(P. Tomaselli) – Sotto l’albero di Natale i calciatori italiani troveranno un pacchetto sostanzialmente inatteso e sicuramente poco gradito, come solo una nuova tassa può esserlo: nella legge di Stabilità è stata inserita una norma che prevede l’obbligo di qualificare come fringe benefit dell’atleta il 15% del compenso corrisposto erogato dalle società ai procuratori, le quali potranno dedurre questo costo al 100%, a meno che l’atleta non provi di aver saldato lui stesso l’agente: «È una sorpresa, per usare un eufemismo— dice Adriano Benazzi, Professore di diritto tributario e fiscalità internazionale dell’Università di Parma e consulente dell’Associazione calciatori—. Soprattutto per i giocatori con minore forza contrattuale è prevedibile un alleggerimento della busta paga in quanto si vedranno decurtare il netto per effetto dell’imposta relativa al benefit e, addirittura, rischieranno di subire il tentativo di compensare il lordo fissato in contratto con il valore del benefit, con evidente danno in termini monetari».
I benefit sono soggetti a imposizione fiscale e sono tassati in busta paga con l’aliquota massima. Nella circolare 37/E dell’Agenzia delle Entrate sono considerati tali per gli atleti anche le spese sostenute dalla società per la prima sistemazione. Mentre l’Agenzia riconosce che non sono imponibili per il calciatore professionista che ha un contratto di lavoratore dipendente, vitto e alloggio forniti dalla società nei ritiri pre-campionato e pre-partita, sia in casa che in trasferta: sembra incredibile ma in passato sono sorte dispute anche su questo. Figurarsi sul compenso dei procuratori, che per sua stessa natura è articolato molto spesso in attività collaterali a quella classica della negoziazione del contratto. La norma è stata introdotta per chiudere i contenziosi aperti e per evitarne di nuovi. «La volontà è ovviamente quella di fare chiarezza, per non dire di fare piazza pulita—spiega Benazzi— ma le difficoltà di applicazione restano molteplici, perché sarà difficile provare le prestazioni dei procuratori a esclusivo vantaggio delle società che la norma non discrimina e che, invece, attrae nella sfera del calciatore». Tra le altre novità stabilite dalla circolare, frutto del tavolo tecnico avviato nel 2011 tra Agenzia delle Entrate, Federcalcio e le Leghe professionistiche, ci sono anche quelle legate agli sponsor e i valori corrispondenti ai beni assegnati ai calciatori: costituiscono reddito di lavoro dipendente che come tale va tassato. Tranne nei casi in cui gli atleti abbiano l’obbligo contrattuale di utilizzarli. I premi dati dagli sponsor per i risultati ottenuti invece vengono sempre considerati reddito. E quindi tassati. Ma soprattutto in questo caso saranno i grandi campioni e i loro preparatissimi staff legali e fiscali a preoccuparsene. Senza perdere troppo il sonno.
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