Parla il tattico della Sampdoria, Emilio De Leo, che affronterà i giallorossi e proprio per questo ha visto l’ultima partita della Roma contro il Bayer Monaco.
State dando ai giocatori qualche lezione di tedesco? «Qualche suggerimento la partita ce l’ha dato, ma ce lo teniamo per noi… sicuramente ci ha detto che il Bayern è forte e la Roma è una squadra di personalità abituata a dominare le partite. Se però si riesce ad affrontarla con capacità tecniche emotivazionali forti, puoi pensare di minarne i meccanismi e avrai quindi più chance di fare risultato. Il Bayern c’è riuscito, noi siamo la Sampdoria, bisogna fare le debite proporzioni» .
Che cosa vi ha colpito del 7-1? «Innanzitutto la capacità del Bayern di essere aggressivo e di comprimere la Roma nella propria metà campo. Hanno fatto un pressing feroce e immediato già sui difensori giallorossi, grazie a mezzi tecnici di livello superiore e a una forte personalità. Ne è conseguita una capacità del Bayern di recuperare palla in zona altissima, facendo in modo che la Roma non riuscisse nemmeno a pensare alle linee di uscita. Robben, soprattutto nel primo tempo, gli ha creato problemi, ma hanno anche trovato tempi e modi giusti per aggredire le maglie della linea difensiva della Roma. Come concetto: se mini le certezze tattiche e di personalità di un avversario, hai più chance» .
Rispetto al campionato scorso è cambiato il gioco della Roma? «Nella sostanza no, è simile. Però ha interpretazioni leggermente diverse a seconda di chi gioca. Totti è diverso da Destro, Gervinho da Ljajic,adesempio.Hannodei principi di gioco elastici. Certamente però sono più rodati, hanno maggiore dimestichezza con il modulo».
È cambiata più la Samp, semmai, dal 4-2-3-1 al 4-3-3. «Noi abbiamo cambiato modulo anche nell’ottica di riuscire a gestire meglio determinate situazioni.Nella scorsa stagione talvolta nella nostra volontàdigiocarcelasemprecontuttisiamostatiunpo’troppogaribaldini, troppo sfrontati. Questa stagione l’inserimento di alcuni elementi più esperti uniti all’anno in più dei nostri giovani ci ha portato una maggiore maturità. Ora dovremmo riuscire a gestire tutto con meno ansia».
Si può dire però che per filosofia di gioco Mihajlovic e Garcia siano due tecnici di impronta europea. Roma-Samp è una partita che esula un po’ dal panorama della A. «Io credo di sì. Sampdoria e Roma sono accomunate dalla voglia di vincere attraverso il gioco, dal volere fare la partita. Ci sono tutti i presupposti per assistere a una sfida divertente, anche per il pubblico. Qui da noi si pensa ancora molto al primo non prenderle, a come chiudere tutti gli spazi gli avversari. È vero, la nostra difesa ha dei numeri importanti, apparentemente qualcuno potrebbe pensare che ragioniamo un po’ più sull’equilibrio che sulla fase d’attacco.Ma non è vero, ancora stamattina (ieri, ndr) ci siamo allenati un’ora a costruire la manovra con difensori e terzini».
Samp-Roma filosoficamente come Roma- Bayern? «Un po’ sì. Una spiegazione di Roma- Bayern: quando in Europa trovi una squadra che gioca come te ma è più forte, hai problemi».
È forse anche più divertente preparare una partita contro una Roma, piuttosto che contro una formazione difensivista. «È diverso. Prepararsi a una squadra che si chiude significa anche allenare la pazienza, sapere che in 90’ magari ti potrà capitare una sola occasione e non la puoi sbagliare. Una squadra più forte ti mette apprensione, ma paradossalmente ti concede anche opzioni offensive maggiori, se sei bravo a sfruttarle. Aggiungo però che tra le cosiddette grandi, JuventuseRoma sono un gradino più su».
Quanto il rigore tattico può colmare un gap tecnico? «Può ridurre il fattore imprevedibilità legato alle qualità degli avversari. Una squadra bene organizzata può concedere a un’avversaria forte magari 3 palle gol anziché dieci. E poi, aggiungo, in partite come quella di sabato contano molto la motivazione, l’approccio, l’atteggiamento. E da questo punto di vista Mihajlovic è un maestro, con lui non sono ammessi cali. Sabato il punto di partenza sarà essere umili e organizzati».
E poi non c’è solo un Totti da fermare, ma anche Gervinho, Iturbe, De Rossi… «È vero, però faccio notare il salto di qualità che gli ha fatto compiere Garcia. Penso che il tecnico francese stia portando avanti un percorso nato con Zeman e proseguito con Luis Enrique, criticatissimo qui in Italia. La Roma di oggi è nata lì».
State lavorando molto sullo spazio tra le linee. «Perchè lì possiamo dare problemi alla Roma. Per fare questo devono lavorare in sintonia tutti i reparti».
Per chiudere, che si può fare per disturbare la Roma? «Essere aggressivi, con equilibrio. Applicare i nostri principi di gioco con rigore, pur conservando quella leggerezza di volercela giocare con tutti.Epoi vogliamo stare lì in classifica, cominciamo a tenerci».
Fonte: XIX Secolo