(A. Serafini) – Le confessioni di Balzaretti hanno riaperto una ferita che nel calcio non si è mai pienamente rimarginata. I progressi registrati dalla medicina nel recente passato fino ad oggi hanno soltanto diminuito la casistica dei giocatori costretti ad appendere gli scarpini al chiodo prima del dovuto o costretti a pagarne conseguenze più o meno gravi dopo il ritiro.
Come Batistuta, che appena pochi giorni fa ha raccontato il calvario passato a causa dell’usura procurata da una lunga carriera sui campi da calcio. Questioni genetiche che colpiscono muscolatura o articolazioni che negli ultimi anni hanno minato o cancellato il talento di grandi campioni.
Rimanendo ai giorni nostri salta agli occhi la situazione di Giuseppe Rossi, 27 anni compiuti lo scorso gennaio e l’obiettivo di superare la quarta operazione al ginocchio a cui si dovrà sottoporre proprio nelle prossime ore. Avrebbero potuto deliziare ancora a lungo gli stadi di tutto il mondo Ronaldo, tre operazioni subite alle ginocchia, e Van Basten finito sotto i ferri per ben 4 volte a causa di un problema alla cartilagine della caviglia che lo costrinse al ritiro a soli 30 anni dopo un biennio di vana riabilitazione.
Tempi diversi, ma futuro spezzato anche per Francesco Rocca, ricordato come uno dei terzini più forti della storia del nostro calcio. Dopo 5 interventi al ginocchio e una sciatalgia che non gli permetteva più di allenarsi, «Kawasaki» annuncio l’abbandono dai campi nel 1976 a 26 anni. Un elenco senza fine scremato negli ultimi decenni dai passi in avanti fatti soprattutto nelle tecniche ortopediche. Probabilmente si sarebbero allungate le carriere di grandi giocatori come il polacco Zmuda, in Italia avrebbero potuto avere un futuro sicuramente diverso Alvise Zago, Guerini, Bianchi e Spadoni giusto per citarne alcuni. Anche una leggenda come Roberto Baggio dichiarò di aver giocato per tutta la vita con un ginocchio e mezzo dopo il terribile infortunio subito appena diciottenne a Vicenza. Anche perché oltre alla predisposizione, il destino non guarda in faccia al talento o alle problematiche successive di un incidente a volte ritenuto meno grave del previsto.
Ne ha avuto riprova anche l’ex milanista Pato, finito in una spirale di ricadute muscolari poco spiegabili scientificamente. L’idea di mollare anticipatamente è stata spesso consigliata dai medici come nel caso di Casiraghi e Di Matteo, fermati (dopo il crack del ginocchio) alla soglia dei 30 anni per evitare rischi di artrosi negli anni a venire. Colpa del fisico o a volte anche della testa: la volontà e la determinazione non sono bastate all’ex ct Arrigo Sacchi, bloccato dallo stress nervoso che gli procurava il ruolo da allenatore.
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