Sulla qualità del lavoro degli arbitri italiani:
“Penso che l’arbitro dell’Olimpico di Torino-Roma abbia letto il mio pezzo sul Fatto della scorsa settimana…Naturalmente la mia è una battuta. Quello che sostengo è che la Roma abbia azzeccato meritatamente questo filotto di risultati positivi avendo avuto poco a che fare con gli arbitri. Effettivamente però in Torino-Roma c’è stato un rigore negato che si è aggiunto ad una prestazione non straordinaria della squadra. Per i giallorossi, forse, ha pesato giocare con questa sorta di spada di Damocle sulla testa”.
In riferimento al tipo di arbitraggio nella Serie A, lei scrive: “Non ci sono vie di mezzo”:
“Se i tifosi della Roma avessero nelle prossime partite arbitraggi favorevoli sarebbero scontenti o contenti? Ormai la gente si venderebbe la madre pur di avere un favore arbitrale! Questo è un punto importante da sciogliere, bisogna scegliere da che parte stare ed assumere un atteggiamento il più oggettivo possibile. Il problema vero è che la normalità sarebbe quella degli sbagli in buona fede. La mia teoria da anni, si sa, è che questi arbitri siano in buona-cattiva fede. Il sistema prevede che gli arbitri siano i terminali di una giustizia sportiva che coincide con il potere politico federale. Quindi gli arbitri non possono sprecare le loro occasioni, guadagnano molto, vogliono fare carriera e capiscono che agire in un modo piuttosto che in un altro gli convenga. Non si tratta per forza di cattiva fede”.
C’è un modo costruttivo che va oltre l’andare a piangere davanti alle telecamere? Esiste una possibile soluzione?
“Nella Federcalcio italiana e nello sport italiano in generale tutto coincide. Bisogna separare questi scompartimenti, gli arbitri dovrebbero essere autonomi e liberi ma soprattutto più vicini alla gente. Il problema di fondo ormai è che i tifosi pensano subito che dietro allo sbaglio ci sia un teorema, che ci sia una convenienza. Gli arbitri dovrebbero sbagliare sì, ma gli sbagli dovrebbero coinvolgere tutti. Lo stesso rigore deve essere fischiato sia per il Milan che per il Sassuolo”
Chi si potrebbe fare carico di questa situazione?
“Purtroppo credo che la credibilità del calcio si stia riducendo sempre di più. Affrontiamo il problema in modo serio. Se non siamo contenti del tipo di lavoro di Beretta, il presidente della Lega, allora mi candido io; mi candido a presidente della Lega. Sono tifoso della Fiorentina ma vi giuro che non favorirei mai e poi mai la mia squadra del cuore. Purtroppo le cose molte volte le scrivo prima e spesso mi danno della Cassandra. Vi assicuro però che scrivere le cose prima è quasi peggio che dirle dopo”
Fonte: rete sport
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