(M. Pinci) Due ultrà russi feriti, altri tre arrestati perché in possesso di armi da taglio, incidenti nelle strade intorno allo stadio e un ping pong di fumogeni tra la curva e il settore ospiti. Il ritorno della Roma in Champions coincide con il ritorno della violenza all’Olimpico. Scene di ordinaria follia ampiamente previste, eppure ancora una volta la prevenzione ha fatto fiasco. Soprattutto fuori dall’impianto, dove una delle vie di accesso s’è trasformata in teatro di scontri fin dalla serata. A infiammare la notte un gruppo di tifosi russi nazionalisti dell’ultradestra, venuti a contatto con ultrà romanisti. Bilancio rosso sangue, nonostante i propositi di arginare le «spirali di violenza» sbandierati dalla curva sud romanista in un comunicato il 30 agosto: due feriti tra gli ospiti, il primo accoltellato al torace e all’addome è stato trasportato in ospedale, ma non è in pericolo. Come il secondo, colpito alla testa sempre prima del match con una bottiglia rotta.
Ora l’Uefa dovrà decidere se prendere provvedimenti. Persino i giocatori in fondo si sono fermati, attoniti, quando le intemperanze sono scoppiate all’interno dell’impianto mettendo alle corde gli steward: dopo una settantina di minuti un gruppo di russi ha iniziato a scaraventare verso la curva nord romanista cinquesei bengala innescando il botta e risposta. Inevitabile l’ingresso nel settore ospiti della polizia in tenuta anti sommossa. Tre gli ultrà ospiti arrestati per gli incidenti dentro lo stadio. Tutti armati di lame.