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AS ROMA De Sanctis: “La presenza degli americani è positiva. Benatia? Potrebbe arrivare uno più forte” (FOTO)

De Sanctis Conferenza

Alle ore 12,30 di oggi, presso il ritiro austriaco di Bad Waltersdorf, si è svolta la conferenza stampa di Morgan De Sanctis, portiere titolare della Roma. Come successo ieri per Leandro Castan, il numero 26 romanista ha parlato subito dopo l’allenamento della mattina, attualmente in svolgimento presso il centro sportivo locale.

Grandi responsabilità per questa stagione?
“È un piacere prendersi questa responsabilità. Bisogna prepararsi durante gli allenamenti, occorre uno sforzo collettivo importante. Fino a questo momento la società, come gli avete riconosciuto, ha fatto un ottimo lavoro. Staremo a vedere cosa succederà sino al 2 settembre. Abbiamo una squadra che se fosse accompagnata da un grande spirito di gruppo, farà bene”

Il calcio italiano? Benatia?
“Il calcio italiano vive un momento di esportazione. Noi dobbiamo fare bene il nostro lavoro sul campo. Per quanto riguarda Mehdi, devo riconoscergli che ha fatto tutto con la massima disponibilità, non è cambiato nulla, si sta comportando come un professionista esemplare. È un punto di riferimento importante ed è vero che sarebbe negativo perderlo, però ci sono delle situazioni che prevedono dei sacrifici e questi sacrifici non sempre sono a perdere, ma anche a guadagnare. Se vogliamo essere di memoria cortissima, ricordiamoci ciò che è accaduto l’anno scorso con le partenze di Lamela, Marquinhos ed Osvaldo. Sono arrivati giocatori che non sembravano esaltanti ma hanno poi fatto una grande stagione”.

La tua idea su Tavecchio?
“La mia idea fino a prima delle sue elezioni era che Albertini potesse essere la soluzione ideale. Questa candidatura purtroppo non ha raccolto il 50%+1 dei consensi ed ha vinto Tavecchio. L’auspicio migliore è che quest’ultimo possa, in questi 2 anni e mezzo di mandato, possa fare cose sulle quali non veniva riconosciuto come portatore di cambiamenti. Spero possa avere un sussulto d’orgoglio per fare benissimo il suo lavoro. Noi saremo all’opposizione e saremo liberi di giudicare positivamente o negativamente ciò che farà”.

Scudetto?
“Condivido il pensiero, ma non riferito alla Roma, ma riferito a giocatori come me o Totti che stanno terminando la loro carriera. Sappiamo che non giuocheremo per sempre e chiudere in bellezza è uno dei miei obiettivi. Abbiamo giocatori esperti e pronti per questo, ma la società per come sta impostando il lavoro dal punto di vista tecnico, credo che i tifosi possano stare tranquilli, la Roma avrà un futuro che la farà essere sempre competitiva. Sarebbe auspicabile non trovarsi un’altra squadra che non faccia più di 100 punti”

La Roma nel calcio italiano?
“Penso che voi possiate rendervi conto di ciò che stiamo facendo. La società americana sta facendo qualcosa di positivo. Spero che l’Italia non sia di ostacolo a tutto questo. Spero fortemente che il nostro sistema calcio si renda conto che la Roma sia una grande opportunità e sia di esempio per migliorare il calcio italiano. Questa è stata una delle elezioni presidenziali più combattute, io ho vissuto quella di Carraro. Ho smesso di idealizzare lo sport appena  ho cominciato la mia attività sindacale perché mi sono reso conto che ci sono degli interessi troppo grandi, corretti o meno che fanno parte del gioco. Mi auguro che talvolta tali interessi vengano messi da parte. Speriamo che con questa presidenza da oggi ciò non accada, altrimenti spero che accada il più presto possibile”.

Le mie condizioni?
“Sono buone. Ci dovevano essere tempi più lunghi, ma da oggi torno a stare con la squadra. Non ho avuto problemi con la riabilitazione e sono al 100% a disposizione di Garcia. L’anno scorso, come spesso succede, le cose che vengono fatte con il sentimento, vengono bene. Per quello che riguarda quest’anno non farò particolari discorsi, l’anno scorso bisognava prendersi delle responsabilità per garantire qualcosa, mentre quest’anno mi limito a parlare di umiltà. Nello spogliatoio vogliamo che tale parola sia d’auspicio a grandi risultati”.

La mia carriera? L’emozione più grande?
“Non posso giocare fino a 50 anni, non posso escludere di finire la carriera qui o ritirarmi. Le mie energie sono concentrate solo sulla Roma, a prescindere dal mio impegno con il consiglio federale. Sarà una stagione impegnativa con la Champions, sono concentrato e pieno d’energie. Tutto ciò che accadrà oggi fino a fine maggio spero sia fatto bene. L’emozione più grande spero avvenga quest’anno, io in carriera non ho mai vinto tantissimo, avendo giocato in squadra non costruite per vincere, al contrario della Roma. Devo pensare che vincerò”.

Com’è stato lavorare con metà gruppo sino a pochi giorni fa?
“I miei compagni purtroppo per loro sono rientrati quasi tutti subito perché non sono andati bene al Mondiali e si sono allenati con noi. Vogliamo ricostruire ciò che abbiamo fatto l’anno scorso soprattutto nella prima parte, questa è l’ambizione. Ora manca solo Maicon e saremo veramente tutti. Ci sarà il tempo per lavorare bene”.

Come si può migliorare?
“Avremo 6 partite in più a dicembre, che potrebbe essere un numero irrisorio ma creeranno una dispersione di energie anche a causa degli avversari che incontreremo. La società ha dovuto allargare la rosa per quantità e qualità e io credo molto sull’atteggiamento di una squadra, che è frutto di un lavoro quotidiano con alcuni compagni che devono comunicare qualcosa rispetto ad altri. La mentalità si costruisce giorno dopo giorno, oggi siamo qui così i tempi di comunione sono maggiori, tutto ciò ci servirà quando avremo delle difficoltà durante la stagione. Io sono molto ottimista e molto ambizioso, credo che faremo bene. Ripeto ancora: servono umiltà e sacrifici per vincere”.

Se la rosa di quest’anno colmerà il gap con la Juventus? Pressione?
“La Juventus rimane la più forte perché non ha cambiato tanto. Rimane una rosa da 102 punti in campionato anche se in Champions non è andata bene. Non credo a questo cambio di allenatore che potrebbe condizionare, conosco tanti giocatori della Juventus e alla fine sono loro a scendere in campo. Certo, è difficile che rifaranno ancora 102 punti, però il campo sarà a decidere. Noi faremo gli sforzi più possibili ed io ho anche la voglia, l’ansia, l’entusiasmo di tuffarmi in campionato. Affronteremo una squadra difficile come la Fiorentina. L’anno scorso avevamo una pressione positiva perché dovevamo dimostrare qualcosa, poi la pressione è salita partita dopo partita, dopo la terza la quarta vittoria consecutiva. Noi non abbiamo vinto perché la Juventus ha fatto meglio di noi per una serie di motivi”.

Patto con i senatori?
“Non è una ricostruzione fedele di quello che successo perché così posta sembra che qualcuno sia voluto essere più paladino dell’altro. Noi tutti vogliamo che la Roma vinca e tali riflessioni le facciamo continuamente tra di noi. È una cosa che riguarda giovani ed esperti. Ho giocato a Napoli e a Roma, due società non storicamente abituate a vincere e sono diverse da altri contesti e quando il giocatore percepisce questo sappiamo che per noi sarà un’opportunità importante. Il professionista non è uno che rimane in società per 50 anni ma è colui che prende lo stipendio, fa il proprio dovere fino in fondo rispettando i tifosi. Facciamo volentieri questo discorso, poi le strade si dividono. Quello che succede oggi nel calcio italiano è ciò che succedeva vent’anni fa in maniera opposti. Oggi ci sono gli sceicchi, tempo fa vi erano i Moratti, i Berlusconi, i Tanzi. Se i soldi venissero investiti bene, come fatto con la Roma, potremo toglierci delle soddisfazioni”.

Rassicurare i tifosi?
“Io li rassicuro nel momento in cui faccio il massimo per la mia squadra al di là dei miei compagni e della società. Ma non posso parlare che l’eventuale partenza di un Benatia o di un altro possa condizionare la stagione di una squadra. L’esempio più eclatante: Ibrahimovic dall’Inter al Barcellona, sappiamo come finì. Io li rassicuro in ogni caso i tifosi”.

Meno torti arbitrali? Condizione?
“Sono a disposizione, sto rientrando a pieno regime. Per quanto riguarda il primo discorso, lo scorso anno l’ho aperto a Torino dopo la sconfitta per 3-0 e c’è chi l’ha interpretato come un alibi. Si pensa che il calcio italiano non si discosti dal paese. Il calcio non si discosta da ciò, l’ambizione, l’entusiasmo di poter avere un calcio uguale per tutti esiste sempre, altrimenti il calciatore non potrà fare bene il suo lavoro oppure lo fa n maniera condizionata. Se ci saranno delle situazioni che saranno ben considerate e gestire allora sarà un grande campionato”.

Redazione AsRomaLive.it

 

Keivan Karimi

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