(S. Canettieri) – Umberto Marroni, deputato Pd, quali sono i rischi dell’operazione Tor di Valle?
«Partiamo dall’inizio. La legge sugli stadi, che rimane troppo ambigua, è fatta per agevolare la ricapitalizzazione dei club e non per permettere operazioni immobiliari a società collegate. Lo dico subito: il Pd è per tutelare gli interessi della As Roma, quindi il Comune e la Regione devono fare in modo che l’impianto sia di proprietà della società, altrimenti si corre un grosso rischio».
Cioè?
«Che un domani Pallotta esca dalla Roma e che il club continui a pagargli l’affitto dello stadio: sarebbe una follia, lo spirito della legge approvata in Parlamento dice altro».
Oltre all’impianto, c’è il tema dei 900 mila metri cubi di cemento sulle sponde del Tevere. Non esisteva un compromesso migliore per il Comune?
«La zona si trova in un’area difficile e complicata dal punto di vista urbanistico e dei trasporti in generale, soprattutto, le cubature aggiuntive non rientrano nello spirito della legge».
Si spieghi meglio.
«Tolti i volumi per lo stadio, questa tecnicamente è una variante urbanistica bella e buona, non prevista dal Piano regolatore».
E’ un problema di strumenti urbanistici?
«A Tor di Valle si sta tentando di fare un’operazione ordinaria attraverso una legge straordinaria. Il Comune deve vigilare».
Le cubature, dice la legge, sono legate a una compensazione con le infrastrutture di interesse pubblico. Ma anche su questo tema si naviga a vista. Per molti, ormai anche nel suo partito, gli investimenti rischiano di essere insufficienti. Concorda?
«Bisogna fare un’analisi attenta su questo concambio tra cubature e infrastrutture. Dopodiché penso che le opere pubbliche, distinte dall’operazione stadio, anche se funzionali, andrebbero messe a gara con il meccanismo previsto dal Piano regolatore generale».
L’Aula Giulio Cesare potrà incidere sul progetto?
«Lo auspico. Perché come si vede la materia è molto complessa e delicata per la Capitale: ecco perché su un’operazione di questo genere è giusto che si esprima anche il consiglio comunale con un dibattito articolato di merito, non solo la giunta. Stiamo parlando di una scelta strategica non solo per il futuro della Roma, come squadra di caldo, ma di un’intera città».
Intanto, il Pd è in tilt. E Giuntella, il presidente del suo partito, si rifà al vecchio centralismo democratico: zitti e Mosca su Tor di Valle. Certi temi non si possono affrontare nel Pd?
«Il Pd è d’accordo a fare lo stadio della Roma, però la discussione è sul dove e sul come. Quindi Giuntella potrebbe convocare l’assemblea e agevolare un dibattito nel partito democratico, altrimenti anche la sua è un’opinione personale».
Fonte: Il Messaggero
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