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AS ROMA Cassetti: “Il gol al derby è la cosa più bella che il destino potesse regalarmi”

Marco Cassetti e quell’esultanza storica

Queste le parole di Marco Cassetti, ex terzino giallorosso, protagonista della settima puntata di Roma Slideshow:

La sua maglia 77:

“Il mio numero, il mio anno di nascita, ho cominciato a indossarlo quando sono arrivato a Lecce e poi ho cercato sempre di portarlo con me. Qua a Roma me lo ricordano sempre per il gol al 77′ nel derby, meglio il destino non poteva offrirmi”.

La Lumezzane:

“La mia prima squadra professionistica, dove sono tornato e da dove sono stato lanciato nel grande calcio, prima del Verona. Sono molto legato ai loro dirigenti, fa parte della mia città, è una cosa a cui sono molto legato”.

Il Verona:

“Mamma mia che capelli (ride, ndr)! Venivo dalla C, arrivare in massima serie col Verona che aveva investito tanto, c’erano Mutu, Camoranesi, Gilardino, Oddo, Ferron, i Colucci… il primo anno non è stato positivissimo, quando ho cominciato a giocare è arrivato un brutto infortunio che mi ha tenuto lontano dai campi per 10 mesi, è stata la prima squadra in Serie A per me, veramente un bel ricordo. Ho giocato con grandi campioni che si sono affermati, Camoranesi è stato campione del Mondo e a Verona era uno sconosciuto”.

Il Lecce:

“Un’altra parentesi molto bella, tre anni fantastici anche sotto l’aspetto dei gol, ne ho fatti 9. 4 il primo con Delio Rossi e 5 il secondo anno con Zeman, poi siamo retrocessi. Ci sono stati problemi dall’inizio, abbiamo cambiato tanti allenatori. Sicuramente un ricordo molto molto gradevole”.

Zeman:

“E’ stato un po’ un rapporto non dico burrascoso, ma è stato quello che mi ha fatto giocare con più insistenza come terzino. A inizio stagione mi aveva parlato, se avessi fatto quel ruolo avrei potuto raggiungere la Nazionale, ha visto il futuro. In quell’anno sono stato convocato per la prima volta e devo ringraziarlo. E’ amato dagli attaccanti”.

La Roma:

“La grande squadra, campioni come Panucci, Rodrigo (Taddei), Matteo Ferrari… l’Italia aveva appena vinto il Mondiale. Ricordo il primo giorno in palestra con Tonetto, che avevo conosciuto a Lecce. La parentesi più grande della mia carriera. Ho passato sei anni con la Roma, sei anni favolosi, anche se non abbiamo vinto lo scudetto quando ce n’è stata l’occasione”.

Il gol a Milano contro l’Inter:

“Nel giorno in cui pensavano di festeggiare la vittoria dello scudetto… un’enorme soddisfazione da parte nostra, abbiamo dimostrato che potevamo competere con loro, pur non avendo lo stesso budget”.

La Coppa Italia:

“Ne abbiamo vinte due e perse due. Il mio primo trofeo, non è che sono tantissimi. Vincere la Coppa Italia a San Siro contro quell’Inter ha rispecchiato che non eravamo inferiori a loro. Purtroppo in campionato eravamo partiti in ritardo e siamo riusciti a mettergli un po’ di pressione solo alla fine. Sicuramente un trofeo importante che conservo a casa con molto affetto”.

Spalletti:

“E’ stato l’allenatore che mi ha voluto qui a Roma, non posso che ringraziarlo. Mi ha fatto conoscere un calcio diverso, il calcio di provincia è un conto, giocare nella Roma è un’altra cosa, un’altra vita. Un altro tipo di calcio, di pressione, con lui abbiamo espresso un calcio esportato anche all’estero”.

Il gol di Totti a Genova:

“E’ tutto merito suo. Ha fatto un gol incredibile. Su un mio lancio, ma solo un pazzo avrebbe tirato da lì di sinistro. E’ talmente consapevole della sua forza che non c’ha pensato un secondo e ha fatto questo gol che forse reputa il più bello. Sono contento di far parte di questo gol. L’ultimo passaggio l’ho fatto io. Mi ricorderò il pubblico di Marassi, che si è alzato e ha applaudito Francesco, si vede poco”.

La Supercoppa vinta:

“Sempre a Milano con l’Inter. Penso che abbiamo meritato sul campo, in quegli anni era una lotta tra Roma e Inter, loro erano più continui sul campionato lungo, ma in partita secca abbiamo spesso detto la nostra. Un altro tipo di trofeo, da mettere in bacheca”.

Il gol a Lisbona:

“Grande soddisfazione, primo gol in Champions League, dopo quattro minuti. Era una partita molto importante, dovevamo fare risultato e questo mio gol ha contribuito. Il mio gol più bello, nella competizione più bella”.

Il Manchester United:

“Che brutte cose… Rooney è un grandissimo giocatore, ma il Manchester United è stata la più grande macchia della mia permanenza a Roma, soprattutto quel 7-1 ci ha fatto veramente male. Anche se ricordo molto bene l’andata, in cui avevamo dominato ed eravamo usciti solo col 2-1. Sicuramente giocare partite di questo tipo contro una grande come lo United era una soddisfazione incredibile”.

Vucinic:

“Eravamo anche in camera assieme. Bisogna saperlo prendere, è un personaggio particolare. A volte chiedo alla compagna come abbia fatto a sposarlo. Come calciatore ha delle qualità che pochi hanno. Un po’ altalenante sicuramente, basta vedere le sue partite qua a Roma. Alternava grandi giocate a momenti di pausa, l’unico suo difetto. Un talento straordinario”.

La squadra in maglia Virtus:

“Una partita di basket al Palalottomatica, un evento benefico. Vedere il Peq vicino a Gigli fa sorridere. Era un giocatore straordinario, ho visto perdergli pochi palloni, aveva una capacità di possesso incredibile. Aveva le chiavi del centrocampo, con Daniele creavano la coppia perfetta”.

Un tiro a basket:

“Non è il gioco che fa per me (ride, ndr). Mi diverto, da bambino avevo giocato a minibasket, mi è rimasto poco”.

De Rossi:

“Daniele è un’altra persona a cui sono molto legato, ci sentiamo spesso, anche quando ho lasciato la Roma. Parlavamo anche di football americano, siamo entrambi appassionati. Tantissime volte la sera andavo in camera sua, giocavamo alla playstation. Un amico”.

Catania-Roma:

“Un’altra parentesi non felice. Diciamo che non dipendeva più da noi, però eravamo arrivati in un ambiente ostile per una partita di calcio, abbiamo avuto la fortuna di essere andati in vantaggio con Mirko, che poteva regalarci lo scudetto. Poi le notizie giunte da Parma ci hanno scombussolato a livello mentale”.

La seconda Coppa Italia:

“Questa volta in casa, la finale si giocava a Roma. E’ stata un’altra soddisfazione soprattutto perché l’abbiamo vinta davanti al nostro pubblico. A Milano c’avevano raggiunto tantissimi tifosi, ma vincere nel tuo stadio dove giocavi tutte le domeniche è stata un’altra grande soddisfazione”.

Il gol nel derby:

“Il derby non lo puoi capire se non lo giochi. Non riesci a capire e a esprimere cosa ti può passare per la mente quando vedi la palla entrare. E’ impossibile da spiegare, devi viverlo. Nasce dal profondo, quando arrivi a Roma la prima cosa che ti dicono i tifosi è di vincere il derby. Quello è l’imperativo che deve avere la squadra. Farlo al 77′, in un derby molto tirato, l’anno in cui abbiamo sfiorato lo scudetto e loro non navigavano in buone acque… per il tifoso romanista era l’apice. Un gol che mi rimarrà dentro e tutt’oggi i tifosi della Roma mi ricordano”.

L’esultanza:

“Avrei voluto fare duemila cose, mi sono fermato a quell’immagine. Nemmeno io ci credevo. Mi ha fatto piacere l’abbraccio dei compagni, di Bruno Conti, di tutti quelli che erano allo stadio. E’ stata una soddisfazione maggiore”.

Il gol con l’Atalanta:

“Il 2-0 che ci ha concesso di vincere ed essere primi in classifica. Gol da attaccante vero sull’assist di Francesco, è rimasto lì. Un sogno che è rimasto a metà, purtroppo non è bastato. E’ servito per superare l’Inter, ma non per portare a casa un sogno”.

La classifica a fine partita:

“Fa male rivedere queste immagini. Avrei preferito vederla all’ultikma giornata. Ricorderò sempre l’atmosfera che c’era in quelle ultime partite allo stadio, una cosa indescrivibile. Sentivi soffiare da dietro ottantamila persone. Loro sono stati fantastici in tutti i sei anni che ho passato alla Roma. Quest’annata con Ranieri penso sia stata la migliore che hanno visssuto i ragazzi della curva e anche noi”.

Roma-Sampdoria:

“Ecco… io la brucerei. Una partita che sto cercando di cancellare. Troppo strana. La partita in cui abbiamo giocato meglio sotto la guida di Mister Ranieri. Primo tempo poteva finire 4 o 5-0, non c’era stato concesso un rigore per un mani di Zauri, grandi parate di Storari. Loro nel secondo tempo con due azioni hanno ribaltato una partita che sembrava impossibile. Era l’ultimo grande scoglio che avevamo davanti e lo si è visto. Francesco con le mani nei capelli, Philou che piangeva in panchina. Mancavano quattro o cinque partite. Vedevamo difficile poter riprendere la testa. Poi abbiamo messo tutto noi stessi per vincere le altre, ma anche l’Inter fece lo stesso. Cose che fanno male”.

La famiglia:

“I bambini sono cresciuti. Non capisci l’importanza della vita finché non hai un figlio. Spero di riuscire a dare loro un’educazione che venga riconosciuta dalle altre persone. Loro sono tutto”.

L’ultima partita, a Cesena:

“Entrai nel secondo tempo. L’unico grosso rammarico è che l’anno con Luis Enrique non sono stato utile alla causa. Stavo ancora bene, il mister non mi vedeva come esterno ma come centrale difensivo. Non condividevo questa scelta, anche perché avevo davanti grandi giocatori che avevano fatto il centrale com Heinze, Juan, Burdisso, Kjaer. Vedevo poche possibilità di ritagliarmi uno spazio in quel ruolo. E’ andata così, non sono uno che fa polemica, finché il gruppo va bene non sono quello che rompe le scatole per una cosa personale. Ho cercato di applicarmi in quello che lui riteneva fosse il mio ruolo. Ho fatto 7-8 presenze, ero abituato a farne di più”.

Watford-Leicester:

“Dovreste rivedere questa partita, può succedere solo in Inghilterra. Semifinale playoff, perdemmo la gara di andata 1-0 col Leicester. In casa andammo in vantaggio con un gran gol di Vydra, poi loro pareggiano. Torniamo in vantaggio, ma non esiste il gol doppio in trasferta. Era il recupero, l’arbitro si inventò un calcio di rigore, col 2-2 sarebbero andati in finale. Almunia fa questa parata, rinvio la respinta, il nostro esterno fa un controllo incredibile e segnamo al 96′. In 10 secondi cambiò la storia, dall’eliminazione alla finale diretta. Può succedere solo lì. Ho visto altre partite anche in League One. Watford è stata un’esperienza molto positiva. Ho conosciuto una cultura diversa.La B inglese si basa sulla fisicità, ma con Zola esprimemmo un ottimo calcio”.

I ritorni a Trigoria:

“Sono contento che mister Garcia e la società mi abbiano concesso questa opportunità di tenermi in forma in questo periodo da svincolato, in attesa di una squadra che possa chiamarmi. Voglio farmi trovare pronto e non lasciare nulla di intentato. Poi se non arriverà la chiamata troveremo altre strade, anche se una ce l’ho ben impressa ed è quella di fare l’allenatore”.

Fonte: roma tv

 

edwin iacobacci

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