(F. Bianchi) – Ripartono i duellanti. Scattano le lepri per una prova di fuga. Roma e Juventus, in rigoroso ordine di discesa in campo, sono i gustosi aperitivi del campionato che riprende dopo la sosta nazionali. All’esordio hanno regalato una vera prova di forza. Stasera sono chiamate a ripetersi per affermare che la questione scudetto sarà una lunga sfida a distanza tra loro. Ci vuole una ripartenza decisa, perché arriva la Champions e con essa il primo tour de force di stagione: 6 sfide da qui al 30 settembre, in pratica una ogni 3 giorni. Certo, usare il termine ripartenza suona blasfemo per Roma e Juve che amano comandare il gioco, dominare l’avversario.
Doppio impegno, doppia rosa La squadra di Rudi Garcia, se vogliamo, ha impressionato di più alla prima giornata. Per l’avversario più tosto, la Fiorentina, liquidato con discreta facilità, e per il gioco che corre già fluido e spettacolare. Ma anche la Juve contro il Chievo ha dato l’impressione di non risentire affatto del cambio di panchina. In questa seconda giornata influiranno tanti fattori: la condizione dei reduci dalle nazionali (un esercito per le due squadre), infortuni e voglia di turn over. E i rivali, ovvio. Stavolta è la Roma ad avere un esame più semplice. Tanto che con l’Empoli Garcia pensa di spendere Destro e far riposare Totti in vista Champions. Come minimo sarà staffetta. Ci sono altri dubbi di formazione ma il tecnico non vuol sentire parlare di turn over: «Non ci sarà una Roma 1 e una Roma 2. Il ciclo di gare da qui a fine mese è intenso, ma la stanchezza sarà semmai dalla quarta in poi». E poi a ribadire il concetto ci scherza su: «Non ricordo nemmeno con chi giochiamo mercoledì». Comunque Garcia ha l’occasione di sfruttare l’ampia rosa (due giocatori e anche più per ruolo). E trovare soluzioni a quello che sembra al momento l’unico difetto: gli esterni bassi. Il gap con la Juve è di certo diminuito, se non cancellato. Col tempo però vedremo come la squadra reagirà al doppio impegno. Non dimentichiamolo: Garcia l’anno scorso non aveva le coppe.
Ancora a 3 Il problema della Juve invece sarebbe il cambio allenatore. Sarebbe perché alla prima uscita col Chievo è filato subito tutto liscio. Con lo stesso sistema di gioco utilizzato da Conte. Casomai la differenza s’è vista nell’atteggiamento: pressing meno alto, più possesso palla. Allegri è un tecnico intelligente: ha giocato sulla falsariga di martello Antonio perché aveva parecchi infortunati e perché all’inizio meglio non rischiare rivoluzioni. Anche con l’Udinese la Juve giocherà con la difesa a 3: mancano ancora Barzagli (in panca?) e Chiellini, gli uomini giusti per passare a 4. Per tacere di Vidal, ko. Troppi uomini chiave out per cambiare. E in più il dubbio se far riposare anche Tevez per riproporre Coman. Ad Allegri non piace il discorso tattico: «Anzitutto non è che la difesa a 3 è di un allenatore e quella a 4 è di un altro. Io le squadre le faccio in base alla caratteristiche degli uomini di cui dispongo». Va bene. Ma di sicuro Allegri vorrà dare il suo imprinting. Intanto però meglio non abbandonare la via vecchia al suo primo esame davanti ai tifosi orfani di Conte. E contro il tabù Stramaccioni poi. In tre derby ci ha perso due volte e pareggiato una. Con l’aggiunta che Strama è stato il primo, con l’Inter, a violare lo Juve Stadium. L’Udinese dell’eterno Di Natale è un bel banco di prova. Il sale sulla ripartenza.
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