NAZIONALE Conte si presenta: “Un privilegio essere il nuovo ct”, Tavecchio: “Condottiero della nostra rinascita”

Antonio Conte
Antonio Conte

Una trattativa delicata e complessa proseguita fino a notte, oggi finalmente la firma del contratto arrivata da pochissimi minuti. Antonio Conte è il nuovo commissario tecnico della Nazionale e parlerà nella conferenza stampa di presentazione alle ore 11.30. L’ex allenatore della Juventus ha firmato il biennale da 8,2 milioni solo questa mattina, proprio a ridosso del suo primo impegno ufficiale (i legali si stanno incontrando all’Hotel Parco dei Principi  per le ultime ore di riunione con i consulenti della Figc). Dopo la prima conferenza stampa, Conte si recherà al San Paolo per seguire in Napoli-Athletic Bilbao.

Fonte: gazzetta.it

Parola a Carlo Tavecchio che presenta il neo-ct e svela i retroscena della trattativa con l’ex tevìcnico della Juve:

“Ringrazio tutti per essere qui e firmiamo subito il contratto di fronte alla stampa.” Conte prende la penna e sigla il contratto come nuovo ct della Nazionale italiana.

“Il matrimonio è fatto. Il primo contatto è stato con una questione ancora tutta da valutare. La seconda e terza telefonata hanno portato a questo giorno. Conte è uno dei tecnici più importanti ed è una scelta importante per il nostro movimento calcistico. Non si poteva non scegliere un’eccellenza per riemergere dalla difficile trasferta in Brasile. Resto dell’avviso che serva un comandante, un condottiero. Serve dare il bastone del comando ad un condottiero che senta il brivido lungo la schiena quando suona il nostro inno. Ci sono state delle polemiche in questi giorni legate alla nostra scelta, ma ci sono altre major più importanti di quella con i nostri sponsor. Così la FIGC si è assunta l’intera responsabilità dell’accordo, ovviamente assieme ai nostri sponsor. Il compenso per il miglior tecnico in Europa verrà compensato dai nostri sponsor e la FIGC detiene il 100% dei diritto d’immagine di Conte. Abbiamo già delle richieste per Conte con la maglia azzurra. Il “made in Italy” è una cosa importantissima. Abbiamo dato le “chiavi in mano” a Conte”.

Spazio al nuovo ct azzurro Antonio Conte:

“Sono emozionato e non posso negarlo. Al mio posto oggi vorrebbero esserci tutti gli allenatori del Mondo. L’Italia è una delle Nazionali più importanti al mondo, con quattro Mondiali sul petto. Sono orgoglioso che il presidente abbia pensato a me. Sono contento e colgo l’occasione per salutare Cesare Prandelli. Ha fatto un ottimo lavoro nei suoi quattro anni. Gli faccio il mio più grande in bocca al lupo per l’avventura al Galatasaray. Un grazie va anche ad Arrigo Sacchi per il suo lavoro nel settore giovanile. Finché ci sarò io per lui le porte sono sempre aperte”.

Di nuovo in pista dopo l’addio alla Juventus

“Non pensavo di farlo dopo 35 giorni. Pensavo di aggiornarmi e migliorarmi nello studio delle lingue, in attesa di una nuova proposta. Poi però è arrivata la chiamata dell’Italia, ovvero un top top club. Facendo le dovute riflessioni, capendo le motivazioni e l’entusiasmo, capendo la sfida, poi ho capito che il presidente aveva fatto breccia nel mio cuore. Ho il privilegio di essere il ct dell’Italia”.

La situazione del calcio azzurro?

“I giocatori sono gli stessi che hanno affrontato il Mondiale, ma sono convinto che siano buoni elementi. Sono convinto che bisogna farli diventare una squadra. In questo modo il gap tecnico può ridursi. Mi piacciono le sfide ardue, basta pensare a tre anni fa quando sono arrivato alla Juventus. Sono convinto che possiamo risollevarci perché l’Italia deve stare nei primi posti al Mondo”.

Più preoccupato dal ginocchio di Giuseppe Rossi o dalla situazione di Mario Balotelli?

“Rossi è un patrimonio, spero risolva i suoi problemi per il bene della Fiorentina e della Nazionale. Spero di averlo a disposizione. In ogni caso preferisco non entrare nel merito dei singoli perché tutti sono giocatori che possono essere convocati. La convocazione però deve essere meritata, perché io valuto tutto a 360°. Nei momenti di difficoltà gli uomini servono più dei grandi giocatori. Meglio un grande uomo che un ottimo giocatore”.

L’addio alla Juve?

“In questi 35 giorni ho letto molto poco, ci sono state tante supposizioni sul mio addio alla Juventus. Oggi dico che dopo tre anni di un percorso bello, intenso e vincente eravamo giunti alla naturale conclusione. In due mesi abbiamo provato a continuare, ma ci siamo accorti che il rapporto era finito e per il bene di tutti ci siamo lasciati”.

La “condanna a vincere” mi ha allontanato dalla Juventus?

“La vittoria è una dolce condanna, io vivo per la vittoria. Sapete bene che differenza c’è per me fra vincere e perdere. E’ come vivere o morire. Per due giorni dopo una sconfitta sono in una fase di ‘morte apparente’. Sono arrivato in un momento non facile, ma sono qui per portare la mia mentalità. Devo far capire che c’è differenza fra vincere e perdere o pareggiare”.

Conquistare tutti i tifosi italiani?

“Oggi sono l’allenatore di tutti gli italiani, rappresentiamo tutto un paese e ne sono orgoglioso. Oggi nella mia testa e nel mio cuore c’è l’azzurro, un colore bellissimo, all’interno del quale ci stanno tantissimi altri colori”.

Contratti come il mio anche per altri allenatori?

“Con i calciatori già esiste e anche con qualche altro allenatore. Il presidente ha parlato di un allenatore vincente a condizioni agevoli per noi. Il contratto con la Federazione rientra nei parametri, cedendo tutti i diritti d’immagine alla Federazione. Una cosa che non avevo mai fatto. E in passato i miei emolumenti sono stati superiori. C’è stata disponibilità sia da parte mia che da parte della federazione”.

Il rapporto con gli allenatori dei club?

“La mia intenzione è di rapportarsi con tutti i tecnici e i giocatori, in maniera costante ed intensa. Se vogliamo crescere è giusto che il ct vada incontro all’allenatore del club, confrontandosi sulle metodologie. Facendo così si può crescere e di pari passo il rapporto fra le varie componenti. In questo modo si può avere anche meno intransigenza da parte degli allenatori. La mia necessità impellente è quella di farla diventare una squadra, non undici elementi che lavorano con il loro talento. La squadra deve esaltare il talento. In questo modo potremo fare grandi cose”.

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