Dan Meis, l’architetto che ha progettato lo stadio della Roma, sarà incaricato dalla nuova proprietà del Bologna per progettare anche la nuova “casa” della squadra rossoblù. Queste le sue dichiarazioni:
Architetto, ha mai visto lo stadio?
«Dal vivo no, ma chiaramente l’ho studiato a fondo in foto. Ho visto sia l’impianto che l’area attorno. Ma vengo a vedere il Dall’Ara dal vivo e mi tratterrò per la partita. Scatterò molte foto, voglio sapere tutto e posso capire l’effetto, le potenzialità e le criticità dell’impianto e dell’area solo in un giorno di partita, con i tifosi dentro e fuori».
Ha già un’idea di come sarà il nuovo Dall’Ara?
«Sarà unico, ma non è tanto per dire. Lavoreremo rispettando la storia e questo di per sé lo rende già unico. Molti chiedono di inserire nei nuovi stadi qualcosa che richiami il passato, ma a Bologna non c’è bisogno. La Torre di Maratona e l’anello di mattoni rossi che circonda lo stadio saranno la base del nuovo progetto: il passato che si fonde e rinasce nel futuro».
Quali sono tre punti non negoziabili per il nuovo impianto?
«Il primo è togliere la pista, le tribune devono essere attaccate al campo. Il secondo è la sicurezza: l’ambiente deve essere adatto alle famiglie. Il terzo è che lo stadio deve incutere timore agli avversari: li deve intimidire».
Come farà a far paura agli avversari?
«Il modo in cui saranno posizionati i tifosi è fondamentale. Questa sarà la casa del Bologna, non solo un posto dove il Bologna gioca. È casa nostra, ospitale per noi, ma non per gli altri: qui tutti devono sentire la paura appena entrano».
Ha già idea di quale potrà essere la capienza del nuovo impianto?
«Non mi piacciono gli impianti troppo grandi. Per la Roma ho disegnato uno stadio da 52 mila posti, estendibili fino a 60 mila. La casa del Bologna deve essere su misura per le esigenze del club. Vedere lo stadio esaurito trasmette sempre molte certezze: credo che un buon compromesso possa essere sui 35 mila».
C’è uno stadio a cui si ispira?
«Come ho detto Bologna sarà un pezzo unico nel mondo, proprio perché ha peculiarità uniche, come la Torre. Molti stadi sono costruiti da zero, ma la storia va rispettata. Non si arriva in un posto e si azzera tutto. Si recupera, si fonde, si migliora. Non vengo dall’America per togliere, ma per aggiungere qualcosa a quel che già c’è. Uno stadio a cui mi ispiro? Mi piacerebbe che il Dall’Ara diventasse come lo stadio di Baltimora: un esempio per gli architetti di tutto il mondo. Spero che quello di Bologna abbia lo stesso grande successo»
Fonte: corrieredibologna
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