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ORDINE PUBBLICO De Franco (Sind. Polizia): “Ecco i motivi per cui esistono problemi negli stadi”

La Polizia nei pressi dell’Olimpico

Il sostituto commissario Nicodemo De Franco, rappresentate sindacale delle forze di polizia (segretario generale Aspil) e responsabile dei rapporti con gli arbitri per le questioni di ordine pubblico allo Stadio Olimpico, è stato intervistato nel corso della trasmissione televisiva “La Partita Perfetta”. Queste le sue parole:

Abbiamo visto strane scene allo Stadio Olimpico domenica scorsa: per esempio ombrelli sequestrati in quanto ritenuti armi contundenti con i bambini che erano costretti a bagnarsi come pulcini. Quali sono le regole?
“E’ stato sicuramente un eccesso, un caso limite perché l’elasticità dovrebbe esserci. La rigidità c’è per gli ombrelli a punta che sono in pratica peggio di un’arma, ma quando piove di solito si evita e si chiude un occhio soprattutto quando le partite non sono a rischio e non ci sono molti tifosi ospiti. In generale in curva Sud ogni domenica si lanciano i petardi e la Roma paga le multe e in molti pensano che questi soldi possano esser spesi in altro modo. Alcuni sono molto bravi e coraggiosi nel nasconderli dove li nascondono, io non lo farei. Se dovessimo perquisire tutti le file sarebbero interminabili e le polemiche anche”.
Perchè all’estero non si vedono mai file fuori e l’ordine pubblico è garantito? 
“All’estero è tutto più ordinato, le scale sono libere, non ci sono mai posti occupati da chi non è titolare. Noi siamo italiani, sappiamo come funziona. In Curva Sud quando gioca la Roma si vedono le scale?”.
Fosse solo questo il problema sarebbe facile.
“Infatti è tutto un insieme di situazioni che vanno valutate, a volte si chiude un occhio e a volte non si può, dipende dalle partite e con chi si ha a che fare. Anche la figura degli “stewards”: in Inghilterra tutto funziona anche perché non sono pagati come sono (mal) pagati i nostri. Un nostro steward ha qualche tutela legale in più ma in tribunale è alla pari con chi ha denunciato o segnalato”.
Quante volte interviene per accogliere le segnalazioni degli arbitri?
“Accade spesso per le segnalazioni sui laser, anche recentemente. Di solito i tifosi poi smettono subito”.
Qual è stato il momento più brutto in questi anni all’Olimpico?
“Come uomo Roma-Liverpool… Come poliziotto sicuramente qualche derby, forse il peggiore è stato il derby sospeso con quella falsa storia del bambino morto…”.
E il giorno di Gabriele Sandri?
“Quel giorno in un certo senso ce lo aspettavamo… sapevamo sarebbero venuti, sapevamo che sarebbe successo qualcosa e poi i fatti hanno dimostrato che erano dei ribelli organizzati. Se si vuole onorare la morte di una persona tutto si dovrebbe fare tranne che quello. Era qualcosa di vicino alla vendetta, della serie “occhio per occhio”.
La figura del poliziotto è finita anche in alcuni film controversi, tipo Diaz e ACAB. Il rapporto fra polizia-tifosi è cambiato dopo la morte di Raciti e Gabriele Sandri. Com’è oggi? 
“Io per anni ho seguito le tifoserie di Roma e Lazio in trasferta e con i tifosi c’era uno splendido rapporto. La nostra presenza aiutava ad evitare molte situazioni. Poi ci sono stati molti errori, anche da parte nostra. Nessuno nega che Spaccarotella abbia fatto un clamoroso errore”.
Il tentativo di nascondere la realtà è stata una pessima scelta. Perché nessuno di voi dice mai “Ho sbagliato e stop, ora pago”? 
“Anche noi sbagliamo e paghiamo. Poi la nostra è un’amministrazione particolare, ognuno di noi alla fine del mese ci deve arrivare ma questo, sia chiaro, non giustifica gli errori. Però si rischia a dire “ho sbagliato” e l’amministrazione è la prima che ti viene a cercare perché poi deve dare l’esempio e deve far vedere che chi paga va fuori, senza pietà. Personalmente sono anni che faccio una battaglia sui provvedimenti disciplinari interni: sono di una tristezza angosciante. L’amministrazione non tiene nulla alla luce del sole e quindi si colpisce magari la sciocchezza e si tralascia altro di più eclatante”.
Ma queste sono cose gravissime. Chi potrebbe promuovere un cambiamento? Qui Prefetti e Questori restano un anno, due e tentano di non disturbare troppo.
“Esatto, quello è il problema. Paga sempre l’ultima ruota del carro e se accade qualcosa per strada, paga il poliziotto che diventa il capro espiatorio per le famiglie se ha sbagliato. Il nostro è un mestiere difficilissimo e noi dobbiamo sempre essere tutori della legge e non sbirri. Non dimentico di essere sempre un cittadino, un padre, un marito, non lo dimentico mai però è un’amministrazione che ti mette sempre in difficoltà. L’ordine pubblico? Il dirigente in piazza decide per tutti gli uomini presenti. Quindi una reazione o una non reazione dei manifestanti se non arriva l’ordine non s’interviene. Quando siamo in casi di ordine pubblico siamo numeri. Le responsabilità nel bene o nel male sono di chi gestisce l’ordine pubblico”.
Nuove leggi, tessera del tifoso e altre innovazioni: vi hanno aiutato? Sono state difficili da attuare? 
“Il daspo è stato utile, sicuramente. La legge sugli stewards direi di no… senza di noi loro… vengono pagati poco e sono professionali quanto possono”.
Favorevole ai numeri sul casco che possano favorire l’identificazione del poliziotto?
“Ma noi non abbiamo particolari problemi per i miglioramenti, ma è tutto il sistema che va cambiato. Neanche le manifestazioni possono esser fatte con i caschi, con il volto coperto o con le mazze e i picconi, c’è una norma che afferma che non si può fare eppure… il problema è quando si finisce davanti alla televisione e bisogna spiegare che è stata una reazione. Noi siamo fra l’incudine e il martello, non ci sono protocolli”.
Ma può essere che certe notti a Roma girano solo 13 volanti?
“Certo che è possibile. Il problema è la gestione. Non ci sono fondi ma a Roma ci sono circa 50 commissariati e molti pagano l’affitto. Ma quanti locali demaniali ci sono che potrebbero esser sfruttati? Se il commissariato è comunale qualsiasi cosa viene ristabilita entro 24 ore, noi rimaniamo nella mondezza e se si rompe il bagno, si chiude il bagno. I poliziotti per l’Olimpico ci sono perché se si sbaglia all’Olimpico si finisce su tutti i giornali, se invece accade una rapina viene considerato un fatto singolo e non pesano. L’Italia purtroppo è fatta d’immagine”.
Credi ancora nei valori che ti hanno fatto arruolare?
“Quando mi sono arruolato io venivo da una formazione che ci faceva marciare ma non ci insegnava come stare in strada, quali fossero i diritti. Ora fra il discorso economico e le pensioni i ragazzi di oggi sono in situazioni drammatiche. Le macchine sono rotte e se si rompe in servizio la fanno pagare al poliziotto che la guidava, comunque aprono il procedimento alla Corte dei Conti. Ormai è diventata una guerra fra poveri”.
Fonte: Gold Tv
Angelo Papi

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