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AS ROMA Sabatini: “De Rossi? Il fatto non sussiste. Sarà impopolare dirlo: ha voluto creare impedimento”

Walter Sabatini

Trasmessa integralmente alle ore 18.30 sul canale tematico giallorosso, arrivano le anticipazioni dell’intervista rilasciata da Walter Sabatini. Queste le sue dichiarazioni:

Le ha fatto piacere il rinnovo?

Molto piacere, è un inedito ma è inevitabile. Pallotta tiene molto al suo gruppo di lavoro, fa parte della progettualità che ha in testa e ho voluto assecondarlo. Farei fatica a pensarmi altrove, la Roma è la mia tappa finale, non voglio pensare ad un’altra squadra.

La parola progetta?

La Roma è un progetto corrente, quotidiano, fatto di lavoro e qualche idea. Usiamola questa parola. Mi ha convinto il nostro progetto, per una grande squadra. Tutti i giorni sviluppiamo un unico progetto: vogliamo portare questa squadra a livelli molto alti. L’obiettivo è che poi possa restarci a questi livelli.

Questa è la Roma figlia dei primi due anni?

I primi due anni sono stati etichettati come fallimento ma sono serviti ad introdurre le cose che abbiamo. SI raccontano solo le sconfitte, l’avvento di Baldini: cercherei di ripristinare la verità. Provo fastidio a pensare che si dica che lui è un somaro. Ha sempre lavorato in sintonia con me ed è un artefice.

Roma anti Juventus: lo pensava ad inizio anno?

Sì, lo pensavo. Non avrei potuto dirlo con certezza ma avevo il sentore che la squadra fosse forte: non era una speranza ma un pensiero solido, concreto.

Trova giusto il distacco dai bianconeri?

Potrei anche non trovarlo giusto ma lo considero inevitabile. Sono stati fortunati in acluni casi ma bisogna riconoscergli il merito. Attaccheremo la prima, difendendo la seconda posizione. Siamo sicuri che non sia finita.

Alcune decisioni arbitrali fanno discutere

La domenica sera riguardando le cose qualche rammarico si materializza. Quando parlavo di fortuna parlavo anche di alcune decisioni ma non ne farei un discorso trainante. Dobbiamo vincere le nostre partite sperando che le altre rallentino un pò.

La squalifica a De Rossi

Il fatto non sussiste. So che non sono popolare per la cognizione della collettività: ma quello che ha fatto Daniele credo sia stato solo un eccesso tattico, una contromisura in un grappolo di uomini in area di rigore. Lui lo ha fatto troppo vivacemente ma non ha toccato con il pugno l’avversario. Non c’era alcuna cattiveria, la definirei furbizia. L’arbitro vede il grappolo di uomini ma non vede, perchè non c’è, il pugno. E’ una cosa eccessiva la conseguenza che si è configurata: mi è dispiaciuto. La televisione determina gli indirizzi, i pensieri e le decisioni: oggi siamo al loro servizio ma lì c’è stata la prima condanna del giocatore: per me è improprio, l’arbitro stava guardando. La prova televisiva si invoca quando l’arbitro non guarda. L’ho vissuta molto male questa cosa: nè dialettica, nè contraddittorio. Non penso mai ai complotti, credo in un calcio sano, stradaiolo: sono libero nei pensieri però vedo che la Roma è diventata l’oggetto presso le quali si applica la pena esemplare, la condanna esemplare. Una cosa sinistra. Non penso che nè questo club, nè questa città meriti questo trattamento

Il codice etico?

Prima le televisioni, poi il commissario tecnico hanno condannato il giocatore. Credo fosse meglio convocarlo, avrebbe potuto dare seguito a quello che dice il codice etico.

Tifo è importante.

Il calcio è della gente, di chi ne gode e lo va a guardare. Se togli questa componente, annichilisci, uccidi il calcio.

Rudi Garcia: che scelta è stata?

L’ho sempre seguito. Quando vedo una squadra giocar bene chiedo chi sia l’allenatore, mi incuriosisco: il discorso su Garcia parte da lontano. E’ stato uno dei candidati, fra 5-6 che avevamo in mente. Si è presentato con le sue idee, giuste, e le parole giuste, alcune decisive. Si è subito integrato, ha colmato subito le distanze e dopo 10 giorni ha fatto una conferenza parlando come i grandi. Gioca un calcio ‘leggero’, serio ma leggero: i calciatori sono a proprio agio, infonde tranquillità e forza. Siamo contenti di averlo portato in Italia e a Roma.

E’ orgoglioso dei progressi della squadra?

Mi ha impressionato l’orgoglio della squadra, la forza: bisognava prenderne atto e trasferirlo sul campo di calcio. Sono orgoglioso del fatto che l’allenatore abbia tradotto lo stato d’animo collettivo. La forza della Roma è nell’autostima e nella fiducia tra i calciatori: questo costruisce meccanismi in campo di grande competitività. I ragazzi stanno facendo molto bene.

Lamela?

Sono innamorato della mia squadra, non dei calciatori. Quando approccio la partita guardo la prestazione dei calciatori, la vivo a 360°. I miei calciatori sono sempre i migliori, ne ho la pretesa. vorrei che tutti esprimessero compiutamente, tutte le volte le proprie qualità. Erik è un giocatore fenomenale, fortissimo, arrivato a Roma da giovanissimo, con una caviglia gonfia e si è subito segnalato in una situazione non favorevole. Zeman lo ha portato dentro un percorso tecnico preciso, ha voluto inculcargli alcuni movimenti e ha fatto cose molte importanti. E’ stata una rinuncia per noi gravi, ma abbiamo fatto le nostre scelte, mai gratis: è stato difficile per me, per tutti noi. Le difficoltà a Londra credo dipendano dalle difficoltà di comunicare in immediato: lui gioca un altro calcio, non ha capito la squadra e la squadra non ha capito lui. Ha tutto il tempo di imporsi.

La Roma cambierà molto?

Sarà possibilmente integrata, non cambierà molto. Ci sono delle integrazioni che dovranno esser fatte, sperando che il nostro margine di errore sia ridotto. Tutte le squadre sono costrette a fare mercato in uscita e in entrata: l’anno scorso siamo andati un pochino oltre ma abbiamo dovuto fare delle scelte significative. Parliamo alla vigilia della gara più importante della stagione e i calciatori dovranno essere all’altezza della partita e di quelle a venire.

La situazione di Pjanic?

Con Miralem stiamo discutendo del rinnovo. E’ una situazione difficile, la stiamo affrontando. Non ho minimamente pensato di mettere sul mercato Pjanic per prendere una contropartita: non ci saranno scambi per lui ma ritengo rimarrà un giocatore della Roma.

Mattia Destro?

Rappresenta un investimento importante, giocatore fortissimo: neanche lui sa quanto lo è ancora. Quando ci riuscirà parleremo di uno dei primi attaccanti europei. Deve limare alcune spigolosità del suo carattere che lo fanno interagire, a volte in maniera sbagliata. Ma le sue qualità all’interno dell’area di rigore sono di primissimo livello.

Quanto dovrà cambiare la Roma per affrontare la Champions?

La Roma sarà integrata, arriveranno raddoppi di ruoli, unità in più facendo auspicabilmente la terza competizione. Si sta creando uno zoccolo duro che dovrà diffondere attorno a sè il verbo calcistico. Ad oggi, parlando di un mercato plausibile, penso che togliere un giocatore nostro per metterne un altro, faremmo tutti fatica, anche i censori più costanti. Sono molto geloso dei miei calciatori: mi dispiace quando i miei vengono trattati male, abbattuti con dei voti che non trovano riscontro dentro al campo.

E’ geloso della sua idea su Dodò?

E’ un giocatore fortissimo, non mi interessa ciò che si dice. Tutte queste difficoltà nella fase difensiva io non le vedo: è partito con l’infortunio, non c’è stata nei suoi confronti la pazienza che bisognerebbe affidare ad un talento. Prima spiegavo l’agente di Ljajic che bisogna prendere rischi: Adem deve prendere rischi, perchè è un talento puro. Vorrei ci fosse più generosità verso i calciatori della Roma, non per rivendicare cose per me. Io sono autenticamente romanista, voglio tutta la mia carriera qui e finirla vincendo qui. Ma come vengono trattati i calciatori? A volte non c’è l’orgoglio della piazza, l’orgoglio di protezione: deve essere incrementato. Roma deve difendere i propri talenti. Un esempio, quando ci sono state reazioni eccessive su un risultato nefasto che c’è stato, tutti i dirigenti sono stati attaccati. Le critiche sono plausibili, bisogna ascoltarle ma quando i dirigenti vengono offesi, insultati, come si pretende che gli stessi possano essere rappresentativi a livello internazionale. La Roma per essere forte ha bisogno di una dialettica diversa. A Roma ci sono menti e penne, non posso confrontarmi con molti, sono stato costretto in questo senso.

Fonte: Roma Channel

flavio festuccia

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