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LA STAMPA Il maxi tesoro del capo ultrà “Diabolik” sequestrato: aveva beni per 2,3 milioni

Scontri allo stadio Olimpico

Il Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza di Roma ha sequestrato beni per oltre 2,3 milioni di euro a Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, capo ultrà della Lazio. All’esponente del gruppo degli Irriducibili, in carcere a Rebibbia dal settembre scorso per traffico di droga e coinvolto in passato in altre vicende criminali,sono stati tolti immobili, auto, partecipazioni societarie e azioni.

Le indagini avviate ad aprile su delega della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Roma hanno confermato quanto già emerso sul notevole tenore di vita di Piscitelli e della sua famiglia, a fronte di modesti redditi dichiarati. Diabolik faceva soldi soprattutto commercializzando gadget della Lazio, tra cui la riproduzione dell’immagine di Mister Enrich, un vecchio fumetto inglese divenuto simbolo degli Irriducibili. Per gli investimenti a Roma e nell’area dei castelli romani Piscitelli si serviva della moglie e di una delle figlie.

Il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Roma in dettaglio ha riguardato: patrimonio aziendale e beni di una società, con sede a Roma, per il commercio all’ingrosso di abbigliamento ed accessori; fondo comune ed intero patrimonio di un’associazione culturale, con sede a Roma, gestita con altre figure di spicco della frangia estrema della tifoseria laziale, per fini culturali e ricreativi; quote societarie di una società, con sede a Roma, per la produzione nei settori della stampa, della editoria e della grafica; 2 immobili, di rilevanti dimensioni e valore, a Grottaferrata (Roma); 3 autoveicoli; rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni. Il tutto per un valore di oltre 2.300.000 euro.

Diabolik è già sottoposto a sorveglianza speciale per tre anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Nel 2013 venne arrestato dalla Finanza come promotore, finanziatore e organizzatore dell’acquisto di ingenti quantitativi di hashish dalla Spagna, introdotti in Italia tramite corrieri. Piscicelli ha avuto rapporti tra il 1991 ed il 1992 con il boss della camorra trapiantato a Roma Michele Senese, che attraverso Diabolik e il fratello Gennaro Senese aveva stretto accordi con il clan Abate, all’epoca egemone nell’area di San Giorgio a Cremano (Napoli). Accordi finalizzati all’approvvigionamento di eroina dalla Turchia, via Germania e di hashish dalla Spagna. In tempi più recenti Piscitelli è stato coinvolto nel processo sulla tentata scalata alla Lazio con capitali criminali e in molti episodi di violenza negli stadi.

Fonte: La Stampa

matteo isidori

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