(F. Monti) – Il coraggio di una scelta controcorrente. Alla fine dell’assemblea dei calciatori e dopo aver sottolineato gli episodi di violenza di cui sono vittime i calciatori (è quasi pronto un report), il presidente Damiano Tommasi ha detto quanto i presidenti di A non si decidono a proporre: un ritorno a 18 squadre. Il discorso di Tommasi, molto articolato, è partito dalla Lega Pro, che da settembre scenderà a 60 squadre: «Sulle norme di iscrizione per l’anno prossimo dobbiamo cercare di non essere troppo rigorosi e dal lato opposto di non essere nemmeno troppo permissivi. Conforta che in Lega Pro nessuno abbia saltato i pagamenti; vedremo se riusciranno tutte a iscriversi al prossimo campionato. Nell’anno in cui c’erano state norme meno stringenti, erano saltati 21 club; c’è sempre il rischio che qualcuno rimanga fuori, perché le norme sono troppo rigide, ma se prevale la linea morbida, resta il pericolo che, una volta ottenuta l’iscrizione, non ci siano i soldi per proseguire. Per questo, serve equilibrio».
E il discorso si è spostato su serie A e B (42 club) e sulla possibilità di tornare a quota 38 (18 più 20): «Una riduzione del numero delle squadre è condivisibile, se unita a una giusta solidità dei club e senza dimenticare che in un campionato contano anche tecnica e qualità. Ridurre i club servirebbe anche a tenere sotto controllo il numero delle partite: in B chi farà i playoff allargati si arriverà a quota 47 e in A, quando ne salta una, diventa difficile recuperarla». A 500 metri, in Lega, i presidenti di A stavano ascoltando De Laurentiis (Napoli) che, tanto per cambiare, annunciava di essere pronto ad andarsene.
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