“Lo stadio della Roma è un’occasione per la città di aprirsi al mercato e agli investitori stranieri”. Tommaso Giuntella, presidente del Pd romano, in un’intervista rilasciata al quotidiano online, difende le sue posizioni nella querelle sorta all’interno del suo partito attorno allo Stadio della Roma. Queste le sue parole:
Per le sue dichiarazioni in favore della realizzazione dello stadio della Roma, Il Messaggero, che ha avviato da tempo una campagna mediatica contraria all’opera che porterà la firma del costruttore Parnasi, le ha riservato un articolo in cui viene accusato di puntare alla ‘grande opera’ per capriccio. Si è fatto un’idea del motivo di un attacco così esplicito verso la sua persona?
In questi giorni ho dimostrato lealtà al partito e al sindaco Marino mantenendo la linea che era stata stabilita in merito. Credo che tanto astio sia stato suscitato dal mio chiaro riferimento ai conflitti di interesse tra imprenditori privati che si sono creati attorno all’opera. In relazione a questo alcuni miei colleghi di partito si sono lasciati strumentalizzare da interessi che non li riguardano al posto di agire per il bene di tutta la comunità. I cittadini devono avere chiaro quali sono gli interessi in gioco. Ripeto: il nostro compito è quello di appoggiare il partito e il sindaco massimizzando i benefici che la città può ottenere da un investimento simile e senza cadere prigionieri di schemi antichi. In quanto alle accuse avanzate nell’articolo, confermo: mi piace suonare il banjo, sono uno scout e ho studiato al Dante anche se ho molti amici che hanno frequentato il Mamiani. Un attacco violento e gratuito non può essere giustificato se non con una chiara malafede.
Nei suoi comunicati ha più volte fatto riferimento allo scontro tra interessi. È fin troppo facile pensare che il riferimento fosse solamente alla campagna mediatica che Il Messaggero sta portando avanti contro lo stadio. A cosa si riferiva in particolare?
Non possiamo nasconderci che in questa città sussistono forze imprenditoriali che costituiscono una ricchezza per la città ed è normale entrino in concorrenza tra loro anche se penso sarebbe meglio che questa non si faccia impedendo agli altri di lavorare ma avanzando offerte migliori. Quello che non è normale è che rappresentanti di un partito assumano posizioni politiche che al posto di rappresentare il partito stesso si prestano a dinamiche che non ci appartengono. Il nostro ruolo è quello di lavorare per rendere al massimo gli interessi dei cittadini. Non vorrei che dichiarazioni e interviste che puntano a minare la sicurezza di un investimento rappresentino un pericoloso precedente per Roma rendendola una città non in grado di aprirsi al mercato.
Sta dicendo che alcuni suoi colleghi di partito si sono lasciati strumentalizzare dalla campagna mediatica del quotidiano romano?
Sollevare perplessità è giusto ma bisogna fare attenzione per evitare di diventare i protagonisti di una campagna mediatica che mette in difficoltà il primo cittadino. Quando il Pd ha vinto le elezioni comunali abbiamo ottenuto un mandato di cambiamento per relegare al passato vecchie dinamiche, capi bastone e litigi sul potere in città. Non voglio dire che un investitore straniero può fare quello che vuole sul nostro territorio ma dobbiamo garantire alcune certezze. La vicenda dello stadio non deve diventare l’ennesima dimostrazione che in questa città gli investitori devono scappare.
Attorno alla vicenda dello stadio, con il rincorrersi di dichiarazioni dubbiose in merito alla sua realizzazione, il partito è sembrato entrare nel caos. Come spiega questa situazione?
Il caos lo si vuole dipingere ma la realtà è un’altra. Prima dell’estate il Pd romano si è riunito con i propri eletti chiedendo all’amministrazione garanzie in merito al progetto. Queste richieste sono state messe nelle mani del sindaco che ha portato avanti la trattativa. Secondo noi queste garanzie sono state ottenute e Marino ha portato avanti un ottimo lavoro. Questa è la realtà interna al partito. Se qualcuno poi ha opinioni differenti forse è meglio che le esterni nei luoghi consoni alla discussione e senza prestarsi a campagne stampa.
Entriamo nel merito dei dubbi avanzati. Dalla messa in sicurezza della via del Mare alla necessità di assicurarsi che la proprietà dello stadio sia della società calcistica As Roma passando per la mole delle cubature aggiuntive. Non condivide nessuna di queste posizioni?
Certo. Prendiamo l’esempio della sicurezza della via del Mare. Il coordinatore della maggioranza Fabrizio Panecaldo ha portato avanti un ottimo lavoro cercando di migliorare quanto ottenuto dal sindaco Marino. Si è riunito con l’assessore alla Trasformazione Urbanistica Giovanni Caudo, ha valutato le risorse disponibili e ha studiato le possibili soluzioni. Questo è il modo in cui deve proseguire il dibattito attorno all’opera: lavorare per ottenere maggiori garanzie per i cittadini.
Una domanda poco da politico e più da cittadino. Secondo lei quanto il tifo e l’amore per i colori giallorossi di questa città hanno influenzato la discussione attorno allo stadio?
Sono un grande appassionato di calcio ma credo che il tifo non abbia per niente influito. Stiamo parlando di un investitore straniero che vuole immettere in città un miliardo e mezzo di dollari. La fede calcistica con questo conta poco. Roma deve dimostrare di essere in grado di proseguire su questa strada. Tante capitali europee hanno effettuato un grande salto in avanti grazie a questo approccio ed è ora che anche Roma si affidi a una generazione in grado di sostenerlo.
Fonte: RomaToday.it