Da giovedì è possibile trovare in Francia l’autobiografia dell’allenatore della Roma Rudi Garcia, ”Tutte le strade portano a Roma”. Il tecnico ha rilasciato una breve intervista alla redazione online del quotidiano francese.
Garcia, il tuo libro si sarebbe potuto intitolare “Tutte le strade portano a Lille”
“Vero, Lille ha rappresentato 11 anni della mia vita privata e professionale. Prima 6 anni come calciatore, poi 5 come tecnico. Il libro è uscito adesso ma ha preso corpo quando ancora ero al Lille. Parla della mia vita dai primi passi come giocatore fino ad arrivare a questi giorni”
Senza il tuo carattere che ne sarebbe stato della tua carriera?
“Il mio carattere è fatto così perché mio padre è stato il mio primo insegnante. Per me è stato un esempio, mi ha permesso di forgiare il carattere. Sono una persona che si basa molto sulle relazioni con le persone, da lì viene il mio arricchimento. Il resto deriva dal lavoro”
Nel suo libro lei spiega che l’allenatore ideale dovrebbe essere un mix tra Suaudeau e Hidalgo. Eppure lei sembra più segnato dall’ impronta di Robert Nouzaret
”Robert è un grandissimo allenatore ho imparato molto da lui quando lavoravo al suo fianco al St.Etienne. Ovunque andasse cercava di sostenere la propria squadra. Di Hidalgo mi è sempre piaciuto il modo di comunicare. Per quanto riguarda Suaudeau, mi è sempre piaciuto il bel gioco delle sue squadre”
Il suo percorso ti ha condotto a Roma. E’ un orgoglio?
“È stato formativo, così come l’essere stato un giocatore. Il fatto di aver avuto un’esperienza diretta mi ha aiutato molto nella formazione personale. Ognuno si costruisce le proprie convinzioni e le mie sono piuttosto forti sia dal punto di vista psicologico che da quello del gioco. In questo mestiere le relazioni personali sono fondamentali”
Tre momenti chiave possono spiegare la tua avventura nella Roma: il primo confronto con Totti, il faccia a faccia con i tifosi durante il ritiro estivo e la vittoria sulla Lazio nella quarta giornata…
” Ci sono diversi episodi, come il gol di De Rossi alla prima giornata contro il Livorno. Per quanto riguarda Totti, è un monumento ed un leader eccezionale oltre che un giocatore fantastico. A 37 anni non ha più tutti i mezzi di una volta ma è un grande giocatore della storia del calcio. Per esperienza ho deciso di essere sincero con lui. Era quello che si aspettava. Vincere qualcosa con lui sarebbe grandissimo… Sul derby, la finale di Coppa Italia persa aveva messo il club sottosopra. Ci sono state delle contestazioni di una parte dei nostri tifosi. Alcuni, non io, pensavano che la partita con la Lazio arrivasse troppo presto nel corso della stagione. È stato un buon momento per mettere una croce sul passato.”
Fonte: lequipe.fr