L’ESPRESSO Vine, il social network che fa paura alla Serie A

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(F. Formica) – E adesso andatelo a dire a quei ragazzi, che dovranno tenere lo smartphone nel borsone da calcio fin quando non torneranno a casa. Il dieci settembre scorso la Lega Serie A ha riunito i responsabili delle aree comunicazione dei venti club del massimo campionato e il messaggio è arrivato chiaro: i calciatori e gli stessi club non potranno pubblicare sui social network alcun video pre o post partita. Quindi niente mini-clip dagli spogliatoi per mostrare ai fan le maglie piegate sugli scaffali di legno e pronte per essere indossate, niente riscaldamento pre-gara sotto la curva dei tifosi adoranti. Sono stati messi al bando anche i video dei calciatori che scendono dal pullman e si dirigono verso gli spogliatoi.

Tutte “chicche” che mandano in visibilio i tifosi ma molto meno la Lega Serie A, Mediaset e Sky. Perché anche le immagini del pre e del post partita sono coperte da diritti televisivi, che le due piattaforme tv hanno pagato profumatamente pur di poter trasmettere in esclusiva.

In fondo è tutta colpa di Vine. Il social network, di proprietà di Twitter, permette di girare micro-video di sei secondi e di condividerli in tempo reale. Se all’inizio erano in molti a chiedersi quale fosse l’effettiva utilità di Vine, i tifosi di calcio hanno presto fornito una validissima risposta. Può servire, ad esempio, a riprendere il televisore con lo smartphone e pubblicare il replay di un gol nel giro di pochi secondi. Ma non solo: esultanze, giocate spettacolari, risse in campo: tutto ciò che di virale può offrire una partita di pallone viene immesso su Vine e fagocitato da decine di migliaia di persone in tempo reale. È quel che fa ogni giorno anche l’account Twitter Football Vines, seguito da quasi 570.000 persone. “Non rivendichiamo alcun diritto di proprietà dei contenuti che pubblichiamo”, scrivono nella “bio”, i proprietari dell’account.

 Possono sei secondi di video pixellato minacciare l’esclusiva di emittenti tv che trasmettono dirette in super-HD? La risposta non è così ovvia, se è vero che le stesse Roma e Juventus ci sono cascate, pubblicando sui loro account Vine pillole dagli spogliatoi e persino dal campo, prima e dopo partite ufficiali di Serie A. Tecnicamente, due club di calcio hanno violato l’esclusiva di emittenti televisive che pagano proprio per trasmettere le partite di quegli stessi club. “Sono due anni che pubblichiamo questi contenuti” fanno sapere dalla AS Roma, “ma dopo Roma-Fiorentina (la prima partita della stagione 2014-2014 disputata lo scorso 30 agosto ndr) la Lega Serie A ci ha fatto notare che quei video ponevano una questione di diritti. Così ci siamo fermati”. Il fatto che abbia impiegato due anni per accorgersene è indicativo di come il social network non sia stato, almeno finora, al centro dei pensieri della Lega Serie A. E altri club italiani hanno avuto la stessa idea della Roma, anche se a Trigoria sono stati i primi.

L’incontro del dieci settembre tra Lega e club nasce proprio dall’esigenza di chiarire questo punto: le immagini del pre-partita appartengono a chi ha acquistato il diritto di trasmetterle. Né i club, né i calciatori possono violarlo. Neanche per sei secondi.

Non c’è motivo di dubitare che le società e i loro tesserati si adegueranno al diktat della Lega. Ma pensare che lo facciano anche i tifosi di calcio sparsi in tutto il mondo è pura utopia. Ne sa qualcosa la Premier League: il massimo campionato inglese ha chiesto ai propri fan di non pubblicare video Vine né Gif animate delle partite. “So che può sembrare un atteggiamento da guastafeste, ma il nostro dovere è quello di proteggere la proprietà intellettuale” ha detto alla Bbc Dan Johnson, direttore della comunicazione della Premiership.

Ebbene, già dai primi minuti della stagione 2014-2015 gli inglesi hanno capito che la battaglia sarà dura, lunga e dall’esito incerto visto che le immagini hanno cominciato a circolare pochi minuti dopo il gol inaugurale dello Swansea contro il Manchester United.

E in Italia? A parte l’incontro con i club la Lega Serie A non ha ancora fatto dei passi ufficiali anche se da Milano assicurano che “il tema Vine è presente in agenda” e che adotteranno “le soluzioni più opportune per contrastare l’uso non autorizzato di contenuti protetti”. Negli scorsi anni la Lega Serie A ha portato a casa un buon risultato collaborando con YouTube, dove pochi minuti dopo il fischio finale venivano caricati gli highlights del match, in barba a quelli che, la mattina dopo, sarebbero stati pubblicati dai giornali online utilizzando il player video ufficiale della Lega.

YouTube ha sviluppato infatti la tecnologia del content ID, una specie di “carta di identità” che contraddistingue i file già caricati dal proprietario dei diritti e consente di identificare in modo automatico i video inseriti illegalmente. Il titolare dei diritti – in questo caso la Lega Serie A – può scegliere se far cancellare il video (ciò che accade ogni settimana), disattivare l’audio o persino sfruttare a suo vantaggio il traffico di utenti inserendo annunci sul video “galeotto”.

A fare il lavoro sporco per la Lega ci pensa anche l’agenzia inglese Friend andando a caccia di flussi streaming illegali utilizzando la tecnologia del “finger printing”, che consente di sovrapporre in modo automatico il flusso di immagini “ufficiali” a quelle trasmesse online. Per lo streaming gli esiti sono però meno trionfali visto che su YouTube è ormai molto difficile trovare i gol della partita di Serie A appena conclusa, mentre è piuttosto semplice trovare in giro per la rete un sito che trasmetta la diretta.

“Vine non dispone ancora di tecnologie come il content ID – spiegano all’Espresso dalla Roma – e non c’è la possibilità di rivendicare i diritti su un video, come invece permette di fare YouTube”. In realtà la società giallorossa non pare particolarmente turbata dall’utilizzo che molti tifosi fanno di Vine. “Parliamo di video che già un’ora dopo la fine del match non ha più senso guardare, visto che le televisioni in chiaro mostrano le immagini dei gol in alta definizione. Fino a qualche anno fa YouTube costituiva sicuramente un pericolo maggiore”.

Dalla Juventus – che come Roma, Milan e altri club della massima serie ha un account ufficiale Vine – fanno sapere che “trattandosi di diritti Tv, queste sono tematiche che fanno capo alla Lega Serie A”.

Twitter, che di Vine è proprietario, ha scelto di non commentare, limitandosi a dire che “gli utenti Vine non possono pubblicare contenuti che ledano i diritti d’autore, trademark o privacy” e che l’azienda sta lavorando “insieme ai proprietari di contenuti” per affinare il meccanismo di segnalazione di video illegali. Tradotto in parole povere, significa che, una volta ricevuta una segnalazione dalla Lega Serie A il social network cancella i video “incriminati”. Con la Premier League è già successo ed è probabile che accadrà sempre più spesso. È la procedura del notice and take-down.

Del resto, Twitter non avrebbe altra scelta: “La normativa italiana dice che il provider (in questo caso Vine) non ha l’obbligo di vigilare sui contenuti inseriti dai propri utenti e quindi non debba intervenire a meno che non ne sia a conoscenza”, spiega l’avvocato Antonino Polimeni, esperto di diritto d’autore e tematiche legali su web. Significa che se un club o una lega calcistica fanno sapere a Vine che un micro-video è stato pubblicato illegalmente, Vine è responsabile civilmente in caso di mancato intervento.

Ma è anche una questione di tempo. Per ottenere il risultato sperato, la Lega Serie A (o un’agenzia incaricata) dovrebbe sorvegliare Vine in tempo reale. Un’impresa titanica. “La procedura di notice and take down dovrebbe essere fatta in pochissimi minuti – continua Polimeni – non ha alcun senso rimuovere il video di un gol da Vine due ore dopo la fine della partita, perché parliamo di una piattaforma che viene fruita in pochi secondi”. La battaglia di Vine sta per iniziare anche in Italia. Ne vale la pena? A fine stagione avremo il primo verdetto.

Fonte: L’Espresso

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