La proposta di concordato di Papalia, ottimale perché prevede sulla carta di soddisfare al cento per cento tutti i creditori, si è arenata da mesi in tribunale sul tavolo del giudice delegato Umberto Gentili, che non si fida delle garanzie economiche portate da Papalia. Queste garanzie però fanno riferimento direttamente a Parnasi che, con i 42 milioni che sborserà a rate a Papalia, gli fornirà la liquidità necessaria per pagare i creditori e onorare gli accordi contenuti nel concordato. A garanzia di quei 42 milioni Parnasi però non ha portato fideiussioni cosiddette “a prima richiesta e senza eccezioni”, che garantirebbero immediata liquidità in caso di mancato pagamento da parte dello stesso imprenditore. Per questo il giudice Gentili non ritiene che i creditori di Papalia siano garantiti: se Parnasi non dovesse pagare qualche rata, Papalia si troverebbe a secco e insolvente e tutto il concordato salterebbe con conseguenze disastrose.
Per sbloccare la situazione Parnasi dovrebbe presentare fideiussioni bancarie a garanzia dei 42 milioni da dare alla Sais di Papalia (qualche rata peraltro è già stata onorata) oppure dovrà cercare un partner, economicamente solido, che lo aiuti. Da un paio di mesi però non se ne viene a capo con conseguenze, e ritardi, inquietanti: lo stadio della Roma non riesce proprio a vedere la luce.
Fonte: Roma Post