bordocampo con una voglia matta di giocare. Il momento più emozionante della mia carriera è stato il mondiale ’94 negli Usa. Inizialmente il progetto prevedeva di giocare in stadi piccoli ma il nostra grande leader Marla Messing ha deciso di farci giocare negli stadi più importanti del Paese. Ogni gara ha fatto registrare tra le 60 e le 70mila persone e per noi era un onore vedere tutto questo tifo per la squadra e la fiducia che ha dato a tantissime donne in tutto il Paese”.

Sei stata un elemento fondamentale nella crescita del calcio negli Usa. Come è cambiato il calcio negli States durante la tua carriera?

“Il primo mondiale che ricordo è del 1986, ma in parte ricordo anche quello dell’82. Negli Stati Uniti dovevo vedere tutte le gare del girone col commento in spagnolo perché non era trasmesso su nessun canale o network importante. Poi invece pensi al mondiale di quest’anno e al fatto che posso gaurdare qualsiasi campionato in televisione. Per me, da appassioanata di calcio, è bellissimo poter vedere e imparare da questi grandi atleti e vedere i migliori campionati nel mondo ogni giorno. Osservare i calciatori della Roma impegnati nel Mondiale è stato bellissimo. Tutto questo per me è un grande segno di come sia cresciuto questo sport, anche vista la copertura mediatica qui negli States”.

Non vediamo l’ora di vederti qui a Trigoria, magari sul campo d’allenamento.

“Anche io non vedo l’ora di tornare, sono molto onorata per essere stata scelta e farò del mio meglio per questo club”.

Fonte: roma radio

edwin iacobacci

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