Juve-Roma, la sfida infinita. Dai centimetri del famigerato gol annullato a Turone al 4-0 ‘e tutti a casà di Totti, dal gol scudetto di Cuccureddu nella chiacchierata sfida del 1973 alla rimessa di Aldair ‘sporcatà dal guardalinee: tra bianconeri e giallorossi, che domenica si misurano nel big match che può chiudere la corsa scudetto o riaprirla per un testa a testa furibondo, è storia di rivalità e di veleni che hanno infiammato gli ultimi 30 anni, da quando la Roma ha preso ad alternarsi a Inter e Milan per contenere il dominio juventino in serie A. Ma botte e risposte memorabili hanno dato sapore anche alle contese del passato remoto. Si comincia agli albori del girone unico, quando la Juve infrange il tabù di campo Testaccio infliggendo la prima sconfitta alla Roma di Ferraris IV nel suo fortino con un 2-3 il 12 gennaio 1930. Ma una tremenda vendetta si consuma già l’anno dopo con un 5-0, che ispirerà il film di Mario Bonnard e farà da sfondo a un racconto di Mario Soldati, con doppietta di Bernardini alla squadrone di Combi, Rosetta, Caligaris. Controreplica al fiele, a ristabilire le gerarchie, un devastante 7-1 in casa nel 1932, maggiore score assoluto in 85 anni. La Roma pesa, incarta e porta a casa, ma assesta un 3-1 nel 1936 violando un campo imbattuto da quattro anni e sbarrando così la strada al sesto scudetto di fila. Palla al centro e a randellare due volte è la Juve: prima infligge un 2-0 nel 1942 a una Roma sulla strada dello scudetto, poi prende a schiaffoni gli avversari nel 7-2 del 1950 con tripletta di Karl Hansen prima dell’unica retrocessione. La vendetta prende forma nel 1958 con il 4-1 alla super Juve del 1958 di Charles e Sivori avviata a un facile tricolore. Passano 15 anni e una Roma sparita dopo un impavido primo tempo, nell’ultimo turno del 1973, apparecchia l’insperato scudetto juventino grazie alla ‘fatal’ Verona del Milan: il vecchio Altafini e un siluro di Cuccureddu fanno il resto.
La Roma di Liedholm e Falcao esce di minorità, si presenta agguerrita alla sfida scudetto il 10 maggio 1981: Turone segna di testa ma il gol viene annullato per un fuorigioco che fa discutere per decenni, Viola polemizza con Boniperti e gli arbitri. Si creano i presupposti che avvelenano per sempre le sfide tra le due squadre. Arriva Falcao, la Roma vince lo scudetto del 1983, la Juve può solo ritardare l’evento imponendosi in marzo 2-1 all’Olimpico. Tre anni dopo, la grande illusione: Juve rincorsa, abbattuta 3-0 all’Olimpico poi raggiunta in vetta prima dell’harakiri con il retrocesso Lecce. Poi dopo un 5-0 per la Juve nel 1990 con tripletta di Schillaci, nuove scintille nel 1995: un guardalinee urta Aldair mentre rimette il pallone in gioco, assist per Ravanelli che segna tra le furibonde proteste giallorosse. La Roma si vendica vincendo lo scudetto 2001 anche con un 2-2 in rimonta (Nakata e Montella) a Torino, poi con Totti e Cassano ispirati infligge un poker nel 2004 col capitano che mima un gesto, 4-0 e tutti a casa, benzina sul fuoco per nuove polemiche moltiplicate dalla fuga di Capello per allenare quella Juve che incapperà in calciopoli, oltre ai veleni tra Moggi e Baldini, ai dispetti di mercato.
Ma quel gesto porta male alla Roma che da allora raccoglie briciole per sei anni, compresi i 4-1 e 3-1 nel 2009. Pausa con successo esterno per 2-1 con gol decisivo di Riise, poi altri due ceffoni ( 4-0 e 4-1 a Torino) fino all’1-0 del febbraio scorso firmato da Totti che si ripresenta rimesso a nuovo allo Juventus Stadium per lanciare l’ennesima sfida al suo grande amico Gigi Buffon.
Fonte: Ansa
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