REPUBBLICA.IT Prova tv, il calcio come il ‘Grande Fratello’

De Rossi
De Rossi

(M. PINCI) – Ciak, si gioca. L’ultimo weekend del calcio, e soprattutto il lunedì del giudice sportivo, hanno certificato quanto tutti gli appassionati avevano capito da anni: la serie A somiglia un po’ di più ogni settimana a un set cinematografico, o a un teatro di posa. Attori i 22 in campo, tutto intorno gli occhi delle telecamere a sezionarne ogni gesto, ogni scatto, anche quelli di nervi.
Anzi, soprattutto: un Grande Fratello pronto a “nominare” i più indisciplinati e tagliarli – solo per qualche settimana – dal reality show più seguito del nostro paese (e non solo). E’ successo a De Rossi e Juan Jesus, incastrati dalle 14 telecamere puntate su Roma-Inter di sabato sera. Un big match, in cui Sky mette a disposizione dei propri abbonati una serie di camere in più, per spiare ogni istante, da ogni angolazione, cercare episodi curiosi, scovare il rigore sfuggito a dodici occhi, quelli degli ufficiali di gara, e darlo in pasto alla platea del divano di casa e alle tv che ne faranno il leitmotiv della settimana successiva.
Eppure, l’occhio che tutto vede, non è esattamente democratico: De Rossi e Juan Jesus non avrebbero potuto sfuggire allo sguardo dell’occhio di vetro, discorso diverso magari, per chi si dimena in match meno seguiti: il palinsesto del campionato, infatti, viene sezionato in tre fasce: la primissima, che prevede 15-16 telecamere, di cui 6 dedicate soltanto ai particolari e due al gol-non gol, è riservata al primetime, il match di cartello che tiene un paio di milioni di spettatori incollati alla tv. E proprio una di queste in esclusiva Sky, la famosa Hi-motion che regala immagini rallentatissime per apprezzare i particolari, ha colto l’inquadratura migliore del pugno di De Rossi a Icardi. Magari non sarebbe stato visto in una di quelle partite tra “piccole” in cui di telecamere se ne usano soltanto 9. E in cui gli autori di scorrettezze varie hanno certamente più possibilità di farla franca.
Ovviamente, saper cogliere l’episodio caratteristico e destinato a far parlare, è un mestiere. Per questo negli anni la figura del regista, durante una partita, ha preso valore. Gli Alfonso Cuaron (fresco premio Oscar alla regia) dei registi sportivi sono senza dubbio Angelo Carosi, dirigente Sky con oltre 3mila gare dirette in carriera, tra cui la finale di Champions a Roma – e Popi Bonnici, artisti della gestione di una partita, che sanno esattamente dove “guardare” e con quale “occhio”: se agli Europei 2004 una tv danese dedicò una propria telecamera soltanto all’inseguimento di Totti, cogliendone lo sputo a Poulsen, oggi è prassi dedicare una telecamera a nomi che potrebbero regalare “sorprese”: Cassano o Balotelli hanno un cameraman puntato su di loro in ogni partita, perché il regista sa che ogni istante può essere quello buono per catturare l’istantanea della domenica. Saranno i più indisciplinati, ma certo per loro il rischio prova tv è sempre dietro l’angolo. Per i club, però, condannare la prova tv è inutile. Quasi sciocco: perché da anni la produzione delle immagini di tutte le partite del massimo campionato è esclusiva della Lega di serie A. Prendersela con quelle immagini, vuole dire sostanzialmente prendersela con le immagini che proprio l’organizzazione dei club finanzia e produce.

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