(M. Iaria) – Il mercato televisivo, e di conseguenza quello dei diritti sportivi, è vicino a una rivoluzione epocale. Dopo l’approdo, ormai datato, dell’australiano Murdoch, l’Italia si prepara ad accogliere altri stranieri: i qatarioti di Al Jazeera e i francesi di Canal+ (già azionisti di Tele+) avrebbero raggiunto un’intesa preliminare con Mediaset Premium, la pay tv berlusconiana sul digitale terrestre da tempo in cerca di soci internazionali in modo da gettarsi nella contesa globale. I due soggetti interessati accederanno ora alla due diligence, cioè alla verifica contabile.
In corso Mediaset precisa che «non è stata conclusa nessuna operazione con alcun partner» e che «gli approfondimenti relativi al progetto sono ancora in corso». Si capirà presto se l’alleanza sarà a due – finora i dossier avevano viaggiato separati – o se, come sembra, sarà allargata a tre. Al Jazeera e Canal+ si sono fatti la guerra in Francia, il paese europeo su cui gli sceicchi (anche attraverso il Psg) hanno puntato forte all’inizio del loro piano d’espansione. Ma all’ultimo giro della commercializzazione dei diritti calcistici qualcosa è cambiato. Canal+ ha rafforzato la sua presenza nella Ligue 1 aggiungendo un match di prima fascia al palinsesto, ma ha ceduto pezzi prelibati di Champions a beIN Sports, il canale sportivo di Al Thani. Inoltre Canal+ e Al Jazeera hanno interessi comuni in Spagna, l’altro terreno di caccia del progetto internazionale di Mediaset & Co., in attesa di drizzare le antenne verso la Germania.
Rapporti di forza Che siano due o uno i soci di Berlusconi, cambia poco per lo scenario pallonaro. In entrambi i casi in Italia nascerà, o meglio si potenzierà, un big della pay in grado di rivaleggiare ad armi pari, in termini di liquidità da investire, con Sky. Basti solo pensare all’attuale differenza di fatturato tra le due piattaforme: 552 milioni per Mediaset Premium, 2,9 miliardi per Sky Italia. Finora la televisione a pagamento è stata un’avventura in rosso per Fininvest. Impossibile competere con Murdoch, neppure dopo la migrazione degli utenti dall’analogico al digitale. Un gap che si è manifestato platealmente nel calcio. Sky paga attualmente più del doppio di Mediaset per trasmettere la Serie A: 561 milioni contro 268. È vero che la prima fa vedere tutte le partite e l’altra ha 12 squadre su 20, ma Mediaset ha comunque in portafoglio i team col bacino d’utenza più ampio. Che i rapporti di forza stessero mutando si è capito due mesi fa, quando Mediaset ha sorpreso il rivale prendendosi tutta la Champions 2015-18 in cambio della cifra monstre di 690 milioni, con un incremento del 44% rispetto al ciclo precedente. Tutto rientrava nel piano berlusconiano d’internazionalizzazione della pay. Adesso è stato dato un colpo all’acceleratore, proprio alla vigilia dell’asta per i diritti della Serie A del nuovo triennio.
La grande sfida Lunedì l’assemblea dei club approverà il contratto con l’advisor Infront che prevede un minimo garantito da 980 milioni a stagione per il 2015-18, con rinnovo automatico in caso di incassi annui per 1 miliardo e 40 milioni. Entro metà maggio la Lega presenterà gli inviti a offrire. Con una Mediaset Premium forte lo scenario cambia radicalmente. Di sicuro è un vantaggio per l’intero movimento e per le casse delle società. Se prima si temeva un decremento degli introiti televisivi (fino al 2015 arriva complessivamente un miliardo a stagione), adesso si può ipotizzare addirittura una crescita. Negli ultimi anni le due pay hanno perso 350mila abbonati, tuttavia la presenza di nuovi attori può ravvivare il mercato: le ricerche parlano di 1,9 milioni di famiglie potenzialmente interessate. La novità della Serie A saranno i pacchetti misti, per piattaforma e per prodotto. La sorpresa potrebbe essere il destinatario: Sky sembrava avviato a prendere il meglio, con una buona dose di esclusiva, ma se Mediaset ha capitali freschi…
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