C’è un architetto romano dietro al progetto del nuovo stadio della Roma. Non era sufficiente, infatti, la sola mano di Dan Meis per completare e soddisfare le esigenze della proprietà americana circa la costruzione dell’impianto di Tor di Valle. Per questo il presidente James Pallotta ha demandato a Luca Parnasi, imprenditore del gruppo Parsitalia e costruttore materiale di quella che sarà la nuova casa giallorossa, di affidarsi alla consulenza di uno degli architetti più radicati sul territorio romano, Stefano Cordeschi. Professore ordinario di progettazione architettonica presso l’Università degli Studi Roma 3, ha oggi tenuto un seminario all’interno del “Corso di fattibilità del progetto” del prof. Alfredo Passeri, intitolato: “Opere di Stefano Cordeschi. Via Giulia e Stadio As Roma”.
UN ARCHITETTO ROMANO PER IL NUOVO STADIO – Nell’Aula Ersoch dell’ex mattatoio di Testaccio, a pochi passi dal Macro, dove è in fase di allestimento la mostra sulla storia del club giallorosso, l’architetto Stefano Cordeschi non si è voluto sbilanciare con i circa 60 studenti presenti. L’intenzione era quella di presentare il progetto, con tanto di diapositive, se solo non fosse che il “sostanzioso” contratto per la sua consulenza presenta una clausola sul dovere di riservatezza: 5 pagine di postille che non hanno permesso al professore di “presentare il progetto in pubblico prima che siano gli stessi committenti a farlo”.Impegnato da sempre sul territorio capitolino, a differenza del romano e romanista Luca Parnasi, Cordeschi non nutre passioni per il calcio. I due avevano già avuto modo di lavorare insieme nel recente passato, nel nuovo quartiere Casale Nei a Porta di Roma. Stessa location che avrebbe potuto ospitare il palazzo avveniristico delle Federazioni sportive, progettato dallo stesso Cordeschi, nel caso in cui la capitale avesse vinto la corsa alle Olimpiadi del 2020 . Ecco spiegato il perché Parnasi non ha avuto dubbi nell’indicarlo come la persona più adatta a modellare il progetto originale di Dan Meis (più vicino al football americano piuttosto che alle esigenze calcistiche) sul tessuto urbano della capitale. Una volta individuata la zona di Tor di Valle, le perplessità di Pallotta ruotavano intorno al rischio di una bocciatura da parte delle istituzioni locali: da qui l’idea di un ‘masterplan’, una prima valutazione sulla fattibilità del progetto per definire la forma architettonica della parte di città che il progetto di massima intende trasformare. E a trasformarlo interverrà anche il giudizio dell’architetto romano.
TRA MASTERPLAN E SFIDUCIA – “Roma non è ancora una città dove si polarizzano gli interessi politico-economici, nonostante gli imprenditori continuino a parlare di rilanci del brand Roma-città. La capitale, a differenza di Londra e Shangai, non è ancora un fulcro di centralità finanziaria”. Con queste parole, Cordeschi ha dato la sensazione di non credere in un’espansione imprenditoriale a breve termine, come può essere quella legata alla realizzazione di un nuovo stadio. E l’invito rivolto ai giovani partecipanti alla lezione di questa mattina è sembrato un’ulteriore conferma: “Dove c’è la cultura del progetto e il rispetto del ruolo sociale dell’architetto è tutta un’altra musica. Andatevene e fatelo subito. Siete portatori di un capitale che, in altri paesi, a differenza dell’Italia, viene apprezzato”. Era lo scorso 11 settembre quando James Pallotta assicurò all’ambiente giallorosso che, entro due mesi, il progetto sarebbe stato consegnato sui tavoli istituzionali e ai media. Nonostante si continui a ribadire che a breve lo stadio verrà presentato, il bel momento della Roma sta catalizzando l’attenzione sui risultati e non c’è l’urgenza di affrettare i tempi, potendo dedicarsi esclusivamente al campo sino alla sosta natalizia.
Fonte: repubblica.it