L’Alta corte del Coni dice due volte no alla Roma. Nonostante un discreto ottimismo circolato nelle ultime ore, i giudici presieduti dall’ex ministro Frattini hanno respinto il ricorso romanista contro la chiusra delle curve Nord e Sud per la gara di sabato contro l’Inter. Ma anche l’istanza cautelare urgente con cui la società chiedeva la sospensione della chiusura dei distinti Sud. Rifiuti respinti, ma con una richiesta alla Giunta Coni e alla Figc: di rivalutare la congruità delle sanzioni sulla discriminazione territoriale.
“NO” AL RICORSO: LA PALLA PASSA ALLA GIUNTA CONI E ALLA FIGC – Un doppio schiaffo, ancora più rumoroso perché infrange un certo ottimismo circolato per ore intorno alla decisione. L’occasione del ricorso all’Alta Corte del Coni, sembrava l’occasione giusta per il massimo organismo sportivo italiano per togliere le castagne dal fuoco alla Figc e rideterminare pene e sanzioni di una norma che continua a dividere, rigettata dall’intera (o quasi) Lega di serie A e difesa sostanzialmente soltanto dai vertici federali. Invece l’Alta Corte del Coni, dopo un’ora e mezza di discussione, ha comunicato di aver rigettato le richieste del club di Trigoria di ottenere “la sospensione dell’esecuzione, l’annullamento e comunque la riforma/revisione della decisione con cui il Giudice Sportivo aveva comminato alla società l’ammenda di euro 50.000, con l’obbligo di disputare una gara con i settori “Curva Sud” e “Curva Nord” privi di spettatori”. Inevitabile, nonostante fossero circolate voci di rassicurazioni istituzionali sul felice esito del discorso. Curioso semmai che il presidente Frattini abbia disposto “la trasmissione della presente decisione alla Giunta Nazionale del CONI e, tramite la stessa, alla FIGC, per le valutazioni e determinazioni di competenza in ordine alla congruità e applicabilità della normativa sanzionatoria”. Come a dire: provate a pensare alla rideterminazione delle sanzioni, voi che ne avete il potere.
NIENTE SOSPENSIVA SUI DISTINTI: L’UDIENZA E’ UNA BEFFA – Ma i giudici hanno anche detto no alla istanza cautelare urgente proposta dalla Roma “per la sospensione dell’esecuzione, l’annullamento e comunque la riforma/revisione della decisione con cui il Giudice Sportivo ha comminato alla società l’ammenda di euro 80.000 e con l’obbligo di disputare una gara con il settore “Distinti Sud” privo di spettatori”. Non sono valse le tesi difesnive della Roma, che su questo secondo punto aveva puntato sulla provocatorietà del gesto. Un tema dibattutto anche nell’appello alla Corte di Giustizia che così però si è pronunciata in merito: “Non può valere la circostanza che i collaboratori della Procura Federale avrebbero, a quanto riferito dalla difesa della A.S. Roma, rassicurato la dirigenza nell’immediatezza del fine gara sulla natura di protesta dei cori e degli applausi conseguenti, che sarebbe stati ritenuti privi del carattere discriminatorio. Il rapporto dei collaboratori di Procura Federale non riporta tale precisazione, sicché appare superfluo ogni supplemento di indagine al riguardo”. Oltre al danno, la beffa: l’Alta Corte rimanda infatti la discussione del merito della vicenda distinti al 24 marzo, quando la squalifica sarà però già stata scontata.
Fonte: repubblica.it
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