Rispetto alla versione originale del ddl, l’emendamento modifica il tipo di risorse, non piu’ semplici contributi, ma di garanzia. Di fatto, l’ultima versione dell’ emendamento risulta piu’ edulcorata, escludendo la possibilita’ per i costruttori di nuovi impianti sportivi di edificare anche uffici ed abitazioni. L’ultimo testo stabilisce che le risorse del Fondo di garanzia istituito nel 2002 presso il Credito sportivo, siano utilizzate ”anche se non in via esclusiva, per favorire l’ammodernamento degli impianti gia’ esistenti, o, in caso di comprovate ragioni, la realizzazione di nuovi impianti sportivi”, comunque ”omologati per un numero di posti pari o superiore a 500 al coperto e a 2000 allo scoperto, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti e degli spettatori”. Un successivo comma precisa che questi interventi ”sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti, legittimamente realizzati, o mediante localizzazione in aree gia’ edificate”. Clausola questa voluta dal ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, per evitare consumo di terreno non edificato. Nonostante i ‘correttivi’ apportati, dopo le infinte polemiche scatenate dagli ambientalisti ma anche da molti esponenti del Pd, tocchera’ alla Camera sciogliere il nodo.
“Il mondo dello sport si augura che la legge sugli stadi diventi realta’ – l’auspicio del presidente del Coni, Giovanni Malago’ – C’e’ stata confusione e anche grande disinformazione: la legge viene interpretata come un modo per sistemare gli stadi delle societa’ calcistiche di A, anche di quelle con fini di lucro. Mi sforzo di spiegare che, in realta’, si tratta di una legge sull’impiantistica sportiva, per la quale ci siamo battuti molto anche con questo Esecutivo”. Malago’ ha quindi invitato a “trovare un equilibrio fra questo tipo di investimento e un’integrazione”, perche’ “se un imprenditore vuole ristrutturare uno stadio o realizzarne uno ex novo, al giorno d’oggi, costruendo solo l’impianto non ha alcuna convenienza”. Anche il presidente della lega di A, Maurizio Beretta, chiede tempi certi e che “vi siano gli strumenti per applicare la legge sugli stadi. Abbiamo registrato con grandissimo favore questa legge. Vogliamo con i fatti e non a parole colmare questa distanza che c’e’ fra il calcio italiano con gli altri Paesi europei, con impianti di ultima generazione, di proprieta’ delle societa’ e gestiti dalle stesse societa’, che hanno anche riqualificato certe zone”. Interviene anche il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci: non solo calcio e stadi, serve anche la riforma sul professionismo sportivo, il suo messaggio. ”Se, come sembra, la legge sugli impianti sportivi sara’ approvata entro l’anno – scrive Petrucci in una lettera aperta al ministro dello sport Graziano Delrio – gli eventuali benefici delle societa’ che costruiranno impianti saranno riscontrabili dopo diversi anni;quelli della modifica delle legge 91 potrebbero essere contestuali all’approvazione”
Fonte: Ansa
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