(M. Pinci/M. Monti) – Il nodo intorno al nuovo stadio di proprietà della Roma? La proprietà stessa. Già, perché, dopo aver a lungo discusso sulle modifiche da apporre al progetto, proprio questo è stato l’argomento maggiormente trattato dal Pd romano nella riunione di martedì scorso in via delle Sette Chiese. Giovedì il giorno per l’atteso via libera da parte del Comune, che dovrà attestare lo stato di ‘pubblica utilità’ dell’opera. “Sarà una giornata molto importante. E’ un grande progetto per la città di Roma e per l’Italia intera che riporterà la Serie A dove merita di essere”, ha dichiarato James Pallotta alla radio ufficiale del club. “E’ il progetto italiano più grande dagli anni Venti ad oggi: parliamo di oltre un miliardo di euro con tutte le strutture ed i lavori annessi”.
Pallotta assicura dal pulpito della radio di stato di Trigoria che lo stadio e la Roma avranno la stessa proprietà: “Non c’è alcuna razionalità nei commenti che criticano una struttura proprietaria di questo tipo, necessaria per il finanziamento dell’opera. La proprietà dello stadio e quella del club saranno separate solo per motivi finanziari. E’ l’unico modo attraverso il quale si può finanziare un progetto del genere. Non avrebbe senso vendere lo stadio dopo due anni, sarebbe assurdo -continua il manager americano -. Questo tipo di accordo per lo stadio è la cosa migliore per la Roma. Attualmente il club paga 8 milioni di euro annui per l’affitto dell’Olimpico. Quando avremo costruito questo impianto, pagherà solo due milioni”. A dir la verità, Pallotta gonfia un pochino le cifre: i contratti firmati con il Coni per la gestione dello stadio prevedono infatti un esborso di 2 milioni e 400mila euro a stagione, cifra quasi sovrapponibile con quella che la Roma spenderà per la gestione della nuova struttura.
Certa è, comunque, l’intenzione del Presidente Pallotta di permettere al club di godere del nuovo impianto nel più breve tempo possibile, senza farsi scoraggiare dai tanti impedimenti affrontati anche solo in fase di progettazione:“Solitamente negli Stati Uniti non c’è tutta questa pianificazione che abbiamo svolto noi. Sapevamo che sarebbe stato un processo molto complicato e stiamo cercando di costruire uno stadio che attirerà anche una serie di eventi che continueranno a mantenere Roma una delle prime destinazioni al mondo. Negli Stati Uniti è diverso – spiega Pallotta – Quando si decide di costruire uno stadio, il processo inizia con la costruzione in sé”. Differenze sostanziali con l’Italia, dunque, dove tanti sono gli iter burocratici da seguire per il corretto svolgimento del processo di progettazione: domani il Comune fornirà il sì alla ‘pubblica utilità’ dell’opera. Poi bisognerà attendere circa sei mesi per la pronuncia definitiva della Conferenza dei Servizi che, a sua volta, dovrà discutere delle modifiche da apportare al piano regolatore (consigliate dal proponente) per realizzare le infrastrutture e le aree destinate ad uso commerciale.
Un percorso lungo che terminerà con il passaggio finale per la Convenzione Urbanistica, che non sembra però preoccupare Pallotta: “Non ho nessuna intenzione di mollare a meno che qualcuno non mi butti al fiume. Se si vuole una squadra forte è necessario uno sforzo a livello finanziario. I tifosi sono grandiosi e capiscono che lo stiamo facendo: vogliamo fare della Roma il più grande club al mondo. Sono ambizioso e nessuno di noi sarà soddisfatto fin quando non lo saremo diventati”. Al suo fianco, all’interno degli studi della radio ufficiale del club giallorosso, Mark Pannes, braccio destro di Pallotta nonché manager a capo del progetto stadio. Uscito lo scorso 7 agosto dal Cda del club capitolino per far posto all’ex uomo Disney Stanley Phillip Gold, Pannes è arrivato nella capitale lo scorso 31 agosto, atterrando a Fiumicino poco dopo l’ultimo acquisto del mercato giallorosso Yanga-Mbiwa. Giorni frenetici quelli che lo hanno visto definire gli ultimi dettagli prima della pronuncia favorevole del Comune, prevista per giovedì: “Totalmente falsi i commenti che ho ascoltato sulle speculazioni edilizie, il piano è ben ponderato e tutto ciò che stiamo facendo ha senso per Roma, non solo per la squadra ma anche per la città”.Pannes si è espresso anche in merito ad alcuni aspetti specifici, tra cui la scelta dell’area di Tor di Valle: “Uno dei criteri chiave per noi – continua Pannes – era scegliere un posto di Roma dove avremmo potuto cambiare radicalmente la zona. Non c’era già una struttura sportiva e abbiamo scelto Tor di Valle perché è il sito migliore non solo nella capitale, ma di tutto il Sud Europa, che permetterà alla gente di viverla quotidianamente. Ci saranno migliaia posti di lavoro ed è una grande opportunità di cui siamo molto orgogliosi”.
Chiusura sui tifosi, con un messaggio diretto dalla viva voce del Presidente: “Voglio che sappiate che siamo davvero seri. Sono di transizione nella Roma – ha detto Pallotta – io sono una piccola parte della storia del club. Siamo grati di essere nella più grande città del mondo e in quella che ritengo la maggiore squadra di tutto il panorama internazionale. Speriamo e siamo convinti che faremo il meglio al servizio della città di Roma“. Ed è l’auspicio di tutti.
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