(G. Isman) – “Lo ammetto: mi piacerebbe essere il primo a cantare in quella che sarà la nuova casa giallorossa, e di certo non mancherà “Grazie Roma”. Poi Tor Di valle è un posto che ha già portato fortuna alla nostra squadra: spero che quella canzone che risuona all’Olimpico quando la Roma vince, si possa ascoltare tante volte nel nuovo stadio“. Antonello Venditti in quella zona ci ha già suonato una volta. “Era l’ottobre del 2000: era da poco cominciato il campionato che avrebbe portato il terzo scudetto. Sì, portò bene quell’ippodromo. E altrettanto può fare lo stadio”.
Entro tre anni però la Roma avrà una nuova casa. Venditti, è favorevole o contrario?
“Favorevole, anzi favorevolissimo. È importante che lo stadio si faccia e dia lustro a questa città che di contemporaneo, a parte Parco della Musica e Maxxi, non ha molto”.
Ma lo stadio sarà più utile alla Roma o alla città?
“Così com’è concepito, serve a entrambi: alla squadra per avere una casa comoda e sicura dove riportare alle famiglie non soltanto alle partite ma anche a concerti e altri eventi che la nuova struttura ospiterà. E alla città per essere più moderna”.
Già la musica: si candida a essere il primo a suonare nel nuovo stadio?
“Assolutamente sì, sarebbe come per Totti mettere per primo lo scarpino sull’erba. Poi la nuova struttura potrà essere davvero moderna, come a Toronto dov’è polifunzionale, dal ghiaccio all’erba. Dovrà essere all’altezza della città del futuro”.
Eppure lei non aveva nascosto le sue perplessità quando la Roma fu acquistata dal gruppo americano di Pallotta
“Il presidente si sta meritando la cittadinanza onoraria: investire oltre un miliardo in una città piena di debiti non è da tutti. Si è dimostrato più romano di tanti imprenditori della Capitale. C’è un vecchio detto: non è romano chi a Roma nasce ma chi da romano agisce”.
Restano due temi: gli altri stadi, il Flaminio e l’Olimpico. Lei li conosce bene. Che ne sarà di loro? Il Flaminio è ormai nel degrado
“L’Olimpico ha problemi strutturali, frutto di rifacimenti e sovrapposizioni architettoniche successive. È dedicato all’atletica leggera che però non ha manifestazioni in inverno: credo andrà riconvertito, e temo diverrà un peso enorme a cui dovrà pensare il Coni. Il degrado del Flaminio mi spiace: è una fantastica bomboniera. Per i concerti è decisamente meglio dell’Olimpico”.
Però dopo le polemiche per le schitarrate degli U2 è stato chiuso alla musica
“Basta girare il palco e nessuno si lamenterà. Anzi, ora che ci penso: finimmo a Tor di Valle perché ci fu negato il prato del Flaminio. In fondo, il nuovo stadio chiude un circolo e apre una nuova storia, tutta da scrivere e da suonare”.
Fonte: repubblica.it
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